La Biennale Arte 2024 vista dagli studenti di Arti Visive dell’accademia NABA. Il report

Gli studenti della sede romana dell'accademia hanno analizzato le tematiche chiave e le opere esposte alla Biennale Arte 2024, in relazione a due progetti di particolare forza. Ecco le loro impressioni

Si conclude con una visita alla 60. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia il seminario Curatorial Practices on the Margins of Foreign Everywhere tenuto a marzo del 2024 da Marco Scotini, NABA Visual Arts Department Head, per gli studenti del Biennio in Arti Visive e Studi Curatoriali di NABA di Roma. Gli studenti, nell’ambito del progetto Foreigners and Archive, hanno analizzato le tematiche chiave e le opere esposte alla Biennale Arte 2024, mettendole in relazione con due progetti di particolare forza: The Zoetrope, ultima presentazione del Disobedience Archive di Scotini stesso, e Foreigners Everywhere del Collettivo Claire Fontaine. Dopo due giorni no-stop di visite, scatti, letture, queste riflessioni sono state fissate in un report.

Stranieri siamo noi, di Francesca Senatore

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Stranieri Ovunque, Claire Fontaine, foto di Oranee Thawatpongsri (NABA Student)

Vivere nel presente, in contrasto, accettare il cambiamento. “Si comincia sempre col chiedersi chi sono quelli che non desideriamo, per poi iscriverli nella lista degli indesiderabili”, scrive Claire Fontaine nel libro Lo sciopero umano (DeriveApprodi, 2017). Stranieri siamo noi. Indesiderabili anche a noi stessi. Annebbiati da un mondo capitalista in cui anche l’arte ha bisogno di essere riadattata, rielaborata, ricostruita. Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere presta il nome all’ultima edizione dell’Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, un titolo originariamente tratto da un collettivo torinese che combatteva contro razzismo e xenofobia nei primi anni duemila in Italia.

Uno spazio mobile, di Valentina D’Aprile, Michele Gerace, Teresa Lafuente e Caterina Miari Fulcis

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Stranieri Ovunque, Claire Fontaine, foto di Yifan Liu (NABA Student)

Stranieri Ovunque fluttua riflettendosi sulle acque lagunari. La scelta delle Gaggiandre come luogo espositivo – in prossimità dell’acqua e sporto sulla città – permette alle scritte al neon di dialogare con l’ambiente esterno, mescolandosi con le geografie veneziane. Claire Fontaine viaggia con le sue opere da anni senza sentirsi di appartenere a una singola cultura. L’idea di essere straniera è concepita come un principio relazionale: tutti siamo in un certo senso stranieri, verso noi stessi o ciò che ci circonda; questo concetto diventa il principio organizzativo della 60. Esposizione Internazionale d’Arte.

L’archivio ambientale di Pablo Delano, di Theresa Brost, Misha Farhana e Carlota Rel Llombart

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The Museum of the Old Colony, Pablo Delano, foto di Majd El Roumi (NABA Student)

L’archivio è per antonomasia un contenitore di contenuti, ma è anche un contenitore di contenitori. In questa Biennale Arte l’archivio emerge come dispositivo per una rilettura della storia (soprattutto dell’arte) oscurata da secoli di colonizzazione politica, religiosa, di genere. Da Disobedience Archive che, come archivio, mette in discussione la linearità della storia così The Museum of the Old Colony (2024) di Pablo Delano è un’installazione concettuale site specific che affronta la complessa storia della sua nativa Porto Rico sotto l’egemonia americana. Il suo è un archivio ambientale costituito da oggetti, fotografie, filmati e supporti cartacei che, collettivamente, raccontano la storia della dominazione spagnola e statunitense sulle comunità native e indigene.

Dai “panorami” moderni ai paesaggi sociali contemporanei, di Valentina D’Aprile, Michele Gerace, Teresa Lafuente e Caterina Miari Fulcis

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Disobedience Archive, progetto di Marco Scotini, foto di Francesca Senatore (NABA Student)
 

Disobedience Archive di Marco Scotini, un progetto curatoriale in continuo sviluppo nato nel 2004, si presenta come un’eterotopia all’interno della Biennale. Questa versione dell’archivio trae ispirazione dallo Zoetrope (dal greco “ruota della vita”), dispositivo ottico pre-cinematografico capace di simulare il movimento delle immagini, diventando strumento di visione collettiva. In uno spazio scuro, circolare e centrifugo, in contrasto con l’illuminazione e la linearità che caratterizza il resto della mostra allestita in Arsenale, l’archivio si organizza traendo ispirazione al Kaiserpanorama, apparecchio di fine XIX secolo destinato alla visione di immagini stereoscopiche. La struttura concede quindi allo spettatore un diverso tempo di fruizione, basato sulla potenzialità: sono i visitatori a decidere quali documenti video guardare, quindi quali elementi attivare.

Modelli che riemergono, di Majd El Roumi e Dalija Kaukenaite

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Disobedience Archive, progetto di Marco Scotini, foto di Yifan Liu (NABA Student)

A distanza di dieci edizioni, la famosa 50esima edizione antifascista della Biennale di Venezia del 1974, intitolata Sogni e conflitti. La dittatura dello spettatore, riemerge in Foreigners Everywhere non solo come linea curatoriale, ma anche nella creazione di un’opposizione binaria di percezione: programmi antifascisti contro programmi nazionalisti. Disobedience Archive di Marco Scotini adotta un approccio decentrato alla curatela della sua mostra, seguendo i temi dell’attivismo della diaspora e della disobbedienza di genere. Confermando la sua posizione politica con l’adozione della medesima estetica espositiva del 1974 e, più precisamente, impiegando lo stesso carattere tipografico usato nell’allestimento. Un’implicita identificazione che potrebbe sembrare esclusivamente estetica ma che, in realtà, posiziona Disobedience Archive nel cuore dell’inclusività e della resistenza.


Archivi come opere, di Eleonora Sacco e Simone Trapani

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Untitled (Constellation), Kang Seung Lee, foto di Francesca Senatore (NABA Student)

Disobedience Archive di Marco Scotini viene presentato per la prima volta alla Biennale Arte ed è diviso in due nuove macrosezioni: Diaspora Activism e Gender Disobedience. Il disobbedire che da quasi vent’anni Scotini porta in giro per il mondo non si ferma alla mera violazione della legge, alla destituzione o negazione di un ordine, ma diventa racconto di storie personali e/o collettive di vite politicizzate. Questa narrazione pluralistica unisce molti degli artisti in mostra, come Kang Seung Lee (Seul, Corea del Sud, 1978) con la sua installazione al Padiglione Centrale. Un display che, attraverso l’archivio, il disegno, il ricamo, l’istallazione e l’utilizzo di materiali e oggetti organici, combina la possibilità narrativa e iconografica di figure artistiche decedute per complicazioni dovute all’AIDS. Lee ricostruisce la narrazione queer in modo transnazionale e trans-storico.


Disobedience Archive e Italians Everywhere: una linea di continuità?, di Joana Cruz e Majd El Roumi

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Nucleo storico: Italians Everywhere, foto di Jiani Yang (NABA Student)

La terza sezione del Nucleo Storico alle Corderie è intitolata Italians Everywhere ed è dedicata agli artisti italiani che hanno viaggiato e si sono trasferiti all’estero. Qui si è scelto di citare direttamente il famoso allestimento che Lina Bo Bardi aveva concepito nel 1968 per la pinacoteca del MASP di San Paolo. Le opere esposte sono infatti installate su cavalletti in vetro inseriti su basi in cemento come riferimento diretto a Bo Bardi. Senza uno specifico percorso, cronologico o tematico, i visitatori sono quindi invitati a muoversi in questa “mostra nella mostra” in maniera libera. Questo movimento non gerarchico si avvicina a quello del Disobedience Archive che ricrea modelli di insubordinazione e di sfida al controllo lineare. Entrambe le mostre richiedono prossimità all’osservatore e sottolineano l’urgenza nel diventare agenti attivi affinché si possa riscrivere la storia dell’arte.

Un archivio di voci ribelli, di Alice Giuntini

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Personal Accounts, Gabrielle Goliath, foto di Francesca Senatore (NABA Student)

Disobedience Archive è una disobbedienza fortemente impositiva. Personal Accounts è esitante. Disobedience Archive è un rifiuto sociale di vedere l’essere umano obbediente. La disobbedienza di Personal Accounts sospira, non parla. Disobedience Archive è la ricerca di un istinto andato. La soggettività di Personal Accounts impedisce di fare il punto. La disobbedienza di Disobedience Archive non è un ‘voice’ ma è un ‘exit’ di cultura esondante. La soggettività di Personal Accounts è uno spazio intermedio nella violenza.

Dalla queerness all’archivio, di Valerio Gelsomini

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Disobedience Archive, progetto di Marco Scotini, foto di Theresa Brost (NABA Student)


Fondato nel 2004, Disobedience Archive affronta tematiche attuali e urgenti, stavolta facendosi portavoce dell’identità queer come uno dei suoi nuclei. Come nel video Nunca serás un Weye. You will never be a Weye (2015) di Seba Calfuqueo il corpo si fa campo di battaglia. Esso esprime una tra le forme più radicali e scomode di disobbedienza, un fardello che portiamo con noi anche quando diventa troppo pesante. Anche La Chola Poblete, prima assegnataria trans di una menzione speciale da parte della Biennale, rappresenta la cultura queer sudamericana attraverso la serie Vírgenes Chola. Le entità ancestrali della cultura argentina incontrano l’iconografia trans, profanando la tradizione e creando una nuova sacralità.

Il video reportage dello studente NABA Michele Gerace

Lo studente Michele Gerace ha realizzato un video reportage dell’esperienza che ha coinvolto gli studenti NABA con il coordinamento di Caterina Iaquinta, Course Leader del Triennio in Pittura e Arti Visive e Biennio Specialistico in Arti Visive e Studi Curatoriali del campus di Roma, e la supervisione dei docenti NABA Manuela Pacella, Vasco Forconi ed Eleonora Milani (per i testi) e Marco Rapaccini e Claudio Gobbi (per le immagini).

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