Chiude il CIMA, Center for Italian Modern Art di New York. Importante centro di ricerca sull’arte italiana
Museo, centro di ricerca e luogo di incontro per studiosi e curatori, il Centro fondato dalla storica dell’arte e collezionista Laura Mattioli annuncia l’imminente chiusura. Attualmente è in corso una mostra su Nanni Balestrini
La sua chiusura coinciderà con quella della mostra attualmente in corso, Nanni Balestrini: Art as Political Action – One Thousand and One Voices, a cura di Marco Scotini, la prima esposizione negli Stati Uniti dedicata al pittore, scrittore e saggista italiano tra i più sperimentali del Novecento. Il Center for Italian Modern Art (CIMA) di New York chiuderà così al pubblico il prossimo 22 giugno, come annunciato in una nota – riportata da The Art Newspaper – dalla sua fondatrice, Laura Mattioli: “non è stata una decisione facile. Al momento stiamo dialogando con diverse istituzioni culturali per trovare il luogo che conserverà al meglio l’archivio di CIMA, compresi i materiali video degli eventi pubblici e la rivista accademica online. Il nostro obiettivo è che queste risorse continuino a rimanere accessibili agli studiosi e al pubblico in generale, gratuitamente”.
La storia del Center for Italian Modern Art di New York
Il Center for Italian Modern Art è nato nel 2013 dalla volontà di Laura Mattioli, storica dell’arte, curatrice e collezionista figlia di Gianni Mattioli, tra i più importanti collezionisti italiani del Novecento “specializzato” nel Futurismo. In particolare, fu molto legato a Fortunato Depero, su cui il Center for Italian Modern Art ha organizzato la sua mostra inaugurale, il 22 febbraio 2013. Sono state 13 in tutto le esposizioni tenutesi al CIMA, tra le più rilevanti quelle dedicate ad Alberto Savinio, Giorgio Morandi, Medardo Rosso e Marino Marini. “Abbiamo fondato il Center for Italian Modern Art per puntare i riflettori sui maestri italiani il cui lavoro è stato poco riconosciuto fuori dall’Italia e per sostenere nuove borse di studio e il dialogo pubblico”, sottolineava Laura Mattioli quando ha fondato il CIMA.
L’esperienza del collezionista Gianni Mattioli e la visione del CIMA di New York
“In quanto risorsa culturale e accademica, CIMA invita curatori, studenti e pubblico a sperimentare l’arte italiana nel contesto di una galleria intima che sembra una casa. Negli anni ’50 e ’60, mio padre apriva il nostro appartamento di Milano, dove era ospitata la sua collezione, per le visite domenicali delle opere d’arte. In molti modi, quell’esperienza ha contribuito a plasmare questa visione”, continuava Mattioli. Una prosecuzione di intenti che si è concretizzata non solo nella realizzazione di mostre, ma anche attraverso borse di studio, per “far crescere una nuova generazione di storici dell’arte, che studiano qui e pubblicano le loro ricerche sul nostro giornale online, Italian Modern Art”.
La chiusura del Center for Italian Modern Art di New York
“Incontrare questi ragazzi è stata una fonte costante di apprendimento e ispirazione per noi, e sappiamo che molti di voi hanno apprezzato l’opportunità di incontrarli e conversare con loro durante le nostre conferenze accademiche ed eventi pubblici”, conclude Mattioli.
Desirée Maida
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