A Milano arrivano i libri illustrati da Enrico Baj: tra gioco e genialità
Una copertina composta da mattoncini di Lego, una serie di ritratti in cui i volti sono sostituiti da etichette di alcolici. E sono solo due delle inimitabili creazioni grafiche di Enrico Baj
Per lui, la fantasia e l’immaginazione avrebbero salvato il mondo. “Farebbero bene a imporre, anziché la leva militare, il gioco obbligatorio” – pensava questo Enrico Baj (Milano, 1924 – Vergiate, 2003), un artista sempre scherzoso nel suo modo di esprimersi e creare. Quanto profondo e puntiglioso nell’infilzare e mettere a nudo in modo dissacrante ciò che non andava della realtà. Eclettico, stravagante e imprevedibile: fu protagonista della scena artistica degli Anni Cinquanta e Sessanta, affezionato alla Milano che gli aveva dato i natali, e proteso verso il fervore parigino sollevato da Breton, Duchamp, e dal resto della cerchia. Quest’anno, ricorrono i cento anni dalla sua nascita: un’occasione per riscoprirlo in tutte le sue sfaccettature creative. A partire dai libri.
Il suo ideale avverso ai militarismi e alla robotizzazione della società si declinò nel tempo in molteplici mezzi artistici: dalla canonica pittura, alla grafica, ritornando più e più volte sui libri d’artista. È proprio con questi volumi – vere opere d’arte – che la Biblioteca Nazionale Braidense di Milano, in collaborazione con l’Accademia di Brera, ha sviluppato una ricca proposta espositiva in collaborazione con l’Archivio Baj di Vergiate. Ventisei suoi libri diventano i capitoli della narrazione: intrecciando arte, letteratura, amicizie e società.
Enrico Baj: dall’arte nucleare ai libri d’artista
Arte nucleare, Surrealismo e ‘Patafisica
Nel 1951 – insieme al collega e amico pittore Sergio Dangelo – Enrico Baj fondò l’arte nucleare. Come si intende dal Manifesto relativo scritto qualche anno dopo, questo movimento andava contro ogni accademismo, reinventando la pittura attraverso le forme dell’universo atomico. Era l’epoca appena successiva ai due attacchi di Hiroshima e Nagasaki: a tali violenze, Baj e i suoi compagni risposero con i mezzi artistici per loro familiari.
Di tutt’altra natura sono le opere realizzate durante e dopo la sua permanenza a Parigi, dove conobbe da vicino i Surrealisti, e quello che divenne poi suo grande amico: Marcel Duchamp. In questa rete di amicizie stravaganti scoprì anche la ‘Patafisica – scienza delle soluzioni immaginarie e logica dell’assurdo – da cui trasse ispirazione per nuove creazioni che sfiorano l’incredibile.
Enrico Baj e i libri
Tutti questi pensieri e filosofie sono un po’ il filo che cuce le rilegature dei suoi libri d’artista. Nel trarre le ispirazioni per illustrare gli scritti e le poesie dei suoi amici e colleghi letterati, Enrico Baj prese spunto dalle esperienze artistiche in quel momento per lui centrali. E i cambiamenti nel corso degli anni non mancarono. Se si isolano anche solo il primo e l’ultimo volume proposti in mostra, si apprezza la poliedricità di tutta la collezione. Dal De Rerum Natura del poeta latino Lucrezio (opera che Baj aveva tradotto e studiato al liceo), fino a un libro che raccoglie poesie e pensieri della carissima amica Alda Merini. Amica, ma ancor più assidua frequentatrice della casa dell’artista di Vergiate.
In questi libri-sculture emergono gli stretti rapporti con i letterati dell’epoca: personaggi che “lo nutrirono moltissimo, e ne nutrirono anche l’immaginario”. La pensa così la critica Chiara Gatti, a cui fa seguito la moglie Roberta, sostenendo come “la grafica fosse per lui un lavoro di riflessione per trovare le immagini giuste da associare ai testi. Era per lui molto rilassante”. Dunque: assorbire cultura e riflettere; questo gli offrì ogni volume a cui decise di collaborare.
La mostra di Enrico Baj alla Biblioteca Braidense a Milano
Ventisei volumi si sommano a dare un percorso espositivo ricco, in cui ogni pezzo meriterebbe un commento a sé. Dovendo scegliere, ecco le creazioni più curiose.
Lego, Meccano e Surrealismo
Tra tutte le copertine, spicca senz’altro quella realizzata con i mattoncini di Lego, che rivela il contenuto surrealista dei disegni per La cravate ne vaut pas une médaille. Oppure il frontespizio di uno scritto firmato da Queneau con i pezzi del Meccano, poi diventati la matrice delle stampe che ne animano il contenuto. Un’ironia sulle macchine e sui robot, che pervadono ormai la società, da accompagnarsi alle parole del poemetto patafisico del letterato francese, amico di Baj.
Caso a sé sono la Picasyrène, il Pyrausta, e il resto della compagnia di personaggi disegnati nel suo Bestiario: un catalogo di animali fantastici dai riferimenti graffianti ai suoi contemporanei.
Ready made con pizzi, etichette e fotografie d’epoca
Molti dei restanti volumi illustrati selezionati per la mostra sono dei veri e propri collage, che sembrano pescare materiali ritrovati per caso nella soffitta di casa. Fotografie ingiallite adornate con pizzi, merletti, e fiori finti di tessuto. Ritratti a mezzo busto in cui i volti sono stati sostituiti dalle etichette colorate di bottiglie di vino, o chissà quale altro scatolame conservato nella dispensa. Ogni opera è un gioco di forme e di significati, tutt’altro che casuali. Riflessi impliciti della genialità di Enrico Baj e del suo infinito spirito creativo.
Emma Sedini
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