L’eredità del pittore Piero Guccione vive nel lavoro di due artisti di Catania
Giuseppe Puglisi e Piero Zuccaro ci raccontano i lasciti del loro maestro, l’artista siciliano Piero Guccione, e il suo rapporto con Franco Battiato, entrambi al centro di una mostra insieme alle opere degli studenti delle Accademie di Catania e Catanzaro
Abbiamo incontrato i due artisti Giuseppe Puglisi (Catania, 1965) e Piero Zuccaro (Catania, 1967) nella loro casa-atelier nel cuore di Catania per scoprire l’eredità di Piero Guccione (Scicli, 1935 – Modica, 2018) e il suo rapporto con Franco Battiato, la cui Messa Arcaica è stata eseguita il 16 maggio nel Duomo di Milano. Messa Arcaica che, insieme alle opere di Zuccaro, ha dato vita alla mostra Meditazione Visiva, composta da quasi cinquanta tra dipinti a olio, a pastello e serigrafie e la video-installazione Interno Incerto e Oscillante, con la partecipazione di Battiato sulle note del suo Kyrie.
L’atelier di Puglisi e Zuccaro
A Catania, entrando nel settecentesco Palazzo Bruca, a pochi passi da Piazza Duomo, colpisce la splendida fontana neoclassica e il senso di pace e silenzio. Nell’abitazione, due stanze sono dedicate allo studio e alla pittura. Una è arricchita da una collezione di stampe e pitture giapponesi, con artisti quali Hokusai e con quadri che raffigurano la natura, la Sicilia e le stelle. L’altra contiene studi delle opere del Beato Angelico presenti al Convento di San Marco a Firenze, luogo che piaceva molto a Battiato, per il fatto che le opere fossero riservate ai monaci, “come un’astronave per lo spirito”. Colpisce una serie dedicata ai lampadari del Monastero dei Benedettini a Catania, di cui rimane solo l’ossatura, reinterpretati come orbite celesti. Si trovano anche alcuni quadri realizzati da Franco Battiato, che aveva voluto imparare da loro come dipingere.
L’incontro tra Piero Guccione e gli studenti delle Accademie
Parlando del loro ultimo progetto, Puglisi e Zuccaro raccontano di essere stati contattati da Paola Guccione, figlia dell’artista e Presidente dell’Archivio Piero Guccione per il Progetto Accademie, che ha coinvolto gli studenti delle Accademie di Belle Arti di Catania e Catanzaro. Undici giovani hanno approfondito la conoscenza del Maestro di Scicli, per poi rapportarsi con i capolavori del passato. Questo progetto è approdato il 5 maggio, anniversario della nascita di Piero Guccione, in una mostra virtuale all’interno dello spazio digitale dell’Archivio, in cui si trovano documentazione e mostre dell’artista, spazio concepito per far conoscere l’arte di Guccione al pubblico. “Uno spazio molto importante per la conoscenza dell’artista, la ricerca e la didattica, che non può però sostituire il rapporto con l’opera, fondamentale e indispensabile, soprattutto nella pittura”, spiega Puglisi. “La dimensione dell’opera, il rapporto uno a uno tra il quadro e la persona, un rapporto ‘fisico’, fatto anche di dimensioni, distanze e luci”. “Un rapporto che oggi è cambiato, come quello dell’occhio con l’immagine, perché spesso vediamo le cose attraverso un’intermediazione: quella del cellulare, del monitor e della fotografia”, commenta Zuccaro.
La mostra virtuale a Catania
In questo spazio virtuale sono esposti i lavori degli studenti insieme a venticinque d’après di Guccione, realizzati tra il 1965 e il 2014. Si tratta di “trovare ‘un innamoramento’ in un’opera antica, sentire un trasporto emotivo tale da volerla reinterpretare a modo proprio, in un dialogo con i grandi maestri, come faceva Piero, una produzione alta in dialogo continuo con le opere del passato”. Con la finalità di “dare una vetrina, virtuale, ai giovani artisti, la possibilità di avere visibilità e iniziare un rapporto con i collezionisti”, una base che in Italia purtroppo manca, non essendoci una rete di realtà predisposte ad accogliergli, come accade in altri Paesi europei, ad esempio con le Kunsthalle.
Puglisi, Zuccaro e il Gruppo di Scicli
Tale attenzione ai giovani è stata ereditata da Guccione e da Franco Sarnari, i quali attenzionavano generosamente i giovani artisti di talento. È grazie a Sarnari che Zuccaro e Puglisi, allora studenti dell’Accademia di Belle Arti di Catania, conobbero Guccione ed entrarono a far parte del Gruppo di Scicli. “Imparavamo un po’ ‘rubando’, frequentando gli artisti, discutendo di arte, osservando il loro comportamento e i loro studi, ma anche le problematiche e le fragilità, notando che anche un maestro può avere delle crisi, delle difficoltà e delle paure”.
Franco Battiato e lo studio a Milo
“È come se avessimo perso l’abitudine di goderci il momento”, racconta Puglisi. “L’arte e la pittura hanno bisogno di tempo, non di contemplazione, ma di attesa, che raramente oggi ci prendiamo”. E prosegue Zuccaro: “Guccione amava molto questo tempo lungo, sia nella contemplazione e ideazione sia nella realizzazione dell’opera; a volte impiegava degli anni. Anche la sua giornata era scandita da elementi lenti, come la contemplazione della spiaggia di Sampieri”.
Una scelta che oggi potrebbe risultare penalizzante e che per Guccione parte dagli Anni Settanta, quando l’artista lascia Roma per trasferirsi in Sicilia. Scelta simile a quella compita da Franco Battiato nel lasciare Milano. Una scelta di dedicarsi totalmente all’arte. Elemento, quello della contemplazione, che Battiato apprezzava molto, tanto che nella sua Villa di Milo gli artisti avevano un loro studio. L’idea nacque ad una cena, alla quale arrivarono in ritardo per colpa del traffico. Battiato espresse il desiderio di vederli trascorrere del tempo lì con lui e fece realizzare uno studio nel parco, in vetro e legno, accanto ad un albero di Ginkgo Biloba (amato dai giapponesi per essere l’unica pianta che ha resistito all’atomica). “Una dimensione per noi unica, di silenzio e bellezza, con vista sul mare, Taormina e lo stretto, con la possibilità di stare accanto a Battiato, vederlo lavorare, studiare e poter scambiare quattro chiacchiere. Lui si alzava molto presto la mattina, per meditare, lo faceva due volte al giorno, all’alba e prima del tramonto”.
Sono state organizzate alcune mostre su Battiato e Guccione, la prima nel 1999 a Milano intitolatala “Il pittore e l’orientalista”.
L’eredità di Piero Guccione
Guccione ha lasciato in eredità ai due artisti “un’idea di pittura come arte nobile, ‘allontanarsi dalla polvere’ citando Shitao, dal frastuono, per sentire nel modo più alto la natura attorno a noi” racconta Puglisi, mostrando una sua opera che raffigura un’altura al crepuscolo, senza contrasti di luce, con l’erba secca e alcuni fiori e sullo sfondo la luna che sorge. “La pittura è un elemento complesso che spesso oggi si perde, nel rumore della critica, dei mezzi di comunicazione e nella corsa senza motivo. È difficile ritrovare un cammino lento e, anche se oggi queste persone non ci sono più fisicamente, si sente che quella situazione immateriale è passata. Quando sei di fronte ad un quadro di Leonardo ti accorgi che c’è qualcosa di più del quadro che stai vedendo, qualcosa dell’artista passa nelle opere, oltre l’opera stessa” conclude Zuccaro.
Giulia Bianco
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