Tutte le mostre dell’estate 2024 al Macro di Roma

Alva Noto, Laura Grisi, Luigi Serafini e Stefano Tamburini: quattro artisti legati in un modo o nell’altro alla scena romana arrivano in mostra nella Capitale, dialogando con la realtà e le nuove tecnologie

Nelle giornate infuocate dell’estate romana, il Macro propone di riscoprire la storia di quattro artisti contemporanei legati in vario modo alla città. Scoprite qui di chi si tratta in questa breve guida, a cui si aggiungono Autoritratto al lavoro di Elisabetta Benassi, Il sospetto del paradiso dedicata a Patrizia Cavalli, Roma 1961-1969 dedicata a Marcia Hafif, per finire poi con Retrofuturo. Appunti per una collezione. 

Alva Noto, HYb:rID, exhibition view at MACRO, Roma, 2024. Photo Melania Dalle Grave – DSL Studio
Alva Noto, HYb:rID, exhibition view at MACRO, Roma, 2024. Photo Melania Dalle Grave – DSL Studio

La mostra di Alva Noto al Macro di Roma

Si inizia al secondo piano del Museo, con la mostra HYbr:ID di Alva Noto, pseudonimo di Carsten Nicolai (Karl-Marx-Stadt, 1965). artista e musicista tedesco, al confine tra arte visiva, musica e scienza. L’ingresso alla sua mostra disorienta: si passa dalla forte illuminazione dei corridoi del museo al buio quasi assoluto. Nella sala, l’attenzione dei sensi è rivolta al suono. L’artista è noto per la sua capacità di spostarsi tra immaginari microscopici e macroscopici e il suo lavoro è alimentato dalla consapevolezza che tempo, spazio e suono sono eternamente connessi
HYbr:ID è un progetto iniziato nel 2021, di cui quello in mostra è il terzo capitolo, ispirato al modello di spazio-tempo di Hermann Minkowski. 
È caratterizzato dalla compresenza di metodi compositivi eterogenei, che confluiscono in un insieme di tracce, nelle quali Noto oscilla tra ritmi più stilizzati e dilatati e atmosfere oniriche, fatte di basse frequenze. Il paesaggio sonoro sembra evocare una distesa cosmica. 

Stefano Tamburini, Accelerazione, exhibition view, MACRO, Roma, 2024. Photo Agnese Bedini – DSL Studio
Stefano Tamburini, Accelerazione, exhibition view, MACRO, Roma, 2024. Photo Agnese Bedini – DSL Studio

La mostra di Stefano Tamburini al Macro di Roma

Al primo piano si trova la mostra di Stefano Tamburini (Roma, 1955-1986), artista poliedrico e quasi profetico. 
Già fondatore di Cannibale, una delle riviste più note del Settantasette italiano, Tamburini è stato anche l’anima iconoclasta di Frigidaire, un mensile di costume, politica e fumetti che, dal 1980 in poi, l’artista ha utilizzato per le sue sperimentazioni. Per Frigidaire, Tamburini è stato progettista grafico, a cui ha dato la caratteristica estetica fredda e massimalista: dall’iconica linea a zig zag, realizzata con forbici seghettate per dare movimento all’impaginazione, alla fotocopiatrice, al dripping e al collage, ricorrendo sempre ad una tipografia di forte impatto. 
La mostra, dal titolo Accelerazione, rilegge la produzione dell’artista alla luce di questo concetto, tema cruciale dell’attuale dibattito contemporaneo. Accelerare viene inteso come far uso di qualsiasi materiale o tecnica a disposizione. Il percorso segue l’attitudine al plagio e al mescolare le immagini tipiche dell’artista, che abbandona il concetto di originalità. 
Il “dinamismo esagitato” dell’artista, come lo definisce Michele Mordente è una fuga: le pratiche “cannibalesche” vengono rincorse da quelle, sempre più veloci, dell’apparato informatico. Oggi possiamo dire che il sorpasso è avvenuto. Il processo, avviato dalle neoavanguardie e portato avanti su internet con meme e fan-art e da esperti di branding e social media manager, è oggi accelerato vertiginosamente dall’intelligenza artificiale generativa. Servizi come Midjourney permettono di creare immagini con la scrittura di prompt. In questo modo l’immaginario viene ridotto a dataset e ingerito, processato ed espulso, per essere ulteriormente rimasticato. Si tratta del cosiddetto model collapse: fenomeno per cui l’intelligenza artificiale inizia ad apprendere dagli artefatti che essa stessa ha generato. 

Luigi Serafini, Una casa ontologica, eExhibition view, MACRO, Roma, 2024. Photo Melania Dalle Grave - DSL Studio
Luigi Serafini, Una casa ontologica, eExhibition view, MACRO, Roma, 2024. Photo Melania Dalle Grave – DSL Studio

La mostra di Luigi Serafini al Macro di Roma

Luigi Serafini (Roma, 1949) è un artista, architetto, autore e designer. All’interno di Una casa ontologica rielabora gli interni della sua casa romana. Realizzata come un Codex Seraphinianus tridimensionale e sospesa tra una lingua indecifrabile ed un’opera di architettura, la casa dell’artista è la testimonianza di quasi quarant’anni di lavoro che oggi rischiano di scomparire a causa di uno sfratto. Le pareti laterali della sala mostrano fotografie della casa realizzate dall’artista e una planimetria. Una sedia, insieme alla teiera Nessy, mostra come l’opera di Serafini rifugga la suddivisione tra le categorie, mentre una scultura in resina riproduce un animale fantastico a metà tra bruco e cavallo. La parete in fondo ospita quattro disegni realizzati nel 2023. La scultura Croc-egg-dileè invece il prototipo di una componente dell’installazione dell’ingresso della stazione Materdei della metropolitana di Napoli, chiamata Paradiso pedestre. Nel centro della sala, sulla sabbia, troviamo Persephone K, statua dalle sembianze di una donna-carota che rimanda al mito di Persefone. Infine, sulla parete esterna è allestita la stampa Altalena etrusca, ricostruzione di un’ipotetica altalena posta sulle rive del Tirreno. 

Laura Grisi, Cosmogonie Con opere di Leonor Antunes, Nancy Holt e Liliane Lijn, exhibition view, MACRO, 2024. Photo Agnese Bedini-DSL Studio
Laura Grisi, Cosmogonie Con opere di Leonor Antunes, Nancy Holt e Liliane Lijn, exhibition view, MACRO, 2024. Photo Agnese Bedini-DSL Studio

La mostra di Laura Grisi al Macro di Roma

Dedicata a Laura Grisi (Rodi, 1939 -Roma, 2017) infine è la mostra Cosmogonie. Il lavoro di quest’artista è oggi oggetto di riscoperta. Vissuta principalmente a Roma e New York, si è relazionata con molteplici correnti artistiche, a cui è stata accostata, senza però mai aderirvi del tutto. Sette opere dell’artista realizzate con diversi media – suono, pittura, video e installazioni – offrono al visitatore un’occasione di riflettere sulla percezione delle immagini e le contrapposizioni tra natura e artificio. Il dipinto Senza titolo (1965-1966) esplora lo spazio fotografico della rappresentazione; come afferma l’artista “Si trattava di un mondo visto attraverso una lente con una distanza focale alterata”. In Model Car Racing (1967) e Sunset Light (1967), neon e metallo vengono utilizzati nel tentativo di ridefinire lo spazio e la sua immagine, dando vita a oggetti e installazioni ricoperte da pannelli che sfocano i dettagli e generano un effetto illusorio di profondità. Sounds (1971) è una registrazione su nastro magnetico in cui gli elementi naturali vengono esplorati tramite la registrazione di un particolare suono. Nel video From One to Four Pebbles (1972), l’artista utilizza alcuni sassi per creare una serie infinita di combinazioni. Le opere Endless Dialogue – Index I (1977) e Uccello in un triangolo (1980), infine, studiano la continuità dello spazio e la durata di un evento come dimensioni divisibili all’infinito.

Giulia Bianco

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Giulia Bianco

Giulia Bianco

Ha frequentato a Milano il Master Economia e Management per l'Arte e la Cultura della 24Ore Business School. Laureata in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Catania con tesi dal titolo “I contratti nel mondo dell’arte”, è specializzata in diritto…

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