Un artista e un regista connettono Italia e Sri Lanka con un film, un libro, una mostra
Un film che uscirà in autunno e che collega la città di Colombo al quartiere Corvetto a Milano, un libro, il cinema emergente italiano che racconta lo Sri Lanka e la mostra di un artista che porta le tensioni dell’Asia Meridionale tra gli interessi di India e Cina
La storia italiana di Prasad Hettiarachchi comincia con un film. L’artista, originario di Colombo in Sri Lanka è infatti dal 2022 nel collettivo e casa di produzione Kaiya Collective promosso dal regista italo-srilankese Suranga Katugampala, 37 anni, nato a Negombo e residente a Verona, una delle figure più interessanti del cinema emergente indipendente italiano. Hettiarachchi per Katugampala è scenografo con Alessandra Orlando del lungometraggio Still Here e partecipa ai side projects Tropicale Urbano e La stagione delle grandi cacce. Ora il suo lavoro di artista è oggetto di un lungo cammino di residenza e di una serie di mostre che attraversano l’Italia, da Brescia a Roma.
Il cinema di Suranga Katugampala
“Ho voluto fare un nuovo film”, spiega Katugampala, “e di solito mi piace molto provare a portare nuove visioni di fare arte. In questo frangente ho incontrato il lavoro di Prasad. Da lì è iniziato il nostro dialogo. Hettiarachchi è stato coinvolto come scenografo in quello che è un contesto di adattamento dal momento che ci muoviamo in un territorio semi-indipendente. In Still Here si tratta di attraversare concetti di rigenerazione urbana e la pratica artistica di Prasad ha contaminato molto il nostro lavoro. Facendo parte di un collettivo ci muoviamo in modo diasporico e quindi ci siamo chiesti come portare l’arte di Prasad in un territorio come l’Italia dove spesso non arrivano ricerche sofisticate dal sud del mondo, da un paese in fin dei conti fuori dalle mappe relazionali dello Stivale come lo Sri Lanka. L’opera di Prasad è fuori dai circuiti del sistema dell’arte, della Biennale di Venezia, per intenderci, anche se la Biennale ha parlato molto di questi temi. Ma Hettiarachchi non è in quel contesto, quindi il livello diasporico può servire per connettere anche territori che non sono connessi tra loro e per scoprire forme che al momento non sono valorizzate da quella che è l’industria dell’arte contemporanea”.
Chi è Prasad Hettiarachchi
Intitolato They come from North, il programma di mostre (la prossima tappa è a Roma dal 18 giugno 2028 presso Fondazione Pianoterra) prende nome dall’ultima serie dell’artista e comprende la rappresentazione della sua produzione dal 2019 ad oggi. Originario del quartiere Rajagiriya cresce con il padre artigiano del legno, specializzato in costruzione di lanterne rituali e ne eredita la passione. Studia Pittura Murale e Archeologia presso la Postgraduate Institute of Archaeology, University of Kelaniya e dal 2010 intraprende la carriera d’artista, collaborando prima con il collettivo di artisti Theertha Artists’ Collective nato a Colombo nel 2020 e poi in maniera indipendente, spaziando dall’installazione alla videoarte, fino all’arte murale. L’arte di Hettiarachchi, che nel corso della sua vita ha fatto il pubblicitario ma ha anche restaurato opere in antichi templi buddhisti, unendo nel proprio percorso i linguaggi del presente e la sapienza millenaria tramandata dal padre, racconta un mondo che sta cambiando, soprattutto nelle sfere di influenza, con uno spostamento dell’asse da Occidente. Luogo antichissimo e verdissimo, intersecato da rovine buddhiste che risalgono a oltre 2000 anni fa, lo Sri Lanka è da tempo al centro delle attenzioni della Cina, che si è proposta di assumere un ruolo di primo piano nella ristrutturazione del debito srilankese e nel contempo l’ha individuata come sedi di base militari. A controbilanciare gli interessi del colosso cinese è la vicina di casa India con notevoli investimenti soprattutto nell’ambito infrastrutturale.
La Cina e l’India in Asia Meridionale
“Artista raffinato e engagé, da anni Hettiarachchi, spiega infatti la curatrice e critica cinematografica Simona Cella, “osserva e rappresenta le grandi trasformazioni sociali ed urbane causate dalla nuova colonizzazione indiana e cinese dello Sri Lanka. I Visitatori arrivano da un Nord che non rappresenta più (o almeno non solo) gli ex colonizzatori europei o gli Stati Uniti bensì le nuove potenze mondiali quali Cina e India, interessate a sfruttare le risorse naturali e sociali dello Sri Lanka snodo centrale per la Nuova Via della Seta”. Per svolgere al meglio questo lavoro l’artista punta i riflettori su Colombo e sui processi di gentificazione che lo stanno interessando, soprattutto nella zona nota come Slave Island, così denominata nel periodo coloniale britannico – era luogo di detenzione degli schiavi africani – oggi meta di svago, shopping, hotels, anche grazie alla presenza del lago Beira.
Le serie Slave Island e The Architect
“È lo spazio vuoto a dominare e a configurare un astratto landscape dove in un raffinato gioco di rimandi simbolici e complesse stratificazioni le architetture tradizionali galleggiano a fianco di minacciosi cantieri, inquietanti creature e corpi mutanti. È il mondo immaginario dove trovano rifugio gli abitanti costretti all’isolamento da un’urbanizzazione selvaggia che ha dissolto i legami sociali. (…) Il sacco, simbolo di un’ambigua resistenza è anche scultura. Realizzata in cartapesta è al tempo stesso leggera e pregna della memoria contenuta nei vecchi giornali che la compongono”. L’influenza indiana torna invece nella serie The Architect, nella quale gli architetti sono rappresentati come dei di uno sviluppo urbanistico selvaggio in una società capitalistica e globalizzata. “La visione di Hettiarachchi impregnata da un’interpretazione in chiave orientale e postcoloniale dell’ideologia marxista e del pensiero gramsciano si fa così arte politica e riflessione critica”.
Il film Still Here
Completa il percorso la pubblicazione Crazy Fish Sing, il libro che prende le mosse dal film di prossima uscita Still Here, analizzando alcuni temi contenuti nel lungometraggio in chiave visiva. “Still Here”, spiega il regista, “è un seminoir che mischia finzione e documentario, con una storia calata in un territorio ibrido, un terzo spazio che unisce il quartiere Corvetto a Rajagiriya. Ci siamo imbattuti in questo percorso in una città in costruzione, Port city in Sri Lanka, che fa parte della nuova via della Seta, la nuova urbanizzazione cinese, per evocare il significato della città nel noir con tutto il suo immaginario fatto di notturni e femme fatale e di fantasie. Una città che ha nuove biologie e molte contraddizioni e promesse di un benessere mai raggiunto. Con tutte queste suggestioni abbiamo costruito un terzo spazio, che parla di una condizione universale, tra science fiction e post-apocalisse senza essere di fantascienza”. La mostra, che è già stata presentata, accompagnata da un fitto programma di approfondimenti e di presentazioni, presso i Frigoriferi Milanesi, al Mudec Museo delle Culture e a Chiaravalle, inaugurerà presso Fondazione Pianoterra a Roma il 18 giugno, per poi approdare il 27 a giugno a Brescia presso Carme.
Il progetto promosso da Terzo Paesaggio in collaborazione con Kaiya Collective, 5e6film, Fondazione Pianoterra, Stony Brook University e pubblicato da Yogurt Editions, è realizzato grazie al sostegno della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura nell’ambito della 12. Edizione di Italian Council.
Santa Nastro
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