Al Museion di Bolzano una ricca rassegna estiva
Quindici giovani artisti presentano le loro ricerche incentrate su emigrazione, stereotipi e territorio. A seguire, gli assembling-magazine dal gusto retrò Anni Settanta, e ancora un omaggio al Cubo Garutti
Dopo una trilogia vasta e un po’ inquietante sul ruolo dell’arte nel prossimo futuro, conclusa con una fase speranzosa (la mostra HOPE) ecco che il Museion di Bolzano ospita la mostra Renaissance, curata da Leonie Radine, e incentrata sui giovani. Quindici artisti under 35, che riflettono sui concetti di radici, emigrazione, territorio, stereotipi culturali. E non è l’unica proposta in calendario per questa stagione. Qui un sunto di quello che c’è da vedere.
Gli artisti della mostra Renaissance al Museion di Bolzano
Tutti gli artisti protagonisti di Renaissance hanno partecipato a un concorso finanziato dalla Fondazione svizzera Vordemberge-Gildewart e da Museion.Sono Ali Paloma, Monia Ben Hamouda, Costanza Candeloro, Filippo Contatore, Isabella Costabile, Binta Diaw, Giorgia Garzilli, Sophie Lazari, Lorenza Longhi, Magdalena Mitterhofer, Jim C. Nedd, Luca Piscopo, Raphael Pohl, Davide Stucchi, Tobias Tavella.
La vincitrice si è aggiudicata una borsa di studio di 60 mila franchi svizzeri e l’onore di vedere una sua opera nelle collezioni permanenti del Museion.
Si tratta di Monia Ben Hamouda, classe 1991, tunisina, che giocando con i colori, le forme e i profumi della sua terra, prova ad essere iconoclasta. Si sa che la religione islamica vieta la rappresentazione figurativa in contesti sacri: lei arriva a trasformare forme vagamente calligrafiche, fatte di ferro intagliato, in mani scalpitanti e animali. Sollevandosi su un tappeto di spezie, che riprendono cromaticamente le nuances della scultura, con la leggerezza del corten intagliato e dell’ombra che si staglia sulla parete retrostante.
Le questioni identitarie nelle opere in mostra al Museion di Bolzano
Tra la natura traviata dalla tecnologia, portata all’interno del museo, di Tobias Tavella (Bressanone, 1990) con l’opera Atmosphere Con-ductors: Bridging the Urban-Natural Divide, e il pianoforte ricostruito in piena Arte Povera con calzini bianchi e neri (Suite for Suit) di Davide Stucchi, fino alle scanzonate rappresentazioni della mitologia della donna tarantolata di Sophie Lazzeri. Tutti gli autori tematizzano questioni identitarie in modo inaspettato, personalissimo e soprattutto anticonformista.
L’arte verbo-visuale nella mostra aPoetry in the box l Museion di Bolzano
Per chi apprezza l’arte verbo-visuale e la poesia visiva, ecco la mostra Poetry in the box, con un tuffo negli “assembling magazine” di Anna Oberto e Ugo Carrega, nei che riportano agli anni Sessanta e a quello che vi scaturì, così lontano e così vicino, non del tutto superato.
L’artista, gallerista ed editore genovese Ugo Carrega inventa varie riviste-contenitori, come Tool, che diventano dal 1971 archivi di contributi – foto di opere, appunti, taccuini, disegni – di vari intellettuali, da Liliana Landi, Elisabetta Gut, dal professore e critico letterario (già Gruppo 63) Renato Barilli, al designer e artista Bruno Munari.
L’istallazione stessa rende omaggio allo spazio gestito da Carrega in via degli Orti a Milano, Il Mercato del Sale, posizionando le scatole numerate in file e sezioni, e disponendo le opere più grandi alle pareti.
Questa serie di scatole fa parte dell’Archivio del Novecento del Mart di Trento e Rovereto ed è messa relazione con le opere verbo-visuali dell’Archivio di Nuova Scrittura del Museion, donato dal suo fautore, Paolo Della Grazia.
Il Cubo Garutti nella mostra al Museion di Bolzano
Nell’area Passage al piano terra del Museion, si trova infine Piccolo Museion – Cubo Garutti. Un racconto, con le fotografie di grande formato di Roberta Segata del Cubo Garutti
Questa particolare architettura nel quartiere popolare Don Bosco è stata concepita dall’architetto Alberto Garutti, nel 2003, come mini-spazio espositivo “a vista” e commissionata dalla Ripartizione Cultura Italiana della Provincia Autonoma di Bolzano.
Il Museion onora in questo modo l’idea geniale dell’architetto scomparso nel 2023, con fotografie, testimonianze delle persone coinvolte negli anni e testi a cura della scrittrice bolzanina Maddalena Fingerle.
Per gli interessati, c’è una monografia su Garutti che sarà presentata in agosto, realizzata da Studio Celant con la ricerca scientifica di Eva Fabbris, e promossa dal MAMbo.
Sara Bonfili
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati