La nuova opera dell’artista Alfredo Pirri in Abruzzo è un omaggio a Gramsci
Prosegue fino al 10 agosto la mostra di Alfredo Pirri al Museolaboratorio di Città Sant'Angelo, in provincia di Pescara. Vincitore del PAC 2022-2023, il progetto è un omaggio alla figura di Antonio Gramsci e una riflessione sul tema della prigionia
C’è chi la leggerezza la cerca, e chi la leggerezza la fa. Alfredo Pirri appartiene a questa seconda categoria. Peso massimo dell’arte italiana del nostro tempo, e protagonista nell’ultimo decennio di importanti rassegne espositive che hanno contribuito a definirne la riconoscibilità e la propria presenza in ambito non soltanto nazionale (su tutte l’installazione fortemente scenica pensata nel 2021 per il Castello Maniace di Siracusa), l’artista cosentino è al centro di un importante progetto visitabile in Abruzzo fino al prossimo 10 agosto.
Ad accoglierlo è il Museolaboratorio di Città Sant’Angelo, un luogo caro al pittore e scultore calabrese, che proprio qui – nel 1996 – prese parte alla primissima mostra dell’istituzione, gettando il seme per la sua trasformazione da luogo industriale a spazio per la ricerca e il confronto artistico.
La mostra di Alfredo Pirri a Città Sant’Angelo
Realizzata con il sostegno del PAC 2022-2023 – Piano per l’Arte Contemporanea, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, la mostra si intitola Alfredo Pirri. Luogo Pensiero Luce, e rappresenta una sintesi dei temi d’interesse dell’artista, a partire dal rapporto con lo spazio e dal desiderio di evasione dal perimetro della dimensione terrena.
A reggere le redini del percorso espositivo, dettandone i tempi e le modalità di visita, è infatti l’opera site-specific Compagni e Angeli – per Città Sant’Angelo, dedicata alla prigionia di Antonio Gramsci a Turi. Un lavoro complesso, appositamente pensato per l’occasione e destinato a rimanere all’interno del museo come parte integrante della sua collezione.
L’installazione di Alfredo Pirri per il Museolaboratorio
Progettata per essere accessibile solo parzialmente, l’installazione consiste in una sorta di cabina multicolore composta da grandi pannelli in metacrilato e pavimenti a specchio. Ognuna delle pareti, che riflette e lascia trapelare la luce in maniera diversa, offrendo giochi di trasparenze fortemente poetici, conserva al suo interno centinaia di piume di oche destinate al macello. Il contrasto tra pieni e vuoti, e i giochi di trasparenze che scaturiscono dalle vetrate colorate, danno vita a un ambiente mistico e fortemente poetico: una cella spirituale nella quale soggiornare per un momento, osservandosi e osservando il mondo su una soglia che si colloca tra un dentro e un fuori, tra un prima e un dopo.
“L’opera si presenta come un’installazione di pannelli di plexiglass che, come in altri lavori dell’artista, ‘ci restituisce unitariamente le sensazioni contrastanti dell’aria e del solido. Niente di mimetico, dunque, ma evocativo di una forma che partecipa con tutto quanto la circonda”, scrive Giuseppe Armogida nel testo che accompagna la visita. “Si tratta di una ‘sagoma’ nata dal tentativo di ‘tenere schiacciata con i piedi una linea immaginaria, scivolosa e tremolante come un serpente, che marca la differenza fra luminoso e scuro, ambiente e muro, leggiadro e pesante, immobile e sfuggente, pensato e stupido, solido e scolato’. Una ‘pittura espansa’ dalla forma centripeta, che abolisce le differenze tra dentro e fuori e che può potenzialmente espandersi nel qui e ora dell’esperienza dello spettatore”.
L’omaggio di Alfredo Pirri ad Antonio Gramsci
Quello definito da Pirri nei pochi metri quadrati della sua installazione è dunque uno spazio di pensiero, di attesa, di passaggio. Una prigione temporanea, nella quale il peso dell’esistenza viene equiparato al peso della detenzione. E proprio il tema della reclusione (e dunque anche della fuga) è la chiave di lettura attraverso cui decifrare l’intervento. Compagni e Angeli – per Città Sant’Angelo di Alfredo Pirri è infatti anzitutto un omaggio alla figura di Antonio Gramsci.
Leggerissima e per certi versi rassicurante, abbracciando l’osservatore in uno spazio delimitato e contenuto, l’installazione è in realtà la metafora della cella del carcere di Turi, in cui il fondatore del Partito Comunista trascorse la sua vita da recluso e iniziò la stesura dei Quaderni, e da cui inviò una serie di lettere a familiari e amici.
“Nel Medioevo, l’hommage era l’atto di sottomissione con il quale il vassallo, a capo scoperto, si piegava in ginocchio davanti al suo signore, nelle mani del quale poneva le proprie, aperte e congiunte, riconoscendone la superiorità, promettendogli fedeltà e ricevendone in cambio la promessa di protezione”, prosegue Armogida. “Quella di Pirri è, dunque, una dichiarazione di riconoscenza e di fedeltà nei confronti di uno dei più importanti pensatori del XX secolo”.
I filmati su Pirri al Museolaboratorio
Affiancata nella stessa sala da una serie di disegni “innestati” in maniera permanente all’interno della parete, l’installazione è accompagnata nel corso del tragitto espositivo da una serie di video collocati in luoghi diversi del Museolaboratorio, in dialogo con lo spazio e con la collezione dell’istituzione diretta da Enzo de Leonibus (aspetto, quest’ultimo, determinante per qualsiasi opera accolta nel museo, necessariamente chiamata a confrontarsi con la storia e con gli interventi che lo popolano nelle sale principali come negli anfratti meno luminosi).
Si tratta in questo caso di videointerviste e opere filmiche a carattere documentaristico, che testimoniano il processo di lavoro di Pirri, il suo rapporto con i materiali, il gioco di contrasti implicito nella sua poetica, nonché lo spessore filosofico della sua ricerca. Particolarmente suggestivo a riguardo è il video che dà il via alla mostra: un breve documentario dedicato a Fuoco-Cenere-Silenzio, la monumentale scultura realizzata a Roma per un pubblico inesistente, in pieno lockdown.
Alex Urso
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati