Greta Schödl dopo 45 anni alla Biennale di Venezia 2024. L’intervista

L’artista austriaca torna a essere tra i protagonisti della Biennale veneziana, dopo la sua prima partecipazione del 1978. Ci racconta tutto in questa intervista esclusiva

Greta Shödl (Hollabrun, 1929) è un’artista di origini austriache, che oggi vive e lavora a Bologna, dove collabora con la Galleria Richard Saltoun. È uno dei nomi protagonisti della 60esima Biennale d’Arte di Venezia 2024, curata da Adriano Pedrosa
La sua ricerca indaga il rapporto con l’altro: un’indagine, questa, che porta alla luce il suo percorso artistico personale. L’abbiamo intervistata in esclusiva per scoprire tutto sui suoi ultimi lavori e sulla grande esperienza della Biennale. 

Intervista a Greta Shödl. La ricerca artistica

Come si sviluppa la tua ricerca attorno all’uso della parola? 
La mia ricerca è orientata al rapporto fra oggetto e soggetto. Focalizzo un supporto per il mio lavoro (marmo, lenzuolo, tubo di cartone, vecchia pagina di un libro, foglie e fiori e carte fatte a mano), che porta già il suo vissuto e nel dialogo con lo stesso, lo vesto di parole, nominandolo con la scrittura gotica che ho appreso nella mia prima formazione scolastica in Austria. Ripetendo la parola come un mantra, annullo il suo significato linguistico, in modo che non abbia piú importanza, se non come trama e ordito nel tessuto del messaggio globale dell’opera. Il risultato è una poesia visiva di punti di luce e non di parole. Punti di luce dorata che inserisco all’interno dello spazio tondo delle stesse lettere.

L’uso di supporti della tua quotidianità intima e personale è una scelta voluta o una necessità pratica?
La mia ricerca si sviluppa su oggetti che hanno una storia che ha avuto inizio ben prima di me. Mi piace pensare che gli oggetti possiedano vibrazioni che si possono trasmettere tra più persone e generazioni. È come se un oggetto avesse un’identità propria, motivo per cui tendo a non buttare via l’oggetto, ma a usarlo per uno dei miei lavori. Questo è proprio ciò che è accaduto con le opere che ho realizzato con le lenzuola o con le assi da stiro. 

Quale credi che sia la dimensione principale della tua indagine? 
Mi piace molto questo concetto di vibrazioni che gli oggetti possono possedere. Credo che queste ci siano anche nel rapporto con l’altro, con il pubblico. La dimensione che più mi interessa nella relazione con gli spettatori è quando questi si interrogano a partire dalla mia opera. È bello che possano partire dal mio lavoro, e poi prenderlo come spunto di indagine di se stessi. E questo è anche ciò che preferisco rispetto alla mia partecipazione alla 60esima Biennale di Venezia. Mi piace sapere che le mie opere si trovano esposte in un contesto in cui tanti spettatori possono vederle e usarle come spunto d’indagine. 

Intervista a Greta Shödl. La Biennale di Venezia

Parlaci proprio della tua partecipazione alla Biennale di Venezia 2024?
Questa è la mia seconda Biennale. La prima a cui ho preso parte, con Mirella Bentivoglio nel 1978, era molto diversa. Anche io ero molto diversa, poiché allora ero molto giovane. Oggi, invece, la mia partecipazione è molto più adulta e quindi più presente: poter esporre in questa edizione curata da A. Pedrosa mi rende davvero molto felice.

Chiara Battaglino

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