Piccoli atti di meraviglia per l’ambiente secondo l’illustratrice attivista Alessia Iotti
Con le sue illustrazioni e i suoi libri, Alessia Iotti sensibilizza i giovani (e non solo) sull’importanza di prendersi cura del pianeta. L’abbiamo intervistata per conoscere più da vicino il suo lavoro e il suo impegno
Alessia Iotti nasce come illustratrice e disegnatrice, è autrice del libro La crisi climatica esiste, non è un unicorno edito Mondadori e collabora con ZeroCO2 (società benefit in prima linea per la lotta alla crisi climatica e impegnata nella riforestazione ad alto impatto sociale) per i cui realizza vignette legate al tema ambientale. In seguito agli studi in didattica museale a Brescia e dopo aver lavorato nella pubblicità, ha maturato esperienza nell’attivismo grazie soprattutto alla vicinanza al movimento Fridays for Future. Alessia ci invita a guardare il mondo con occhi nuovi e a chiederci in che modo l’arte possa contribuire alla causa ambientale, promuovendo informazione, cambiamento sociale e creatività.
Intervista ad Alessia Iotti
Per ZeroCo2, realtà impegnata nello sviluppo di progetti di riforestazione hai creato molto vignette, pubblicate sui loro social, tra cui L’arte di capire il clima. Com’è nata questa collaborazione?
L’interesse reciproco è nato molto velocemente. Io faccio arte in modo ironico e alternativo, loro avevano l’esigenza di uscire dai soliti schemi di comunicazione e utilizzare un tono più leggero per permettere alle persone di avvicinarsi al tema della crisi climatica senza timore. Mi piace l’idea di unire e mescolare arte e scienza con il fine di divulgare, penso che agire insieme sia sicuramente più efficace. Il fantastico lavoro che svolgono lə ragazzə di ZeroCo2 permette a chiunque di contribuire con azioni concrete. Attraverso i loro progetti, infatti, chi lo desidera può acquistare un albero in un territorio fragile come il Guatemala. Ad essere supportato è, ovviamente, l’ecosistema del luogo, ma l’aspetto più straordinario e che caratterizza questo progetto è l’impatto sociale che ne deriva. Perché piantare alberi in Sud America? In Italia con l’abbandono delle coltivazioni si ha una conseguente crescita di terreni boschivi, bella notizia, se non fosse che il disboscamento si è semplicemente spostato nel Sud del mondo. ZeroCo2 supporta così le comunità contadine indigene che vivono e dipendono dalle foreste dando loro supporto per difendere la natura da chi vuole trasformare le foreste in campi coltivati, salvando così la loro identità e la salute del pianeta.
Esistono tante forme di attivismo, alcune suscitano reazioni controverse. Qual è la chiave giusta da utilizzare per poterne parlare predisponendo l’altro ad un ascolto attivo?
Parlare di ambiente è difficile perché sembra un argomento astratto, così come l’arte contemporanea. Lavorando nei musei vedo la reazione delle persone davanti ad alcune opere: rabbia, frustrazione, fatica nel comprenderne il significato. Studiando ho imparato a fornire strumenti per interpretare, a questo serve la mediazione dell’arte, le risposte non vengono preconfezionate, ma nascono dentro i visitatori stessi. Allo stesso modo vale per l’ambiente, cerco di dare strumenti più che risposte per capire la crisi climatica e creare un pensiero personale intorno al tema.
Un’analogia interessante, quella con l’arte contemporanea…
L’arte aiuta ad allenare il pensiero critico, fondamentale per interpretare ciò che ci circonda, anche le cose più astratte. Osservando il mondo dovremmo chiederci “cosa mi vuole dire l’autore con quest’opera?”. Ecco, quando il pianeta ci mostra siccità ed inondazioni, il messaggio è chiaro.
Quando l’attivismo colpisce l’arte ci ricorda di reagire nel momento in cui ciò che fa parte della nostra identità viene danneggiato.
Il libro illustrato di Alessia Iotti
L’estate scorsa è uscito per Mondadori il tuo libro La crisi climatica esiste, non è un unicorno. È importante sapere che oggi un pianeta sano, purtroppo, non esiste, proprio come gli unicorni. Cosa consiglieresti a chi volesse avvicinarsi all’attivismo e, soprattutto, quali sono gli obiettivi e le strategie che, stiamo attuando a favore della transizione ecologica?
Quando mi ha chiamato la Mondadori pensavo fosse uno scherzo! Seppur il libro si rivolga alla fascia 10-14 anni, in realtà è adatto a tutte le età. È un entry level per capire la crisi climatica, il fumetto e il disegno rendono il tema accessibile anche a chi non sa nulla. Nel libro il messaggio principale è l’importanza di azione collettiva e singola, abbiamo tutte le capacità per attraversare la transizione ecologica, ma lo stiamo facendo lentamente. Conoscere storie di chi già sta agendo concretamente ci dà la spinta a replicare e attivarci, come i gruppi di cittadini che si stanno moltiplicando nel mondo vincendo cause legali contro chi toglie il diritto ad accedere ad un ambiente sano.
Ad esempio?
Una storia che mi riguarda da vicino è quella degli Stati Generali per il Clima per i quali sto traducendo in disegni più di cinquanta formazioni tecniche offerte ad attivisti e attiviste nella prospettiva di una collaborazione tra tantissimi gruppi di attivismo italiani. Lo scopo di questi incontri è stabilire insieme (questo è molto innovativo) proposte concrete da portare ai politici per agire nell’ottica di una transizione che abbia la giustizia climatica come focus. Ci sono tante storie, più di quante possiamo immaginare, spostare lo sguardo dal locale al globale permette di comprendere la potenza di quello che stiamo facendo come attivisti, come quando ti allontani da un quadro puntinista e riesci a percepire l’immagine nel suo intero.
La sfida del clima secondo Alessia Iotti
Una buona parte della comunità occidentale nega le problematiche climatiche. Cosa significa intraprendere davvero una totale transizione ecologica? E, in tal senso, quali sono i progetti per il futuro che ti riguardano?
La crisi climatica è poco “coreografica”, non tutte le conseguenze sono immediatamente visibili come quei film americani in cui New York finisce sott’acqua o si aprono crateri per le strade. Eppure la crisi climatica la vediamo tutti i giorni, Paesi lontani da noi stanno già assistendo alla coreografia di un pianeta inabitabile. Presentando il mio libro nelle scuole, sottolineo l’importanza di sentirsi parte di un insieme, come in un quadro in cui ogni elemento è fondamentale per l’equilibrio compositivo. Alla fine di ogni incontro chiedo a chi partecipa, adulto o bambino, di costruire barchette di carta che, disposte a terra, vanno a comporre una piccola installazione, come a simboleggiare il contributo di tutti verso il cambiamento. Chi vive in un contesto privilegiato ha la responsabilità di fare il possibile. La transizione deve essere culturale oltre che energetica, non si tratta unicamente di piantare nuove pale eoliche o di fare la raccolta differenziata, ma di mutare il nostro sguardo, pensiero e modo di stare insieme.
In che modo stai procedendo personalmente?
Per realizzare quello che ora sento più urgente, sto costruendo una rete di contatti, perché insieme è più efficace. Ho sempre sogni nel cassetto e tutte queste persone che incontro le immagino parte di una scuola in cui scienziati e artistipossano collaborare, immaginare e raccontare il futuro. Mi viene in mente Picasso, per tornare all’arte, che prendendo lezioni di matematica cercava di fare suo il concetto di relatività. Così nei suoi quadri il tempo si frammenta, si moltiplica, diventa relativo. Vedere tutto contemporaneamente, quello che dovremmo fare per risolvere la crisi climatica. La sfida che vorrei condividere è rendere accessibile e diversificato il sapere, perché quando si crea una tale sintesi, tutto funziona alla perfezione. Credo molto in questo sogno e, se c’è qualcuno interessato all’ascolto, ti invito a salire a bordo!
Beatrice Andreani
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