L’arte di Liliana Moro in una mostra al PAC di Milano
Una ampia mostra personale ne ripercorre la carriera dal 1988, anno dell’opera ‘La passeggiata’ fino ad oggi. Dando la dimensione dell’importanza del suono nell’opera dell’artista
Le mostre personali di una certa ampiezza, quando riuniscono opere di differenti periodi, quasi sempre si presentano come eterogenee (il che non costituisce necessariamente un limite). La mostra attuale di Liliana Moro (Milano, 1961) al PAC di Milano, curata da Letizia Ragaglia e Diego Sileo, palesa un elemento caratterizzante che è dato dalla presenza del suono, un aspetto accomunante la maggior parte dei lavori esposti. In questo caso una componente non prevedibile in un’arte visiva assume un particolare significato.
La mostra di Liliana Moro a Milano
Suoni ambientali, elementi musicali, parole enunciate in registrazioni, uniti alle forme inserite nello spazio, inducono il visitatore a soffermarsi, a una percezione rallentata. Oltre a ciò che si vede è importante ciò che si ascolta. L’artista è come se stabilisse un rapporto con chi fruisce, che è invitato a sentire delle situazioni, a recepire delle evocazioni, ad abbandonarsi a delle suggestioni. È quanto accade in Senza fine, Le nomadi, Moi, In onda, Andante con moto che dà il titolo alla mostra.
E le stelle stanno a guardare è un lavoro in cui l’evidenza delle immagini di vita pubblica, sulle copertine della testata “Internazionale”, si rapporta alle enigmatiche previsioni del Capricorno, segno astrologico dell’artista, scritte nelle pagine interne della stessa dall’astrologo Rob Brezsny.
Un lavoro si compie attivandosi con l’esperienza diretta del pubblico: è un pavimento cosparso di cocci di vetro dove avanzando, mentre si procede tutt’altro che rilassati con i propri passi, il materiale di cui è composto subisce ulteriori rotture.
Viene esposto un lavoro che segna l’inizio della carriera artistica di Liliana Moro, costituito da una serie di pattini, incatenati che potrebbero prendere differenti disposizioni sul pavimento. Il suo nome è La passeggiata, derivante dal luogo pubblico per cui fu realizzato, nel 1988 a Novi Ligure nell’ambito della mostra Politica, del, per o riguardante il cittadino, antefatto di un modo di proporsi che di lì a breve si sarebbe concretizzato a Milano ne Lo Spazio di via Lazzaro Palazzi, situazione artistica durata alcuni anni che ha visto Liliana Moro tra i fondatori e protagonisti.
La pratica artistica di Liliana Moro
Quest’opera, nel distacco impossibile dato dalla presenza delle catene, fa emergere un altro elemento che a volte ricorre: un legame forte fra le parti. È quello che succede in In No Time e Avvinghiatissimi, uno recentissimo e un altro dei primi Anni ‘90 dove oggetti trovati si assemblano grazie a tiranti tesi. È una costrizione, una forzatura, che invece di porsi come violenza si dà come dolcezza, svelando un versante sentimentale dell’opera di Liliana Moro, come un abbraccio difficile a interrompersi. Ecco un’altra scoperta che si fa nel visitare la mostra e che è uno dei motivi per non perderla.
Giulio Ciavoliello
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