La mostra su Alexander Calder a Lugano: immersione totale nell’arte 

Una grande mostra dedicata all’artista americano scomparso nel 1976, con opere dal 1931 al 1960 e una grande. Toccante ultima sala

È un’occasione straordinaria quella offerta dal LAC di Lugano, un’immersione totale nell’arte di Alexander Calder uno degli artisti più significativi del XX Secolo. “Calder ha compiuto un passo unico nella storia dell’arte: creare organismi metallici dotati di qualità come la leggerezza e la varietà, in forma di sottili sagome biomorfiche, che sono allo stesso tempo resistenti e fragili, dinamici ed estetici, solidi e ipersensibili. Per ottenere questa nuova dimensione della scultura, si è liberato senza esitazioni dell’aneddotica, che può appesantire l’arte con un’eccessiva pregnanza simbolica, e dell’intricata complessità barocca, che rischia di soffocare il talento anche dei più abili cesellatori”, scrivono le curatrici Carmen Giménez e Ana Mingot Comenge nel catalogo della mostra edito da Silvana Editoriale insieme al MASILugano.  

Alexander Calder, Yucca, 1941. Solomon R. Guggenheim Museum, New York. The Hilla Rebay Collection. 71.1936.R54 © 2024 Calder Foundation, New York / Artists Rights Society (ARS), New York
Alexander Calder, Yucca, 1941. Solomon R. Guggenheim Museum, New York. The Hilla Rebay Collection. 71.1936.R54 © 2024 Calder Foundation, New York / Artists Rights Society (ARS), New York

La mostra di Calder a Lugano 

Una mostra densa di opere, in cui lo spettatore si trova totalmente circondato dai lavori di Calder in cui il tempo dipinge e scolpisce, parafrasando Goya, titolo della rassegna, infatti, è Calder. Sculpting Time.   
Come ogni volta in quello spazio, la stanza più toccante è quella finale con l’enorme vetrata che consente a chi guarda di porsi tra lo spazio dell’opera e lo spazio esterno: il lago, le colline della riva di fronte.  
Colpisce il numero e la qualità dei lavori proposti dell’artista americano, scomparso nel 1976, già figlio di artisti di formazione classica. In mostra opere dal 1931 al 1960, con numerose presenze degli Anni Trenta e Quaranta, provenienti da musei e collezioni private. L’occasione di vederle riunite è rara e preziosa. Oltre a qualche scultura a parete, ci si trova immersi tra i Mobile, termine coniato da Duchamp, monocromi che si muovono nello spazio, senza possibilità di previsione, in una sorta di dimensione ipnotica in cui per cogliere la forza dei lavori è necessario uno sguardo attento, una propensione alla percezione dei minimi movimenti che avvengono per ragioni di natura fisica.  
La mostra è dedicata in particolare al periodo che precede la creazione, negli Anni Cinquanta, di grandi sculture all’aperto su larga scala in lastre d’acciaio imbullonate. 
È, inoltre, presente una selezione di constellations, un termine proposto da Marcel Duchamp e James Johnson Sweeney, per le sculture dell’artista realizzate in legno e filo metallico nel 1943.  

Chi è Alexander Calder 

Come molti della sua generazione Calder arriva negli Anni Venti a Parigi, dove le avanguardie stavano cambiando completamente il corso dell’arte. Dalle prime prove dell’ancora figurativo Cirque Calder creato con il filo metallico si dedica in breve alla sola astrazione e da qui ha inizio la sua importante storia. Nel catalogo della mostra dell’artista del 1931 alla Galerie Percier di Parigi, Fernand Léger scrisse: “è qualcosa di serio nonostante non dia l’impressione di esserlo”.  
Come dimenticare la foto di Ugo Mulas del 1961, in cui l’artistacon i capelli bianchi a spazzola, si affaccia al cancello della sua proprietà a Saché, in Francia, mimando un cane che morde? Sul cancello è appeso un cartello, mezzo rotto, sul quale è scritto a mano “chien méchant”, cane che morde. Mi pare un emblema della sua ricerca in cui la potenza del contenuto è rappresentata dalla leggerezza, dall’ironia della forma.  

Angela Madesani  

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Angela Madesani

Angela Madesani

Storica dell’arte e curatrice indipendente, è autrice, fra le altre cose, del volume “Le icone fluttuanti. Storia del cinema d’artista e della videoarte in Italia”, di “Storia della fotografia” per i tipi di Bruno Mondadori e di “Le intelligenze dell’arte”…

Scopri di più