La mostra di Banksy a Volterra raccontata dagli studenti del liceo
Una recensione particolare: la mostra di Banksy al Centro Studi Espositivo Santa Maria Maddalena di Volterra letta e raccontata dagli studenti della 3A del Liceo Artistico locale, coordinati dalla loro docente Arianna Apicella. Con tanto di riflessione anche sull’artista brut Oreste Nannetti
Percorrendo la lunga salita che separa il Liceo Artistico di Volterra dal Centro Studi Espositivo Santa Maria Maddalena, la nostra classe, in una mattinata di maggio, è riuscita a raggiungere la mostra dedicata a Banksy, dal titolo Realismo Capitalista. La mostra si sviluppa in due sale. Nella prima ci sono le opere realizzate dall’artista in questione, insieme ad altre prospettive proposte da Shepard Fairey, Blu e Ben Eine. Nella seconda, invece, c’è un video che mostra l’artista in azione, mostrando come i graffiti vengono realizzati; oltre a un riferimento al parco divertimenti Dismaland, con cui Banksy proponeva un tipo di divertimento sarcastico e critico nei confronti degli spettatori.
Volterra, i muri e la street art
La mostra ha sede a Volterra, una città storica situata in provincia di Pisa, nota per le sue antiche mura etrusche e la sua architettura medievale. Tra i punti di maggiore interesse troviamo il Palazzo dei Priori, il più antico palazzo comunale della Toscana, e l’anfiteatro romano. Risalendo a millenni fa, notiamo una tradizione artigianale che tuttora i suoi abitanti mantengono, la lavorazione dell’alabastro, studiata anche a scuola da noi. Si tratta di una pietra calcarea, bianca o colorata, utilizzata per creare sculture o oggetti decorativi, apprezzata fin dall’antichità per la realizzazione di opere e ornamenti. Le mura e il lavoro artigianale sono al centro della storia dalla città e ci viene da pensare che la volontà di portare Banksy a Volterra vuole rileggere questa eredità da un punto di vista diverso. Vediamo come.
La mostra di Bansky a Volterra, tra denuncia sociale e contraddizioni
Prima ancora di entrare ci siamo interrogati sul titolo della mostra e qualcuno di noi ha notato che critica il capitalismo ma, in effetti, richiede il pagamento di un biglietto per vedere opere che normalmente – siccome si tratta di street art – si potrebbero vedere gratis passeggiando per strada. Per fortuna siamo con la scuola e per noi l’ingresso è gratuito.
Molti di noi sono rimasti colpiti dall’arte di Banksy perché denuncia una società che non rispettiamo, dal momento che anche noi, come l’artista mostra nelle sue opere, la reputiamo piena di abuso di potere, maschilismo, omofobia, razzismo. Non si tratta della solita denuncia, tuttavia accompagna una profondità e una molteplicità di significato, lanciando messaggi importanti e nascondendo le idee e riferimenti tra le righe, nei dettagli.
Le tematiche affrontate da Banksy
Banksy nella sua arte affronta molti temi importanti e vicini alla contemporaneità. Tra i tanti, ci ha colpito il modo in cui tratta l’omosessualità nell’opera Queen Vic, che raffigurata la regina Vittoria nella posizione sessuale del queening. Il motivo della scelta della regina Vittoria come soggetto dell’opera è legato agli ideali di quest’ultima, in quanto credeva e affermava che le donne non potevano essere omosessuali ed arrivò ad emanare anche leggi omofobe.
Un altro tema affrontato dall’artista è quello della guerra, come possiamo notare da molte delle sue opere e da alcuni simboli presenti in queste ultime. Un esempio lo possiamo osservare in Flower Thrower dove una persona lancia un mazzo di fiori, invece di una bomba. Per la prima volta quest’opera è apparsa nel 2003 sul muro che separa Israele e Palestina e vuole simbolicamente abbattere le barriere che ci sono fra le persone. Anche l’opera CND Soldiers, che raffigura due soldati che dipingono su un muro il simbolo della pace, tratta questo tema. Anche se i soldati fanno la guerra, non è esattamente quello che vogliono, ma per una serie di circostanze sono costretti a combattere per ideali che forse non condividono nemmeno.
La riflessione degli studenti
Una volta in classe, dopo aver visitato la mostra, ci siamo chiesti: qual è l’obiettivo dell’arte di Banksy? Una persona della classe ritiene che una delle opere in mostra, Virgin Mary, si possa definire blasfema. La Vergine Maria, infatti, è ritratta nell’atto di porgere un biberon contenente veleno a Gesù bambino. Secondo un primo parere, l’opera potrebbe rappresentare un ruolo tossico che la religione svolge nelle nostre vite o, secondo un altro punto di vista, Banksy vuole raffigurare i rapporti familiari nocivi. La classe ha contribuito a fornire altre versioni. La Madonna è una forte figura di sicurezza e protezione materna: vederla compiere del male nei confronti del proprio figlio causa un senso di insicurezza e sfiducia, che porta a rompere le proprie certezze. Sembra che l’artista voglia avvertirci di non seguire false promesse, un falso benestare, e di trovare la via più giusta e adatta a noi.
Il legame tra Banksy e Oreste Nannetti
Questa mostra è stata presentata durante il percorso di educazione civica, e, a seguire, il giorno dopo, abbiamo preso parte a un incontro su Oreste Nanetti: un uomo che è riuscito a superare i confini del luogo in cui era rinchiuso attraverso la scrittura incisa sulle mura dell’ospedale psichiatrico di Volterra, le quali si rivelarono per lui una paradossale strada verso la libertà, l’unica possibile. Fu infatti nel periodo di reclusione che l’artista realizzò la sua opera, scolpita direttamente con la fibbia del suo gilet sulla parete esterna del padiglione Ferri. Spinto probabilmente dalla necessità di rompere il suo stato di isolamento è riuscito ad abbinare parole e pensieri ad immagini, raggiungendo un incredibile picco di intensità e rompendo ogni norma estetica convenzionale fino a diventare un chiarissimo esempio di Art Brut. Nonostante la diversità di queste due figure artistiche abbiamo trovato un legame tra Banksy e Nannetti, in quanto seppur con mezzi differenti, i due utilizzano i muri come tela ed entrambi vogliono, più o meno consapevolmente, sfidare la normatività trasmettendo un messaggio sociale potente, che sia la critica al consumismo o all’ambiente disumano di un manicomio, trasformando l’arte in una vera e propria forma di ribellione.
Classe 3A – Liceo Artistico di Volterra
A cura di Arianna Apicella
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