In Sicilia 3 installazioni trasformano il Parco Archeologico di Segesta in un ordito di storie

Giunge a compimento un progetto che con la collaborazione delle donne locali trasfigura (per un anno) il Parco in un luogo dove il contemporaneo dialoga con il patrimonio archeologico

Rinasce, a un anno esatto dall’incendio che distrusse gran parte della sua macchia mediterranea, il Parco Archeologico di Segesta. Il Tempio Dorico, allora risparmiato miracolosamente dalle fiamme, si trasforma adesso in un telaio, e così anche in un ideale intreccio di connessioni umane. Guidate dall’artista Silvia Scaringella (Roma, 1986), le donne del territorio hanno infatti intessuto, a partire da abiti usati, in una trama composta da tremila tessere, portando così a compimento (con una performance) il progetto TEXERE. Come fili nell’insieme.

Il progetto TEXERE al Parco Archeologico di Segesta

Curato dal direttore di Segesta Luigi Biondo e dalle archeologhe Hedvig Evegren e Monica de Cesare (per la sezione di reperti all’Antiquarium), il progetto TEXERE ha previsto la creazione di un percorso contemporaneo in tre opere, che dialoghino con i monumenti del Parco. I primi due step di TEXERE sono stati già inaugurati nei giorni scorsi rispettivamente nell’Antiquarium e vicino agli antichi siti religiosi del Teatro Antico. La prima opera è Pondus, un telaio verticale con 2500 piccoli pesi di terracotta (plasmati dai bambini), che tutti insieme formano un’onda sonora: gli antichi reperti degli elimi, con cui dialogano, li guardano dalle bacheche. La seconda installazione è Idrissa, dal nome del profeta islamico, ed è composta da sei stele di marmo lavorate a piombo che riproducono i licci di un enorme telaio, tesi tra le rovine della chiesa medievale e della moschea.

Segesta Textere Idrissa @Sisilab MoMo
Segesta Textere Idrissa @Sisilab MoMo

La trasformazione del Tempio Dorico di Segesta con il progetto TEXERE

Organizzato da MondoMostre in collaborazione con Riso – Museo d’arte moderna e contemporanea di Palermo, TEXERE è quindi giunto il 24 luglio scorso al suo terzo e ultimo atto, con un’opera che condivide il nome con l’intero progetto. Grazie alla partecipazione della Comunità di Calatafimi Segesta, il Tempio dorico si è trasformato in un enorme telaio, dove 1.222 metri di tessuto hanno dato forma a una decorazione a greca ricorrente nei vasi del V secolo a.C., epoca in cui fu edificato il tempio. E questo non è che l’inizio, perché questa trasformazione resterà visibile fino al 29 giugno 2025: “L’esperienza, che durerà un anno, sarà una vera palestra di lavoro in divenire, fulcro per incontri, approfondimenti, laboratori, sperimentazioni e soprattutto confronto e luogo di incontro fra le genti, il loro credo ed il loro pensiero. In pace e per la pace”, ha detto Luigi Biondo, direttore del Parco Archeologico.

Segesta Textere performance @Sisilab MoMo
Segesta Textere performance @Sisilab MoMo

Silvia Scaringella e il progetto TEXERE a Segesta

Un progetto, quello di Scaringella, che contribuisce quindi a rivolgere il contemporaneo e il suo potenziale sociale alla storia, e alla storia dell’arte. “Lastraordinaria contemporaneità dei suoi interventi si alimenta nella tradizione antica dell’arte del fare”, ha ricordato Biondo. “Le sue visioni sono dominate da una parte dalla razionalità unita alla fiducia nel riscatto dell’uomo, dall’altra da una fragilità intrinseca degli esseri viventi che cercano di far emergere una funzione salvifica della ragione”. L’obiettivo primario è quindi una riflessione esistenziale, che non dimentichi mai la sua natura relazionale e cooperativa: “Trama e ordito, fili che si abbracciano intessendo a telaio un unico disegno per comporre, congiungere e costruire relazioni. Tessere di un mosaico accostate, combinate, a rivelare un’immagine. E tessere di nuovi percorsi del vivere umano dove il singolo si riconosce parte di un tutto, essenziale, organico, un disegno”, ha commentato l’artista. “Ogni singola parte è una tessera, un modulo, un filo nell’insieme che fa parte della composizione universale e spirituale della vita. L’arte come lavoro collettivo è una cassa di risonanza e si fa testimone del bisogno dell’essere: nasce un Noi creativo e consapevole del valore del singolo”.

Giulia Giaume

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Giulia Giaume

Giulia Giaume

Amante della cultura in ogni sua forma, è divoratrice di libri, spettacoli, mostre e balletti. Laureata in Lettere Moderne, con una tesi sul Furioso, e in Scienze Storiche, indirizzo di Storia Contemporanea, ha frequentato l'VIII edizione del master di giornalismo…

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