In Sicilia debutta una nuova quadriennale di arte, anzi di arti: cinema, fotografia e altro
Alla Farm Cultural Park di Favara inaugura “Abbiamo Tutto Manca il Resto”, parte di un progetto quadriennale che interessa vari punti della Sicilia. Un’iniziativa ambiziosa, che racconta la regione in modo innovativo
In questi giorni è in corso Abbiamo Tutto Manca il Resto, prima edizione della Quadriennale organizzata da Farm Cultural Park (a Favara non lontano da Agrigento) con il supporto dell’azienda dolciaria Di Stefano. La sinergia tra queste realtà nasce con l’intento di “raccontare la Sicilia contemporanea, lasciando da parte i luoghi comuni e gli stereotipi e dando spazio a chi ha scelto di restare in questa isola così controversa e di creare qualcosa di bello e di buono”. Il progetto è sviluppato in un’ottica transdisciplinare: arti figurative, cinema, fotografia, installazioni site-specific, oltre a varie attività di studio e ricerca fanno luce sulle attuali condizioni esistenziali, abitative e imprenditoriali nell’isola. Anche i luoghi percorsi sono differenti: oltre a Favara (sia nel Cortile Bentivegna, sede storica di Farm, sia al Palazzo Miccichè) e Aragona nell’agrigentino, il Palazzo Tortorici di Mazzarino (“ambasciata” di Farm in territorio nisseno), Gela e Catania.
Abbiamo Tutto Manca il Resto a Favara in Sicilia. Il rapporto con il territorio e i progetti
La Quadriennale si presenta non soltanto come evento artistico, ma prevede iniziative di intervento sul territorio attraverso una fitta rete di collaborazioni con enti e associazioni. Con l’Università di Palermo e il Politecnico di Milano, Farm è coinvolta in OSMOSI, Progetto di Ricerca di Rilevante Interesse Nazionale (PRIN), finalizzato alla trasformazione di spazi in disuso in hub di inclusione sociale e innovazione urbana e rurale, sia in Sicilia che in Lombardia. Il progetto “Darrolocu – una nuova vita per l’Auditorium Incompiuto” del Comune di Aragona, intende restituire questo spazio abbandonato (tra le 700 opere incompiute nella penisola) alla cittadinanza. La collaborazione tra l’ente comunale e un gruppo multidisciplinare costituito, oltre che da Farm, da Alterazioni Video, Analogique e Fosbury Architecture è inteso come atto politico volto all’attuazione di un’occupazione “gentile” degli spazi. O ancora, l’installazione curata dall’associazione neu [noi] invita i fruitori “alla decostruzione degli stereotipi legati al rapporto fra i siciliani e il resto del mondo”, ponendo domande interattive e offrendo dati e statistiche sull’economia insulare.
Abbiamo Tutto Manca il Resto. Una Sicilia oltre gli stereotipi
La Quadriennale, visitabile fino a giugno 2025, presenta un ricco allestimento che, attraverso i frammenti di un discorso multimediale, restituisce nuove visioni dell’isola. In un’ottica intersezionale i limiti della ricerca estetica sono tracimati per spaziare dall’urbanistica alla sociologia, all’ecologia e ai temi di genere. Tra gli artisti e le artiste coinvolte, molti sono tra i profili più interessanti del nuovo scenario regionale. Solo per citarne alcuni: la danzatrice Agnese Canicatti, con una video-performance incentrata sul corpo e la sua trasformazione; Carmelo Nicotra, con la sua scultura di assemblaggio sul panorama antropico siciliano; Lorenzo Romano e Azzurra Messina, a cui si devono grafiche e interventi pop, onirici e vagamente disturbanti.
Abbiamo Tutto Manca il Resto in Sicilia. Risemantizzare gli stereotipi
Tutto concorre allo sviluppo di narrazioni inaspettate, in grado di risemantizzare gli stereotipi e avanzare nuove specificità. Scrive il giornalista Gaetano Savatteri: “più di una volta davanti ai mali dell’isola […] ho sentito amministratori pubblici, politici, giornalisti e studiosi affannarsi a spiegare che, è vero, la Sicilia è terra martoriata, ma in compenso è la terra di Vittorini, di Brancati, di Quasimodo e tutti gli altri nomi illustri. Le glorie del passato usate per giustificare le deficienze di oggi”. Bene liberarsi da gabbie, alibi e scusanti.
Tiziana Bonsignore
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