Un ricordo di Arno Stern. Storia del pedagogista che studiò il disegno infantile 

Attraverso la definizione del concetto di “formulazione” e di “Closlieu”, le teorie di Arno Stern hanno cambiato il modo in cui leggiamo i disegni dei bambini. Ecco chi era il pedagogista e ricercatore che ci ha insegnato a guardare il mondo con gli occhi dell’infanzia

Il 29 giugno 2024 è morto Arno Stern all’età di 100 anni, dopo aver dedicato la sua lunga vita all’infanzia. Difficile definirlo, non fu propriamente un pedagogista, né un artista, né un ricercatore. Il suo studio che portò poi alla definizione del Closlieu e la scoperta della “formulazione”, ha aperto nuove prospettive sull’educazione, l’infanzia e, più in generale, la nostra condizione umana. 

Le teorie pedagogiche di Arno Stern 

Il presidente della Sorbonne Nouvelle Paris 3, Jamil jean-Marc Dakhlia, rendendo omaggio all’impegno, al rigore e alla lucidità di Stern, lo definisce così: “[Le sue scoperte] fanno di Arno Stern un semiologo oltre che un etnologo – senza dubbio uno dei nostri ultimi grandi esploratori – con il cui nome la storia che insegniamo deve ormai fare i conti”. Nel 1985 Stern creò l’Istituto di ricerca di semiologia dell’espressione, l’I.R.S.E.A.S. per lo studio della “formulation”,  il codice da lui identificato, un sistema di segni che si impone al bambino nel momento in cui impugna una matita o un pennello per tracciare su un foglio. Da quel momento Stern non si è più fermato nei suoi sforzi di comprensione e diffusione. Ma la sua storia di ricerca inizia ancora prima. 

Arno Stern
Arno Stern

Chi era Arno Stern 

Nato da famiglia ebrea tedesca emigrata in Alsazia, Stern sopravvive alla Seconda guerra mondiale, all’interno di un campo di prigionieri in Svizzera. Nel 1946, tornato in Francia trova impiego presso un orfanotrofio dove scopre il potere che la pittura e il disegno hanno su ogni bambino, e dove presto elabora una struttura molto funzionale dove i bambini dipingono in piedi su dei formati vari fissati al muro, al centro un tavolo con delle tempere. Nel 1950 apre a Parigi uno studio su questo modello, una stanza senza finestre volutamente isolata dall’esterno dedicata alla ricezione del mondo interiore del bambino, lo chiama “Closlieu”, “luogo chiuso”. Al suo interno, Stern non insegna, non mostra come fare, ma assiste e fornisce uno sguardo privo di giudizio attento alla spontaneità e alla libertà di ciascuno.  

L’importanza del disegno infantile secondo Arno Stern 

L’approccio molto empirico associato ad un ascolto/osservazione fine e non filtrato da teorie, lo portano presto ad accorgersi dell’emergere nel disegno di alcuni motivi, pattern ricorrenti nelle pitture dei bambini. Stern cerca di approfondire con lo studio di teorie dell’interpretazione del disegno ma presto ne avverte i limiti e le stereotipie, non riscontra una corrispondenza tra la sua esperienza sul campo e i propositi degli esperti. Nel libro The child’s creation of a pictorial world  (1992), la docente di psicologia all’Università del Massachusetts, Claire Golomb, dopo aver delineato diverse metodologie elaborate per interpretare i disegni dei bambini, evidenzia le basi fragili sulle quale esse sono costruite: ciò che si assume come norma, la scelta spesso aleatoria di alcuni criteri, la nostra relazione con la rappresentazione del reale assumendo che l’estetica di un bambino debba coincidere con quella adulta, l’assenza di uno sguardo illuminato dalla storia dell’arte, eccetera. 

Il concetto di “formulazione” 

Stern invece si sente testimone di un fenomeno più ampio, comprende che il bambino piccolo non ha intenti rappresentativi ma è meravigliato dalla sua capacità a segnare ed è animato da questa necessità come un dettato organico. Questa è l’emergenza di quello che chiamerà “formulazione”: essa affiora dalla profondità di una memoria cellulare, testimonianza dei primi tre anni di vita quando i centri mnemonici sono ancora immaturi, ma anche dai nove mesi del vissuto fetale. Alla fine degli Anni Sessanta , Stern intuisce l’universalità di questo codice come parte del patrimonio genetico umano e ne trova conferma viaggiando per vari anni portando il suo materiale per dipingere presso bambini non scolarizzati in Mauritania, nel Niger, in Afghanistan, nell’Amazzonia, ed altri ancora. “La formulazione non emana da un’attitudine particolare o dalla fantasia, tanto meno dalla cultura, è l’espressione di una necessità naturale, forte, presente in tutti finché non veniamo istruiti nel disegno, o finché siamo in grado di lasciare andare certi apprendimenti per entrare in ascolto della propria spontaneità”. 

Cosa ci dice il disegno infantile sull’estetica dei bambini? 

Nell’età evolutiva la formulazione segue lo sviluppo del bambino, partendo da ciò che chiamiamo scarabocchi per diventare segni ben riconoscibili, le figure primarie, fino a diventare in seguito degli oggetti immagini: dei personaggi, delle casette o degli alberi, per esempio. Il processo evidenziato dalla formulazione è quello di un incontro tra il dentro e il fuori, il bambino traccia liberamente per poi accorgersi che i suoi segni assomigliano a degli oggetti che ha osservato nel mondo intorno a sé. Giocando, non riproduce semplicemente quello che vede ma piuttosto interfaccia il proprio mondo interiore con l’esterno in una sorta di atto di ricognizione che lo posiziona non fuori come osservatore, ma dentro come partecipante, generando in lui una profonda gioia. Inoltre, Stern comprende quanto il gioco sia la grande forza motrice naturale per l’apprendimento che permette la progressiva integrazione della ragione. 

Il Closlieu di Arno Stern 

Alleggeriti dalla produzione di un’opera da mostrare, dipingere dentro un Closlieu resta un’esperienza unica dove l’incontro con sé stesso tra abbandono e ragione assomiglia al piacere che abbiamo a danzare o fare musica per noi stessi, nutriti e centrati. Il Closlieu può essere considerato ciò che il filosofo Michel Foucault denominava eterotopia, ossia uno spazio reale ma “assolutamente differente” da tutti spazi sociali, dove il rovesciamento opera come una compensazione, una neutralizzazione, una purificazione, una specie di “utopia situata”. Ad oggi nel mondo e in Italia esistono tantissimi Closlieu. 
La ricerca di Arno Stern apre degli interrogativi enormi sull’infanzia, sul corpo umano, sulla natura dell’espressione e tanto ancora. Quando gli venivano poste domande speculative intorno ai molteplici temi sollevati durante le sue formazioni, Stern rispondeva, umilmente, che aveva fatto la sua parte e il resto sarebbe toccato a noi. 

 
Ysabel Dehais 
Anna Di Bella 

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Ysabel Dehais e Anna Di Bella

Ysabel Dehais e Anna Di Bella

Ysabel Dehais, artista visiva laureata in scultura, arte terapeuta ad orientamento psico fisiologico bioesistenzialista (AEPCIS), tecnica del restauro.  Anna Di Bella, laureata in Ingegneria, Economia delle Imprese e dei mercati, Counselor maieutica, Formatrice in campo pedagogico.  Praticiennes e allieve di…

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