Una volta c’erano anche le gare olimpiche di arte, architettura, musica e letteratura
Nell’antica Grecia si perseguiva l’armonia conciliando corpo e mente e grazie al barone Pierre de Coubertin che fondò il moderno movimento olimpico fino alle metà del XX Secolo le Olimpiadi comprendevano anche le arti
“È giunto il momento di fare il passo successivo e di riportare l’Olimpiade alla sua bellezza originale. Nei tempi d’oro di Olimpia, le belle arti si univano armoniosamente ai Giochi olimpici per creare la loro gloria. Questo sta per diventare di nuovo realtà”, così scriveva su Le Figaro nel 1904 Pierre de Coubertin (Parigi, 1863 – Ginevra, 1937), il dirigente sportivo, pedagogo e storico che nel 1894 fondò il moderno movimento olimpico, che vide la sua prima edizione ad Atene nel 1896. Così, il piano di de Coubertin fu discusso al Congresso Olimpico nel 1906 ma l’idea si concretizzò solo alle Olimpiadi del 1912 a Stoccolma, non senza scetticismi e preoccupazioni su quanto equamente potessero essere giudicate pittura, scultura, architettura, letteratura e musica.
Le arti alle Olimpiadi. Le categorie
Queste cinque categorie inizialmente erano genericamente intese, per poi essere divise in categorie specifiche, quali dramma, lirica o epica, musica orchestrale e strumentale, canto solista e corale, disegno, arti grafiche e dipinti, statue, rilievi, medaglie, targhe e medaglioni, oltre ad architettura urbanistica. Ma non sempre ogni disciplina era premiata. Infatti, in alcuni casi le medaglie non venivano assegnate se i giudici non erano in grado di scegliere un vincitore.
Le arti alle Olimpiadi. Non solo sportivi
Un caso curioso fu quello dei Giochi del 1912 a Stoccolma, primo anno delle arti alle Olimpiadi, in cui lo sportivo Walter Winans degli Stati Uniti – già vincitore di una medaglia d’oro nel tiro a segno quattro anni prima a Londra e di un argento – divenne campione olimpico di scultura. Oltre a lui solo il nuotatore ungherese Alfred Hajos vinse medaglie sia in competizioni artistiche sia sportive, che dopo due ori ad Atene nel 1896, si aggiudicò qualche anno dopo una medaglia d’argento in architettura.
Le arti alle Olimpiadi. Gli anni d’oro
Nel 1920, invece, alle Olimpiadi di Anversa, il concorso per le arti non ebbe gran seguito, mentre tutto cambiò nell’edizione parigina del 1924: parteciparono circa 193 tra musicisti, architetti, scrittori e artisti, di cui tre sovietici, anche se all’epoca l’Unione Sovietica non partecipava ai Giochi. Lo stesso anno è ricordato per la giuria illustre che vi prese parte, che includeva la prima donna a ricevere il premio Nobel per la letteratura Selma Lagerlöf e il celebre compositore russo Igor Stravinsky. Anche l’edizione successiva del 1928 ad Amsterdam ebbe successo, tanto che tra i partecipanti possiamo ricordare il francese Paul Landowski, che vinse l’oro olimpico per la scultura di un pugile, ora più noto per aver realizzato il Cristo Redentore di Rio de Janeiro.
Le arti alle Olimpiadi. Cosa resta
Purtroppo, le arti furono comprese nelle gare olimpiche fino al 1948 e nonostante il CIO tentò di reintrodurle a Helsinki nel 1952 l’idea fu respinta. Oggi molte delle opere premiate sono andate perdute anche se alcuni tra i progetti architettonici di una volta sono rintracciabili e tuttora in uso. Tra questi, lo Stadio Olimpico di Amsterdam progettato dall’architetto Jan Wils riconosciuto con un oro olimpico nel 1928 e il Payne Whitney Gymnasium presso la Yale University progettato dall’architetto John Russell Pope argento olimpico nel 1932.
Caterina Angelucci
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