La Biennale di San Paolo va in tour. Prima volta in Bolivia per la manifestazione brasiliana

Tra agosto e ottobre 2024, la Biennale d’Arte brasiliana porta una selezione di opere, temi e artisti protagonisti dell’edizione 2023 a La Paz, con un focus dedicato all’artista ottocentesca boliviana Melchor Maria Mercado. Obiettivo: superare i confini attraverso l’arte

È attesa per la seconda metà del 2025 la 36esima edizione della Biennale di San Paolo, che in quanto a longevità è seconda solo alla Biennale di Venezia.

Aspettando la Biennale di San Paolo 2025

Fondata nel 1962, la biennale brasiliana – una delle pochissime a ingresso gratuito – ha accentuato da qualche anno a questa parte il suo ruolo “provocatorio” nel leggere la realtà contemporanea attraverso un approccio che sfida le etichette e i confini. Per questo il curatore dell’edizione 2025 sarà il camerunense Bonaventure Soh Bejeng Ndikung (Yaoundé, 1977), scelto innanzitutto per la sua formazione interdisciplinare, che gli assicura un approccio non convenzionale alla curatela e allo studio delle arti, con particolare attenzione per le arti performative, sonore e installative.

La Biennale di San Paolo in tour

Già tra qualche giorno, però, la macchina della Biennale si metterà in moto per il consueto appuntamento con il tour internazionale che la Fondazione Biennale di San Paolo organizza dal 2011, per portare nel mondo una selezione delle opere e degli artisti protagonisti dell’ultima edizione allestita.
Nel caso specifico, il 2024 vedrà tra i Paesi ospitanti la Bolivia, l’Argentina e l’Angola. E dal 16 agosto al 20 ottobre, grazie a un accordo con la Fundaciòn Cultural del Banco Central de Bolivia sarà il Museo Nacional de Arte di La Paz ad accogliere la mostra dedicata alle Coreografie dell’impossibile, tema della Biennale di San Paolo 2023 (andata in scena da settembre a dicembre dello scorso anno).

Exhibition view of the work of Melchor María Mercado during the 35th Bienal de São Paulo – choreographies of the impossible © Fundação Bienal de São Paulo
Exhibition view of the work of Melchor María Mercado during the 35th Bienal de São Paulo – choreographies of the impossible © Fundação Bienal de São Paulo

La Biennale di San Paolo in Bolivia: la mostra

Gli artisti selezionati sono nove, già protagonisti di un tour che ha toccato nei mesi scorsi diverse città del Brasile: Ahlam Shibli, Bouchra Ouizguen, Cabello/Carceller, Carmézia Emiliano, Colectivo Ayllu, Melchor María Mercado (artista boliviana dell’Ottocento, esploratrice e pittrice di paesaggio, e dunque centrale in questa tappa del tour), Min Tanaka, François Pain, Stanley Brouwn, Trinh T. Minh-ha. Il progetto, a cura di Diane Lima, Grada Kilomba, Hélio Menezes Manuel Borja-Villel – già curatori della Biennale 2023, progettata come rassegna collaborativa e “decentralizzata” – darà particolare spazio agli acquerelli di Mercado, conservati nell’Archivo y Biblioteca Nacionales de Bolivia, e realizzati tra il 1841 e il 1869, importante testimonianza del periodo di passaggio della Bolivia da colonia a Repubblica indipendente.
Anche la mostra, come da filosofia della Biennale di San Paolo, sarà gratuita; e permetterà di consolidare il legame tra i due Paesi sudamericani, che per la prima volta si trovano a collaborare, nell’ottica di “internazionalizzare l’arte brasiliana”, spiega il presidente della Fondazione Andrea Pinheiro, e al contempo stringere rapporti più proficui tra culture confinanti.

Una Biennale in viaggio per superare i confini

Del resto, proprio l’edizione 2023 della Biennale si era posta come obiettivo fondamentale la prerogativa di sconfinare oltre il Brasile: “I temi proposti dalla 35esima Biennale attraversano innumerevoli territori in tutto il mondo, quindi il fatto che le Coreografie dell’impossibile non siano confinate nel Padiglione della Biennale è estremamente importante per il lavoro svolto”, spiegano oggi i curatori entrando nel merito di un progetto centrato sull’esplorazione delle urgenze e delle complessità del mondo contemporaneo, affrontate dal punto di vista culturale, sociale e politico attraverso le molteplici traiettorie di coreografie dell’impossibile.

Livia Montagnoli

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