Giorgio Milani, l’artista della poesia visiva con lo studio in una chiesa affrescata del Settecento

In Val Tidone, alle porte di Piacenza, Milani lavora negli spazi di una chiesa sconsacrata, che è diventato atelier creativo e deposito per la sua imponente collezione di caratteri tipografici, all’origine di un lavoro ultradecennale tra immagine e scrittura

Si addice indubbiamente alla scelta di stare sospeso tra immagine e scrittura, indagandone con approccio originale le interazioni e dando vita a una forma di poesia visiva che ne caratterizza il percorso artistico dalla metà degli Anni Settanta, l’atmosfera immaginifica e insieme sacrale dell’ex chiesa settecentesca di San Rocco a Borgonovo Val Tidone, che Giorgio Milani ha scelto per farne il suo atelier, circondato dagli affreschi del piacentino Luigi Mussi (1694-1771).

La chiesa di San Rocco a Borgonovo Val Tidone
La chiesa di San Rocco a Borgonovo Val Tidone

Giorgio Milani e lo studio nella chiesa di Borgonovo Val Tidone

Per i paesaggi e la gente della Val Tidone, sulla strada che il torrente omonimo scava nell’Appennino ligure tra le province di Piacenza e Pavia, Milani rivela un affetto particolare, “per la dolcezza del territorio e per gli abitanti che assomigliano al paesaggio”, in un alternarsi di rocche, vigneti e piccoli borghi. E dunque dopo un passaggio nella frazione di Arcello di Pianello, oggi l’artista piacentino, classe 1946, ha trovato la spazio ideale per esprimere la propria creatività e realizzare i suoi progetti all’interno della chiesa sconsacrata di Borgonovo. Ricavandone uno studio d’artista inaspettato, dove gli affreschi antichi e i segni del tempo catturano lo sguardo a primo impatto, prima che l’attenzione si concentri su attrezzi e lavori work in progress, tra caratteri tipografici – quelli degli alfabeti di Milani, delle sculture in acciaio corten, delle composizioni in legno realizzate con caratteri mobili scovati nei magazzini di vecchie tipografie e riciclati, delle tele monocrome – colori, forme.

Giorgio Milani e la poesia visiva. Tra scrittura e immagine

L’interesse di Milani per la scrittura visiva, intesa come strumento di memoria del sapere umano ma anche come ricerca artistica sui volumi e sulla materia, matura a partire dalla metà degli Anni Settanta, sulla scorta di pregresse esperienze nel mondo della grafica, della comunicazione e della pubblicità. È l’epoca dei primi Poetari, assemblaggi in cui interagiscono scultura e poesia, pittura e immaginazione, esposti per la prima volta a Milano nel 1997, per la mostra Poetari di fine Gutenberg, organizzata dalla Fondazione Stelline e curata da Tommaso Trini. Allo stesso anno risale il Poetario Blu, un’opera di grande formato che viene collocata all’interno dell’Università Cattolica di Piacenza; dell’anno successivo è il Libro Poetario di Gutenberg posto all’ingresso della Biblioteca Passerini Landi di Piacenza. Dopo le lettere, infatti, l’interesse si proietta naturalmente sul libro, che nel 2013 sarà anche oggetto di una performance nella Bebelplatz di Berlino: dando fuoco al suo Libro Poetario, Milani evoca il rogo nazista del 1933, in cui furono bruciati 25mila volumi ritenuti pericolosi dal regime.

Lo studio di Giorgio Milani nella chiesa di San Rocco a Borgonovo Val Tidone
Lo studio di Giorgio Milani nella chiesa di San Rocco a Borgonovo Val Tidone

Giorgio Milani e l’arte pubblica

Di pari passo alla fama dei Poetari, esposti già nel 1998 all’Art Miami e nel 2002 al Druckunst Museum di Lipsia, che dedica a Milani la prima importante personale all’estero, cresce l’interesse dell’artista piacentino per la tridimensionalità, che dà forma alle sculturepiramidali, alle colonne, alle spettacolari spirali. Prestandosi alla realizzazione di grandi opere pubbliche come la fontana di Salsomaggiore Terme (Opera aperta fra Oriente e Occidente, 2010)o quella precedente di Brera a Milano (Dove mormori eterna l’acqua di giovinezza, 2007), la ROSAe (2010) di 8 metri in acciaio e calcestruzzo per la stazione ferroviaria di Fiorenzuola d’Arda, la Porta di Luce (2014) per la Chiesa di Santa Franca a Piacenza, l’installazione sulla facciata dello storico Campiello di Vigonovo, in occasione del restauro del palazzo. È il 2011, e Milani – trattando la facciata come fosse una pagina bianca su cui scrivere – lavora su 190 pannelli in corten, incisi al laser con versi scelti insieme a Philippe Daverio, che già aveva curato una sua mostra a Milano nel 2007.

La poetica di Giorgio Milani. Mostre e pubblicazioni

Il valore e la fortuna critica della ricerca di Milani sono testimoniati da mostre, pubblicazioni e partecipazioni a manifestazioni di rilievo in Italia e all’estero, che si succedono negli anni: nel 2005, l’artista è invitato alla XIV Quadriennale di Roma dove espone Opera aperta, un grande poetario costituito da circa 1.800 fregi e caratteri tipografici; nel 2009 è fra i sedici artisti internazionali invitati a Berlino per la realizzazione di alcune opere all’interno della Biblioteca Statale Unter den Linden; nel 2010 è tra i protagonisti della collettiva sulla Poesia visiva al MART di Rovereto; nel 2013 espone a New York in due mostre personali: Poetari e frottage presso il Consolato Generale d’Italia e White Words presso Boffi Soho.
Nel 2020 è la galleria piacentina Volumnia, nella chiesa sconsacrata di Sant’Agostino, a ospitare la grande personale La scrittura come enigma, a cura di Elena Pontiggia. Un compendio del lavoro di Milani, tra scultura, assemblaggi e pittura, che documenta i cicli più importanti dell’artista: oltre ai Poetari, le Torri di Gutenberg, le Babeli, le Sublimazioni, i Canti ad Ombre Rare, le Sindoni (queste ultime frutto di una ricerca sul bianco). Ad accompagnare la mostra è il volume omonimo edito da Gli Ori, testo di riferimento per approfondire l’opera di Giorgio Milani.

Livia Montagnoli

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