Mostre sul mare in Liguria: la nuova installazione multimediale dell’artista Clarissa Baldassarri ad Albisola
Qual è la differenza tra esposizione ed esibizione? La questione è indagata dal nuovo intervento di Clarissa Baldassarri, ospitata dalla gallerista milanese Raffaella Cortese, in collaborazione con Gian Marco Casini Gallery, nel suo spazio dedicato ai progetti site-specific ad Albisola Superiore. Ne parliamo con tutti e tre
Una macchina fotografica e un proiettore. La prima cattura l’immagine di una piccola finestra rossa, il secondo la trasmette in tempo reale sul vetro della porta. L’essenza di questa installazione risiede nella parola “esposizione“. Tecnicamente, i tempi e l’apertura del diaframma sono manipolati, o meglio “orchestrati”, per creare un’esperienza evanescente. L’immagine si trasforma nel tempo, alternando momenti di esposizione naturale a fasi di sovraesposizione e sottoesposizione. Concettualmente, l’artista invita a riflettere sulla differenza che esiste tra esporre ed esibire, dove la prima implica una presentazione immediata, mentre la seconda comporta un’illustrazione attentamente calcolata e artificiale dell’opera. È in questo ampio spettro di significati che si inserisce il nuovo progetto della giovane artista Clarissa Baldassarri (Civitanova Marche, 1994). Site-specific, sì. Perché scegliere di proiettare quella finestra non è per niente casuale: dal 2022 illumina le pareti dello spazio che la gallerista milanese ha pensato in via Cristoforo Colombo 54 ad Albisola Superiore, dove ogni estate ospita un artista emergente. Ce ne hanno parlato Raffaella Cortese, Clarissa Baldassarri e il suo gallerista Gian Marco Casini.
L’intervista a Clarissa Baldassarri, Raffaella Cortese e Gian Marco Casini
Tutto è iniziato da quella finestrella di legno verniciata di rosso…
Clarissa Baldassarri: Ricordo benissimo quella giornata ad Albisola. Eravamo di fronte a quella piccola finestra, e Raffaella mi disse “Stavo pensando di cambiarle colore. Non so, tu cosa ne pensi?”. Per me era perfetta così, nella sua posizione centrale, un’icona da contemplare. Pochi giorni prima avevo letto un articolo che spiegava il fenomeno delle finestre dipinte sulle facciate liguri, un’altra coincidenza che non potevo ignorare. La Repubblica di Genova, alla fine del Settecento, istituisce una tassa sulle finestre. Chi ne aveva di più, doveva pagare un’imposta. Per risparmiare, in molti decisero di murarle e rimpiazzarle con colorati dipinti. Proprio davanti a uno di questi trompe-l’œil, ripresi la discussione che avevamo fatto poco prima. E da lì che ha inizio Exposure Value.
Gian Marco Casini: Clarissa, ormai lavoriamo insieme da sette anni, e ogni volta che pensiamo a un nuovo progetto da fare insieme succede questo: tu inondi e irradi tutti quelli che ti stanno intorno con un’energia impressionante. Delle giornate passate ad Albisola che hanno preceduto l’inaugurazione della mostra, io mi ricordo soprattutto questo.
Raffaella Cortese: Verissimo. Anche se… Sono stata colpita in primis dal lavoro di Clarissa. Poi ho scoperto la sua carica umana, un valore raro e prezioso. Se è vero che l’allegria è una forma di coraggio, allora la passione vitale diventa una forza che scorre libera e potente. Mi viene in mente Artist as Combustible di Jana Sterbak, un breve video in cui l’artista incendia la sua testa in un lampo di combustione.
Clarissa mi ha spiegato che esporre, a differenza di esibire, è un’azione più intima. Pensiamo soltanto che tra i suoi significati ci sono “mettere fuori” e “offrire alla vista”. Questo comporta un rischio e un confronto costante con il pubblico.
C.B.: Più che intima, preferirei definirla un’azione complessa. La sua complessità emerge solo quando la si accosta al suo sinonimo: esibire. Considerata da sola non ci faremo caso. È un po’ come la differenza tra il sentire e il provare, tra il vedere e il guardare, tra l’emozione e il sentimento. La differenza risiede più che altro dal punto di vista, dalla prospettiva, nella durata. Un’emozione può essere passeggera, il sentimento rimane. Un’esibizione prima o poi finisce, un’esposizione può essere permanente.
R.C.: Ho litigato un po’ con i termini esibire ed esporre, poi sono tornata a vedere la nostra finestra da sola dopo lo scompiglio dell’inaugurazione, e penso che l’installazione di Albisola sfidi il concetto di interno ed esterno, esterno ed interno. Questo riflette il nostro movimento nello spazio e nel tempo, con tutte le sue sfumature. Clarissa, hai compiuto un lavoro estremamente accurato, poetico e concettuale.
G.M.C.: Al di là della differenza di significato, credo che questa tua mostra presso la sede di Galleria Raffaella Cortese ad Albisola serva, prima di tutto, a chi la incontra, proprio a porsi in una condizione che ti impone una riflessione a proposito delle differenze nei contenuti dei concetti di cui parli. L’arte credo debba creare proprio questo, importi di sentire, vedere e provare un sentimento. Tutte cose che poi ti entrano nel profondo e non ti abbandonano più.
Lo spazio di Albisola ospita ogni estate un progetto nato dalla collaborazione con una galleria emergente e un suo artista. Quali connessioni si creano tra queste tre figure?
R.C.: Ci tengo profondamente a questo aspetto. È il culmine dell’estate espositiva di Albisola. Credo che la linfa vitale dell’arte risieda nel continuo dialogo tra tradizione e innovazione. Solo se perseguito e condiviso dalle nuove generazioni di artisti e galleristi, questo impegno può garantire e illuminare il futuro. Ho sempre pensato allo spazio di Albisola come uno spazio di libertà, intesa in termini arendtiani, e poi secondo la riflessione di Liliana Moro, per cui vivere un’esperienza comune significa condividere uno spazio e un tempo, ma soprattutto il proprio pensiero e le proprie azioni nel quotidiano.
C.B.: Le connessioni che si sono create sono state molto naturali, autentiche e vere. Con Gian Marco, ormai, ci conosciamo e lavoriamo insieme da più di sette anni. Scherzando, dico sempre che la relazione che ho con lui è la mia storia più lunga. Come tutti i rapporti solidi che durano nel tempo, la fiducia, la sincerità, la passione e la condivisione degli stessi obiettivi sono state le chiavi del nostro legame, privo di inganni e gelosie. Anche per questo, la connessione che si è creata successivamente con Raffaella non poteva essere altrimenti. Raffaella Cortese ha notato e creduto nel mio lavoro anche grazie all’impegno che Gian Marco ha dimostrato negli anni. Io non posso che essere immensamente grata e onorata per tutto questo.
G.M.C.: Collaborando con una realtà come Galleria Raffaella Cortese, ti accorgi di quanta strada ci sia ancora da fare come giovane gallerista. L’impegno costante nella ricerca si traduce in progetti di alta qualità. Le ultime mostre che ho visto nella sua sede milanese, quelle di Zoe Leonard e Gabrielle Goliath, erano ricche di profondità sociale, intellettuale e culturale. Il coraggio nelle scelte di programmazione è legato alla responsabilità e moralità del nostro lavoro. Avere, in questo aspetto, un riferimento come lei è fondamentale per me.
R.C.: Credo nella durata, nella persistenza delle relazioni umane e intellettuali. Nell’iperpresente in cui viviamo, per me, si costruisce ancora così, nel lento, costruire mostra dopo mostra.
Prossimi appuntamenti, progetti futuri…
C.B.: Sono stata recentemente ospite della Dynamo Camp a Limestre, dove ho realizzato un workshop all’interno della sezione Art Factory. A ottobre ci sarà l’inaugurazione presso la loro galleria (presto Fondazione), dove verranno presentate tutte le opere realizzate dagli artisti durante l’anno. A settembre inaugurerò la mia quarta mostra personale nella nuova sede di Gian Marco Casini a Livorno. Subito dopo partirò per due mesi in Corea del Sud, dove sarò ospite negli spazi di Horanggasy Creative Studio per sviluppare, durante la residenza, la mia prossima ricerca sulla glossolalia.
G.M.C.: Come dici, Clarissa, inaugureremo il mio nuovo spazio con la tua mostra. Successe la stessa cosa, nel 2018, con lo spazio dove sono adesso. Per me è un passo importante, che desideravo da alcuni anni. Sono felice di condividere con te, ancora una volta, un momento decisivo per la mia crescita.
R.C.: Per i 30 anni della galleria stiamo lavorando a una mostra con un’artista molto speciale e di riferimento, che si terrà nel a primavera del 2025. Ma intanto pensiamo già alle prossime stagioni liguri, quella autunnale con Alejandro Cesarco, e quella estiva in collaborazione con una galleria straniera. Ci piacerebbe ampliare sempre di più i nostri orizzonti, rendere Albisola quello spazio di libertà che l’arte ha sempre rappresentato per me. E anche di recupero, di incontro con artisti che amo da sempre ma con cui non ho ancora avuto occasione di collaborare. Per la prima stagione del 2025, inviterò Liliana Moro a pensare a un nuovo progetto.
Gabriele Cordì
https://albisola.raffaellacortese.com/ita-clarissa-baldessarri/
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