In arrivo a Barcellona Manifesta 15. Ecco gli artisti italiani che partecipano alla biennale nomade
Sono quasi 50 i partecipanti invitati a riflettere, attraverso l’esplorazione culturale, su transizione ecologica e sociale e cambiamento climatico alla manifestazione biennale e nomade tra le più importanti d’Europa
“Attraverso il dialogo critico e l’espressione artistica, Manifesta 15 promuove l’empatia, la solidarietà e l’azione collettiva, sfidando gli individui a confrontarsi con la loro complicità nei sistemi di oppressione, a immaginare percorsi verso la liberazione e a immaginare possibili nuovi futuri”, esordisce la mediatrice creativa Filipa Oliveira che insieme alla storica direttrice Hedwig Fijen e gli undici artisti che compongono il team di lavoro – Ariadna Amat Garcia, Penélope Cañizares Bellido, Cristina Castells Tort, Raquel Morcillo, Mireia Mascarell, Gisel Noè, Óscar Abril Ascaso, David Linares Ramos, Joan González Cano, Andreu Dengra Carayol e Imma Vilches García – presenta il programma della 15esima edizione di Manifesta. La rassegna d’arte biennale e nomade, tra le più importanti d’Europa, si svilupperà dall’8 settembre al 24 novembre 2024 attraverso 12 città catalane dell’area metropolitana di Barcellona – si tratta dell’edizione più grande mai tenuta – in collaborazione con artiste e artisti locali: dai fiumi Besòs e Llobregat alla catena montuosa del Collserola e alla zona del Vallès, saranno coinvolti quei luoghi che delimitano la città e dove sono in atto le grandi trasformazioni urbane del futuro.
Manifesta 15 a Barcellona. I temi
Sono transizione ecologica e sociale e cambiamento climatico i temi attorno cui si sviluppa l’edizione 2024 di Manifesta – con il nome di Balancing Conflicts, Cure and Care e Imagining Futures –, che si chiede come le città si svilupperanno in relazione all’innovazione del design e dell’ecologia: “In particolare ci occuperemo di come prendersi cura del mondo e degli altri. Questo è un cambiamento che accoglie i contributi non solo da parte di curatori e mediatori, ma anche da parte di collettivi e ricercatori la cui principale occupazione è la transizione ecologica e sociale”, aveva raccontato ad Artribune Hedwig Fijen in un’intervista a inizio anno. “A Manifesta 14 in Kosovo è diventato molto chiaro che raccontare e creare storie per e con le comunità, è sempre più importante, soprattutto in Paesi con molti conflitti e questioni sociali aperte. Questo può avvenire attraverso la letteratura, l’architettura, il social design, il cinema, dando voce anche ad attori non umani come alberi, fiumi e mari”.
Manifesta 15 a Barcellona. Gli artisti invitati
Così, i quasi 50 partecipanti sono stati invitati a lavorare a livello site specific attraverso una ricerca critica collaborativa che ha coinvolto a sua volta artisti, architetti e pensatori locali. E tra questi ci sono anche cinque artisti italiani: la più giovane è la italo-senegalese Binta Diaw (1995), la cui arte fonde in un’azione rizomatica elementi geografici, storici e culturali che riflettono ed evocano, dal personale al collettivo, temi globali come il colonialismo, la diaspora, la migrazione e il panafricanismo. Segue Bea Bonafini, classe 1990, che vive tra Londra e Barcellona e che attraverso il disegno, la pittura, l’arte dell’arazzo e della ceramica “si addentra nell’intersezione dell’umanità con altre forme di esistenza”, interessandosi alla natura ciclica dei materiali e dei simboli, oltre alla rinascita delle mitologie interculturali nelle riconfigurazioni contemporanee. C’è anche Chiara Camoni (1974), reduce dall’importante personale presentata da Pirelli HangarBicocca a Milano conclusasi lo scorso 21 luglio, la cui pratica si estende dal disegno alle stampe vegetali, dal video alla scultura, con particolare attenzione alla ceramica e il cui lavoro si compone di oggetti di uso quotidiano appartenenti al mondo domestico o di materiali organici come erbe, bacche e fiori, ma anche diversi tipi di argilla e ceneri.
L’Italia a Manifesta 15 a Barcellona
Infine, due importanti collettivi costituiscono la partecipazione italiana a Manifesta 15. Da una parte Claire Fontaine – la cui opera Foreigners Everywhere ha dato il titolo alla 60ma Biennale di Venezia – che, sottolineando la sperimentazione e la lotta contro la repressione sociale, realizza opere che evocano emozioni e intensità oltre il linguaggio, coinvolgendo lo spettatore e promuovendo un senso di speranza condivisa e resilienza; dall’altra, invece, Masbedo che negli oltre 25 anni di carriera hanno coltivato un ricco corpus di opere caratterizzato da una continua esplorazione e fusione di diversi linguaggi artistici: dal video all’installazione, dal cinema alla performance, dal teatro d’avanguardia al sound design, gli si distinguono per una pronunciata qualità immersiva dell’immagine e un impegno per la specificità del sito in cui si inseriscono. Parteciperà anche l’Istituto Italiano di Cultura di Barcellona, che presenta il progetto Sowing Archives con le artiste Adelita Husni Bey, Muna Mussie e Daniela Ortiz, curato dal collettivo LOCALES con base a Roma (composto da Sara Alberani e Chiara Siravo), selezionato tramite il bando IT out OFF promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea.
Caterina Angelucci
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