A Bologna l’artista Robert Kuśmirowski e la sua grande mostra-riflessione sulla strage di Ustica 

Per la prima volta con una mostra personale a Bologna, l’artista polacco indaga l’importanza della memoria e del ruolo che dobbiamo coltivare per preservarla

La Sala delle Ciminiere del MAMbo d Bologna assume connotati inediti grazie alla prima personale dell’artista polacco Robert Kuśmirowski (Łódź, 1973), curata da Marinella Paderni e Lorenzo Balbi. La mostra, dal titolo PERSO[A]NOMALIA, indaga i temi della memoria e della perdita per il 44º anniversario della strage di Ustica, incidente aereo che vide la morte di 81 persone nelle acque del Mar Tirreno. 

Robert Kuśmirowski © Ornella De Carlo
Robert Kuśmirowski © Ornella De Carlo

La mostra di Robert Kuśmirowski a Bologna 

Memoria e attualità, passato e presente convergono, portando in auge non solo una riflessione sugli oggetti e le molteplici sfaccettature che possono assumere, ma anche sull’anomalia del presente e del disfacimento che ne consegue nell’epoca attuale di profonda digitalizzazione. Il visitatore viene calato in un’atmosfera ermetica e inquietante, in cui i concetti di spazio e di tempo si dissolvono nella sfumatura tra memoria collettiva e immaginazione personale. L’acre odore di bruciato, dovuto al rogo di libri all’ingresso della mostra, inaugura il percorso espositivo verso un viaggio di confronto tra ciò che è stato e ciò che rischia di perdersi nell’oblio moderno

Robert Kuśmirowski, Interakcje Festiwal, 2023, © Daria Krasoń
Robert Kuśmirowski, Interakcje Festiwal, 2023, © Daria Krasoń

La memoria sospesa nell’arte di Kuśmirowski 

Kuśmirowski crea atmosfere sospese e nostalgiche, fondando la sua poetica su paradossi temporali. Il tema della memoria è una cifra stilistica ricorrente, manifestandosi nella ricostruzione di ambienti storici e nella valorizzazione di oggetti legati a storie passate. Ne è un esempio Luft Hansa (2017), la meticolosa ricostruzione con suppellettili d’epoca dell’ufficio voli della compagnia aerea tedesca che apre un dialogo sulla mutevole memoria collettiva dei luoghi. 
Analogamente, Cosmorama (2010) invita a riflettere sulle pratiche manuali che il tempo ha obliato, frutto della diffusa industrializzazione nelle fabbriche. Da dei binocoli si osservano brevi filmati in cui l’artista si autoritrae mentre rievoca mestieri ormai dimenticati, di cui resta solo il ricordo.
Tra le sale della mostra si scopre che ogni minimo dettaglio dell’esposizione custodisce un frammento di memoria e un richiamo a eventi passati, spesso ormai dimenticati. 

Kuśmirowski e la nuova vita degli oggetti 

Gli oggetti abbandonati e consumati dalla polvere divengono una riflessione sulla natura effimera del tempo. Questi infatti, vengono reinterpretati e liberati da Kuśmirowski dalla banalità e dall’oblio a cui erano destinati, varcando soglie in cui la distinzione tra realtà e finzione sfuma. Questa forma di riabilitazione culturale non solo restituisce dignità agli oggetti, ma permette anche una rinnovata comprensione della storia e delle esperienze umane. 
Con Portier (2024), installazione cardine della mostra, gli oggetti esposti vengono privati del loro valore auratico di opere d’arte. Ciò consente allo spettatore di riconoscere in essi elementi di un proprio vissuto familiare, richiamando memorie non solo personali, ma anche dei propri antenati. 
L’opera The Piano (2024), evocata da una melodia nella prima sala della mostra, è un inno nostalgico al recupero di questo strumento. L’intima stanza in cui è ospitato il pianoforte accoglie chi vi entra definendosi come un malinconico rifugio rispetto all’esterno. Nello spazio sospeso della mostra, gli oggetti del passato prescindono la canonica veste di reliquie elevandosi ad autentici simboli d’immortalità, spingendoci a riflettere sul valore della memoria e sul nostro ruolo nella sua preservazione. 

Diana Cava 



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