Le “bandierenere” di Mario Consiglio a Palermo. Vessilli di parole in rivolta

Spazio Rivoluzione, un piccolo artist run space nel centro storico di Palermo, ospita un nucleo di sculture che mettono in forma parole. Arte visiva, poesia, musica, per un progetto di ricerca sintetico e incisivo.

È scrittura implosa, addensata, cupa, quella che Mario Consiglio (Maglie, 1968; vive tra Berlino e Perugia) ha scelto di tradurre in scultura, interpretando la forma del nero come possibilità latente d’espressione, poesia potenziale. Frammenti di un discorso politico, plastico, poetico, tratti dalla produzione letteraria di Davide Banda, che incontrò Consiglio oltre trent’anni fa, tra le aule del corso di Pittura all’Accademia di Urbino, entrambi allievi per un anno di Pier Paolo Calzolari: fu l’inizio di una storia di fratellanza mai più interrotta.
Artista e poeta brillante, come ha raccontato l’amico, ancorché insofferente alle regole del sistema dell’arte e del mercato, Banda rinunciò a fare del suo talento un mestiere e lasciò che anche i suoi versi germinassero in una sfera d’intimità e di ricerca privata: le sue raccolte, per scelta, non sono mai state pubblicate.
Ma sono versi che lo stesso Consiglio continua a riscoprire e plasmare, resuscitandoli in forma di opere. Una collaborazione che oggi trova nuovo approdo a Palermo, all’interno dello Spazio Rivoluzione, piccolo luogo espositivo indipendente, guidato da un altro artista, Adalberto Abbate (Palermo, 1975): un ex magazzino al pianoterra di un antico palazzo, nel cuore del centro storico.

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Mario Consiglio, Bandierenere, 2024 – Spazio Rivoluzione, Palermo, exhibition view

Parole come immagini in rivolta nelle opere di Mario Consiglio

Nel nero soffice e totale della gommapiuma, materiale che Consiglio utilizza da tempo, il messaggio si rapprende, ruvido, tagliente, schietto, cristallizzando quello spirito di rivolta che ha il sapore di memorie incagliate tra gli Anni Ottanta/Novanta: le morbide estroflessioni, collocate lungo le pareti consunte con un allestimento severo, uniscono dolcezze di linee ed ispirazioni emotive al piglio rude di gesti radicali, mentre risuona l’eco di una certa militanza antisistema, tra controculture, venti underground, movimenti giovanili di contestazione, fino all’esplosione della cultura street e hip-hop. Ed è innegabile qui il riferimento alla grafia, tondeggiante e repentina, che i pionieri del graffitismo utilizzavano come codice urbano per segnare territori, fare comunità, contestare e rivendicare. Parole come immagini, sparate in corsa con una bomboletta. Al pari di quelle scritte sui muri, anche questi oggetti opachi di Consiglio-Banda, non subito comprensibili, si danno innanzitutto come segni visivi, la cui forza dirompente è nel tratto, ancor prima che nel senso.

La mostra di Mario Consiglio a Palermo tra suoni elettronici e immagini metropolitane

Le “bandierenere” esposte a Palermo sono allora misteriosi vessilli di un’arte del sovvertire: sul filo di ricordi, desideri, pratiche estetiche e politiche, l’idea del ribaltamento contagia sistemi di potere, certezze, schemi sociali e di linguaggio. Parole lievi sovvertite in ancoraggi scultorei, sculture sovvertite in illusioni verbali. Ma non solo. Ritagliando grafie liquide, la materia densa – lavorata manualmente, senza l’ausilio di laser – si sovverte anche in sostanza uditiva: nell’ambiente risuona un intenso lavoro del producer Gianmaria Coccoluto (Roma, 1994), figlio d’arte, che dal grande dj Claudio Coccoluto, scomparso prematuramente nel 2021, ha imparato l’arte dei suoni elettronici e del djing. Le due tracce originali, battezzate Datevi fuoco, colgono del progetto di Consiglio la vocazione oscura, nostalgica e poeticamente incendiaria, scivolando come correnti sotterranee in un loop cavernoso, crudo, dal sapore dark, deep, a tratti noise. Le immagini sonore sembrano giungere dal cuore metallico e notturno di città lacerate, divise tra violenza e progresso. È un altro interessante incastro in questa storia di scambi sinceri tra artisti: come spesso accade, un piccolo spazio autogestito conserva il senso di quel fare ricerca che, a Palermo, in tanti contesti mainstream e istituzionali viene dimenticato, se non colpevolmente calpestato.

Gianmaria Coccoluto, Datevi fuoco, 2024

Il futuro secondo Mario Consiglio

E se i concetti di ricerca e di futuro si tengono l’un l’altro, indistricabili e necessari, è proprio al futuro che guardano molte delle parole trasferite nella terza dimensione da Mario Consiglio: “Il futuro è bestiame”, “Nessuna specie è futura”, “Le mie certezze non sono pacifiche”. All’orizzonte, intanto, la frase “Please cop don’t kill my son on a sunny day” tratteggia l’epilogo amaro di certe tragedie contemporanee, consumate sull’asfalto di metropoli occidentali. Ti prego poliziotto, non uccidere mio figlio in un giorno di sole. Parole iniettate di rabbia e di compassione, per un ennesimo delitto, figlio di profonde contraddizioni.
Ritagli di cronaca nota riemergono così, improvvisi, da pagine poetiche sconosciute, offerti all’occhio grazie al nero che, cancellando, occultando, custodendo, restituisce volume al ricordo e alla visione.

Helga Marsala

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, editorialista culturale e curatrice. Ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a lungo,…

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