Un ricordo di Claudio Cerritelli. Morto il critico d’arte che fu ponte tra due generazioni
“Uno dei più spericolati commentatori della pittura non figurativa italiana contemporanea”. Così Marcello Carriero ricorda il critico e studioso Claudio Cerritelli
Claudio Cerritelli (Roccaraso, 1953) s’è spento il 1° agosto dopo una lunga malattia a settantun anni. Lo avevo visto a Milano quando stavo allestendo la mostra di Marco Ferri alla Nuova Galleria Morone, lo raggiunsi a un bar e, insieme, ci inabissammo nel suo studio.
Chi era Claudio Cerritelli
Lo studio di Claudio era, infatti, sotto il livello stradale, un labirinto di libri e opere d’arte con un’apertura simile a una radura in una foresta di carta dove, a una scrivania, scriveva. Di lui sapevo quasi tutto. Si era formato all’Università di Bologna e aveva cominciato ad interessarsi alla pittura analitica di cui seguì le vicende portando il suo apporto critico sino alla soglia del periodo più problematico dell’aniconismo.
L’attività di critico di Claudio Cerritelli
Fondatore e caporedattore della rivista Meta, Claudio era sempre alla ricerca di una coerenza critica con un rigore filologico utile a dissipare la cortina mistificante della simulazione, a questo univa a una curiosità che lo spingeva a cercare nuovi talenti e nuove formule visive. Fu proprio il pittore Marco Grimaldi, uno di questi talenti, che mi introdusse alla prosa di Claudio. Attento a non scadere nella retorica ondivaga e citazionista, Claudio è stato forse uno dei più spericolati commentatori della pittura non figurativa italiana contemporanea. Come ponte tra due generazioni s’è interrogato ed ha interrogato la scena artistica sulla validità del concetto di avanguardia anche alla luce dei continui spostamenti imposti dalla postmodernità.
Claudio Cerritelli e l’insegnamento
Cerritelli era sarcastico e smaliziato, ma conservava una sensibilità che mai scadeva nell’ingenuo gregarismo, nel commento ottuso e nell’ovvio allineamento. Colto interlocutore con il mondo delle gallerie meneghine, Claudio era stato docente all’Accademia di Brera, una posizione dalla quale testimoniava la profonda esperienza di studio sulla pittura e dalla quale sollecitava intellettualmente nuove generazioni di artisti. Proprio questo è stato il lato più affascinante che sedimenta in un ricordo di stima e riemerge ogniqualvolta rileggo i suoi libri. Ciao Claudio.
Marcello Carriero
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