Il trofeo del Gran Premio di Monza è stato disegnato da un artista italiano
Il comasco Andrea Sala ha reso l'idea di velocità e accelerazione attraverso delle forme astratte, che omaggiano la storia del motorsport e della Pirelli, e soprattutto lucenti. Perché un trofeo "deve brillare quando viene alzato al cielo"
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C’è molta della storia della più celebre gara di monoposto al mondo nel trofeo del Gran Premio d’Italia 2024 di Formula 1 disegnato dall’artista italiano Andrea Sala (Como, 1976) su commissione di Pirelli e Pirelli HangarBicocca. L’artista, con base a Milano, ha presentato a Monza un’opera scultorea astratta, che evoca allo stesso tempo gli pneumatici Pirelli (ufficiali per tutte le macchine) e le auto sulla griglia di partenza. In quell’istante in cui tutto è ancora possibile.
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Andrea Sala disegna il trofeo del Gran Premio 2024 di Formula 1
Sala, cresciuto professionalmente tra Italia e Canada e presente con le proprie opere in rilevanti collezioni pubbliche e private, da sempre esplora la relazione tra arte e storia del design e produzione industriale italiana. Una fascinazione che affonda le proprie radici nelle avanguardie del Novecento: “Per me i materiali sono importantissimi: quando ho cominciato a lavorare al progetto, circa un anno fa, sono andato alla Fondazione Pirelli per conoscere la storia della fabbrica. È stata un’ispirazione fondamentale“, racconta l’artista. Quest’ultima fatica, caratterizzata da forme sinuose e irregolari, attinge pure alla storia dell’automobile così come a quella (anche grafica) della Pirelli: il risultato è un’opera plastica che convoglia un’idea di velocità e di accelerazione. Che, nomen omen, si chiama VROOOM.
Il programma che porta arte contemporanea al Gran Premio
Il progetto che connette arte contemporanea e Formula 1, voluto dal title sponsor del GP italiano Pirelli e dal museo di arte contemporanea Pirelli HangarBicocca (già nei best of di Artribune), è curato da Giovanna Amadasi. Giunta alla sua quarta edizione, questa partnership tra motorsport e scultura ha visto in passato le artiste e gli artisti Alice Ronchi, Patrick Tuttofuoco e Ruth Beraha – tutti rigorosamente italiani – cimentarsi nella creazione di altrettanti trofei unici. Una sfida che comporta non poche difficoltà: “È stato completamente diverso da ogni altro lavoro fatto prima“, racconta Sala. “Mi hanno dato dei riferimenti su peso e dimensioni da rispettare tassativamente, per esempio l’opera doveva pesare meno di cinque chili per poter essere sollevata senza sforzo: solitamente queste cose non me le chiedo, perché sono libero, invece ora c’erano molte regole da seguire. È stato difficile, ma molto bello“.
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Il trofeo VROOM di Andrea Sala
Composto da una parte aggettante in Valchromat (materiale inedito per Sala) e da una base in alluminio cromato, VROOOM – che è realizzato in tre copie, per i tre atleti che saliranno sul podio domenica 1 settembre – rappresenta in sé stessa un processo produttivo che unisce l’alta tecnologia (tramite macchine a controllo numerico per il taglio e la realizzazione in 3D) all’artigianato, per cromatura e lucidatura. Attributo, quest’ultimo, che ha un ruolo fondamentale e non scontato per lo scopo finale delle opere, cioè essere sollevate dai vincitori. “Quello è il gesto che attiva la scultura“, sottolinea Sala, “ed è anche il motivo per cui ho scelto di realizzarla in un materiale lucido, che solitamente non è una caratteristica delle mie opere. Sono stato tentato di fare una superficie “matte”, come le macchine da corsa, ma la lucentezza è una parte fondamentale di un trofeo: deve brillare quando viene alzato al cielo. Non vedo l’ora di quel momento“.
Giulia Giaume
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