Pop Art e metafisica con Valerio Adami in mostra a Milano
Per chi rimane in città ad agosto (anche solo per cambiare le valigie) a Palazzo Reale c’è una grande mostra che invita a scoprire questo artista dallo stile pop e fumettistico. Scoprila qui
Pittore di idee: con il suo tono colto e elegantemente démodé, il titolo della retrospettiva a cura di Marco Meneguzzo che il Palazzo Reale di Milano dedica a Valerio Adami (Bologna, 1935) descrive perfettamente l’atteggiamento e la pittura dell’artista. Idee, perché passando dal Pop alla metafisica il suo linguaggio rimane di concetto, per molti versi letterario e filosofico; e perché la sua grande capacità di trasfigurare il reale in un ideale paradigmatico è uno dei suoi tratti salienti.
Il concept della mostra dedicata a Valerio Adami a Palazzo Reale a Milano
L’esposizione – tra le prime iniziative dell’Archivio Valerio Adami costituito nel 2021 – inizia con una sala di confronto che riunisce La giostra del 1957, Latrine in Time Square del 1968 e L’ora del sonno del fanciullo del 1993. Continuità ed evoluzioni vengono così subito dichiarate: da un tardo Informale ruvido, che stigmatizza la violenza della società, si passa a una monumentale raffigurazione pseudopop dei luoghi (deserti) della società di massa. Si conclude con una delle tipiche allegorie metafisiche della seconda fase della carriera di Adami.
La società di massa dipinta da Valerio Adami
La prima parte del percorso è un susseguirsi di capolavori come Uovo rotto (1963), o come i dipinti del ciclo Privacy (1966). Le campiture piatte ma complesse e intersecate descrivono con rara efficacia, acume e ironia il dietro le quinte della mass society, concentrandosi su incidenti imprevisti, sottili deviazioni, momenti di turbamento nei quali l’inconscio individuale riaffiora e “divora” i doveri dell’omologazione.
Il Pop vira poi verso la testimonianza, con quadri come Intolerance (1974), ma emerge anche l’altra anima dell’artista, che prenderà il sopravvento senza smentire completamente la fase precedente. Entrano infatti in scena i riferimenti letterari e filosofici, le metafore visive, i “motti di spirito” pittorici, che sono ancora oggi il campo nel quale l’artista si muove. E fa il suo ingresso anche un tratto stilistico discreto ma rilevante: la sfrangiatura della linea, quei tocchi di pennello sottili che incorporano l’idea del disegno nella pittura.
La pittura metafisica di Valerio Adami
Di questa ampia fase che inizia nei Settanta e prosegue ancora oggi si possono citare L’ascensione (1984), Lohengrin (2009), Malinconia-temi e variazioni (2004), intensi emotivamente e acuti intellettualmente. E c’è spazio anche per la produzione più recente, dove si insinua un nuovo modo di delineare la figura che include elementi quasi fumettistici, per quanto sempre nello stile compassato dell’artista.
“Dipingo in prosa, ma qualche rima scappa via” – dice lo stesso Adami. Un atteggiamento iniziale di distacco analitico, necessario per poi sprigionare tratti di lirismo, è dunque la strategia di un pittore attento alla misura e intellettualmente onesto come Adami. La complessità della costruzione, l’intrico di forme che respinge uno sguardo semplicistico, completa il panorama di una poetica allo stesso tempo d’impatto e sofisticata.
Stefano Castelli
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati