I dipinti onirici dell’artista Ariana Papademetropoulos sono a Milano
Occulto, mitologia greca, Jung: sono tante le ispirazioni dell’artista americana Ariana Papadametropoulos, per la prima volta esposta in Italia alla Galleria MASSIMODECARLO di Milano
Negli eleganti spazi di Casa Corbellini-Wassermann, sede milanese della Galleria MASSIMODECARLO, le opere dell’artista Ariana Papademetropoulos (Los Angeles, 1990) coinvolgono lo spettatore. Elemento caratteristico un contrasto tra luci ed ombre, tra l’oscurità dei fondali dalle tinte blue e i personaggi in primo piano, spesso evanescenti e traslucidi. Nei suoi quadri gli interni delle abitazioni sono dipinti con forte realismo e dovizia di particolari. “La maggior parte delle persone della mia famiglia sono architetti”, dichiara Papadametropoulos, “quindi credo di aver capito da quando ero piccola l’impatto dell’architettura, e di come questa possa avere riflessi sullo stato d’animo”.
La mostra di Ariana Papdametropoulos a Milano
Le tele, tutte del 2024, sono in bilico tra l’iperrealismo e il surreale; troviamo dipinti un pianeta che precipita in un mare in tempesta, dal titolo If there were an ocean big enough, un gatto dai verdi occhi magnetici, in parte evanescente, dal titolo Domestic Cat e sensuali corpi femminili. “I gatti sono interessanti perché possono vedere in altre dimensioni”, spiega l’artista. La precisione tecnica con cui l’artista dipinge questi mondi onirici sfida la distinzione tra naturale e soprannaturale, creando uno momento fuori dal tempo. “So che i dipinti sembrano basati sulla fantasia”, commenta Papadametropoulos, “ma io provo a pensarli come un’altra dimensione, o livello, che è molto vicino alla percezione, quindi basati su differenti realtà. Il mio lavoro è generalmente legato al subconscio, dipingo in modo istintivo. Come un oceano in cui pescare, le idee girano, ma non le puoi raggiungere fino ad un certo momento”.
Il contrasto tra i corpi e lo sfondo crea un effetto di sospensione temporale e spaziale che cattura lo spettatore, secondo il concetto di “reinchantment of the world”, centrale della poetica dell’artista.
Le opere oniriche di Ariana Papademetropoulos
In risposta ad una realtà demistificata dal progresso tecnologico e danneggiata dalla crisi ecologica, l’artista propone un’etica che ci rimette in contatto con il mistero e l’ignoto. Nei corpi femminili spesso troviamo elementi fantastici, come le orecchie a punta o le ali, queste ultime presenti sulle ragazze dipinte in Isabelle under the Blue Hour e Celestial Penance. Di queste una è distesa sulle scale e tocca con la mano l’acqua presente sul pavimento, mentre l’altra è appoggiata con le braccia su un letto. Pervade un senso di tristezza, nonostante la bellezza di questi quadri, legato in parte ai corpi evanescenti e ai colori freddi utilizzati, legati alla Blue Hour, la luce blu che troviamo due volte al giorno, prima che il sole sorga e dopo il tramonto. Una tela si distingue per il prevalere del giallo: Sonoluminescence, in cui è rappresentata una gigantesca bolla di sapone che galleggia su cave sulfuree. L’installazione alla fine della mostra rivela il gioco di parole del titolo, un riferimento a Born under Saturn: The Character and Conduct of Artists (1963) di Margot e Rudolf Wittkower, saggio sull’eccentricità degli artisti, che vengono identificati con Saturno. Completano l’esperienza tre telefoni a gettoni inseriti in strutture a forma di conchiglia e provenienti dal Tropicana, un casinò di Las Vegas in disuso. Questi permettono ai visitatori di ascoltare le conversazioni tra Ariana e la medium Wendy e rivelano la fonte iconografica dei soggetti raffigurati.
Dipinti “psychic-specific”, ispirazioni junghiane e mitologia nella mostra da MASSIMODECARLO
Ogni dipinto offre una propria interpretazione dell’“umwelt”, o bolla sensoriale, che contiene e limita le nostre percezioni e si colloca tra il visibile e l’invisibile. Il genere di queste opere potrebbe essere definito “psychic-specific”.
“Dipingo da quando ho memoria, non c’è mai stato un momento in cui ho deciso di diventare un’artista, le cose che dipingevo quando avevo dodici anni sono quelle che dipingo tutt’ora”, spiega Papadametropoulos. “Sono sempre stata attratta dal mondo naturale e da immagini universali come le bolle e le conchiglie, ma ora cerco di capire perché sono attratta da questi simboli. Questo mi ha portato ad interessarmi a Carl Jung e a capire il mio interesse per queste cose e l’inconscio collettivo”.
L’influenza della mitologia greca, dell’occulto e dell’esoterismo, queste ultime radicate nella cultura californiana,permeano, in modo leggero e ironico, l’opera dell’artista. “Sono ispirata dalla mitologia greca, mi piace il punto in cui la cultura greca e quella di Hollywood si incontrano. Mi piace il concetto degli Dei greci, a Los Angeles abbiamo l’equivalente con le star del cinema, di cui tutti sono ossessionati. Mi piace quando la fantasia e la narrativa si combinano”, ha commentato l’artista.
Giulia Bianco
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