Su Artribune Podcast l’artista Adelaide Cioni parla nei Monologhi al Telefono
Nell’intervista con Donatella Giordano, Adelaide Cioni articola il suo monologo parlando di pattern, immagini secondarie e motivi geometrici. Nella sua pratica utilizza il disegno per riflettere sul tempo e sull’unicità
Da dove proviene l’interesse per i pattern? Dopo un breve preambolo che introduce il suo lavoro attraverso un elenco di parole chiave, Adelaide Cioni (Bologna, 1976) risponde alla domanda chiamando in causa l’arte antica. Disposti in sequenze colorate, i suoi motivi disegnati sono forme semplificate che traducono l’infinitezza del gesto e la continuità della memoria. Cerchi, triangoli, griglie, fulmini e altri elementi diventano forme ipnotiche che si dispongono in ripetizione componendo un’immagine dal significato ambiguo.
La pratica artistica di Adelaide Cioni
In che modo il passato di traduttrice letteraria influenza il lavoro dell’artista? Distaccandosi dal senso univoco delle parole, Cioni attinge al processo della traduzione linguistica per ragionare sulla vibrazione del corpo: “ognuno porta dentro un’unicità che ha un valore”, afferma durante l’intervista al telefono. I suoi Esercizi di traduzione, infatti, riflettono sul concetto di approssimazione e veicolano una traccia visiva attraverso un filtro corporeo che la rende unica, spostando il fuoco sulla vibrazione del corpo piuttosto che sul virtuosismo, sull’astrazione piuttosto che sulla figurazione. L’artista parla di come gli oggetti “anonimi” che rappresenta possano diventare portatori di un messaggio dimenticato, ancora in grado di accendere un ricordo visivo che opera una risonanza che va oltre la narrazione.
Adelaide Cioni per Artribune Podcast
Un discorso che porta a riflettere sui suoi lavori site-specific e sull’aspetto performativo della sua ricerca. Il suo desiderio di portare il disegno nelle tre dimensioni approda in un territorio dinamico dove arte visiva, musica e danza dialogano: “inventare un motivo decorativo è come intonare un canto perché in quel pattern c’è la vibrazione di chi lo sta disegnando”, spiega.
Il femminismo secondo Adelaide Cioni
Analizzando i lavori sul corpo femminile l’artista risponde alla domanda “cosa significa per te essere femminista?”, riflettendo sulla sua condizione di donna nel mondo. E parlando di forme semplici e immediate si arriva alla domanda “cosa risponderesti se ti dicessi: lo potevo fare anch’io?”. La riflessione si sposta dall’unicità del gesto al senso dell’opera d’arte: “l’arte non è una cosa intellettuale. Lo diventa in un secondo momento ma in primis è uno stupore che passa attraverso il corpo”.
Donatella Giordano
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