A Bergamo apre la grande mostra di Marina Abramović
'Breath and Fire' inaugura nello spazio ex industriale di gres art 671 con una grande collezione di opere storiche e recenti, culminando nell'installazione dedicata a Maria Callas
Se in Italia le mostre di Marina Abramović (Belgrado, 1946) non sono comuni, ancora meno lo è che lei appaia in queste occasioni. Eppure è proprio lei a presentare con una lecture la personale Breath and Fire, che apre il 14 settembre nell’ex stabilimento industriale e polo culturale d’avanguardia gres art 671, alle porte di Bergamo. Un percorso, questo, in trenta opere storiche e recenti, che sviscera la grandezza e il mito dell’esperienza umana, ma anche la solitudine e la caducità della vita, e di Abramović stessa.
La grande mostra di Marina Abramović a Bergamo
Il percorso, presentato dal polo culturale bergamasco e Fondazione Pesenti e ben curato da Karol Winiarczyk, segna il ritorno di Abramović in Italia dopo la performance in mixed reality The Life portata lo scorso giugno a Pesaro, conducendo il pubblico passo passo nel mondo di una delle più importanti artiste contemporanee. La guida, i quattro capitoli tematici: The Breath – Il respiro, The Body – Il corpo, The Other – L’Altro e The Death – La morte. Il piano aperto dello spazio presenta ogni opera come elemento indipendente ma dialogante con le altre, coinvolgendo il pubblico fino, idealmente, alla compartecipazione.
Le opere storiche e recenti di Marina Abramović a Bergamo
La collezione di video, evocati con grandi schermi in un’atmosfera da veglia quasi religiosa, ripercorre tutte le tappe fondamentali della ricca produzione di Abramović: dalla capitale Spirit House del ‘97, in cui l’artista si frusta incessantemente, inginocchiata a terra, si arriva alla ricostruzione 3D ibrida della celebre performance alla Sean Kelly Gallery di New York del 2002, in cui visse per 12 giorni all’interno dello spazio espositivo. E poi ancora si spazia da Art Must Be Beautiful/The Artist Must Be Beautiful (‘75), critica ossessiva e autoflagellante della bellezza, ai video di Mambo a Marienbad e Spirit House (Insomnia), presentate per la prima volta in una nuova veste interattiva, aperta a coreografie preparate durante l’inaugurazione e a interventi improvvisati del pubblico per la durata dell’esposizione. Culmina, tutto, nell’installazione cinematografica Seven Deaths, dedicata a Maria Callas.
L’installazione di Marina Abramović per Maria Callas
Presentata la prima volta nel 2020 alla Staatsoper di Monaco di Baviera e replicata in diversi teatri in tutto il mondo (incluso il San Carlo di Napoli, nel 2022), l’opera, epica e a tratti post apocalittica, è “un’esperienza cinematografica immersiva basata su sette morti premature che Marina Abramović presenta sullo schermo, come colonna sonora sette assoli di Maria Callas” spiega il curatore Winiarczyk. “L’installazione manifesta la fascinazione di Abramović per l’opera e per la Callas in particolare, una passione iniziata durante l’adolescenza a Belgrado. Per un’esperienza catartica che spinge alla riflessione personale più profonda”. Delle tavole di alabastro retroilluminate, scolpite con le fattezze dell’artista (e, appena accennate, di Willem Dafoe, che compare con lei in quasi tutti i video), incorniciano l’esperienza, che abbraccia con dolorosa passione la cultura operistica con citazioni dalla Norma, la Madama Butterfly, l’Otello, la Carmen, la Traviata e la Lucia di Lammermoor. E le morti di tutte le loro protagoniste.
Giulia Giaume
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