Anche l’Asia Centrale avrà una grande Biennale d’Arte e sarà a Bukhara in Uzbekistan
Importante centro commerciale e culturale lungo la Via della Seta, già dimora di Avicenna, Bukhara è sempre stata una città di studio e di scambio. La Biennale intende ripristinarne il ruolo di mediazione fra popoli
Dal settembre 2025 anche la splendida Bukhara avrà la sua Biennale; Recipes for Broken Hearts, sviluppata dall’Uzbekistan Art and Culture Development Foundation, coinvolge artisti locali e internazionali, interagendo con l’antico patrimonio architettonico che fa della città una delle più belle dell’Asia Centrale.
La Biennale di Bukhara in Uzbekistan
Negli ultimi anni, l’Uzbekistan ha concepito un ambizioso programma culturale statale che coinvolge anche l’arte contemporanea, e in questo vasto progetto s’inserisce anche la Biennale; ispirata nel titolo a un’antica leggenda locale, la prima edizione della Biennale intende utilizzare la storia di Bukhara in quanto importante centro intellettuale ed economico lungo la Via della Seta, per farne oggi un luogo d’incontro sulla più ampia rotta fra l’Asia, l’Africa e l’America Latina. Una Biennale che guarda al “sud del mondo”, con lo scopo di rivitalizzarne la linfa creativa. Fra gli artisti internazionali che prenderanno parte alla Biennale, Antony Gormley, Pakui Hardware, Slavs and Tatars e Himali Singh Soin. Tutte le commissioni, comprese le opere di artisti internazionali, saranno realizzate in Uzbekistan con il supporto di maestranze artigiane locali, e la Biennale sarà ad ingresso gratuito.
La città di Bukhara, cuore dell’Asia Centrale
La Biennale concepisce la città come un metaforico cuore pulsante, organo che in molte tradizioni mistiche è la chiave per connettersi con la frequenza più elevata del divino. Attraverso l’arte, come suggerisce il titolo Bukhara può diventare un luogo di cura per recuperare il rapporto con la bellezza, con il divino, con la natura; non casualmente, Bukhara, come spiega la direttrice artistica Diana Campbell, “è sempre stato un luogo in cui le persone si riunivano per trovare unione nella ricerca di una vita più significativa attraverso una ricerca di conoscenza spirituale, intellettuale e mondana”. La mostra interdisciplinare, fra arte, scienza, architettura, mira ad andare oltre la forma tradizionale di una biennale d’arte per diventare una sorta di manifestazione culturale ad ampio raggio dove esplorare il potere curativo dell’arte e della cultura attraverso la partecipazione comunitaria. Come spiega ancora Campbell, “la Biennale di Bukhara fa parte di un processo a lungo termine di rivitalizzazione di alcuni degli straordinari siti da cui è passato lo sviluppo culturale che celebriamo ancora oggi, riportandoli al centro della vita della città. La sede della Biennale, il Distretto Culturale di Bukhara, combina il restauro e la conservazione del patrimonio architettonico della città con nuove costruzioni”. Il distretto culturale, patrimonio UNESCO, è oggi oggetto di un vasto programma di restauro guidato dall’architetto Wael Al Awar, già curatore del Padiglione nazionale degli Emirati Arabi Uniti, vincitore del Leone d’oro, alla Biennale di architettura di Venezia del 2021 .
Il fascino storico di Bukhara
La biennale sarà anche il primo evento che si terrà nel centro storico ristrutturato di Bukhara, attualmente oggetto di un importante progetto di conservazione sotto la guida dell’architetto Wael Al Alwar e del suo studio waiwai. Bukhara infatti divenne famosa nei secoli anche per i suoi architetti, scalpellini, intagliatori, e la bellezza che questi “artigiani” hanno creato ha affascinato nei secoli poeti e viaggiatori dall’Asia e dall’Europa, così come ancora oggi celebrano la fama della città in tutto il mondo.
Secondo il grande medico, filosofo e matematico Avicenna (qui noto Ibn Sīnā), che vi abitò a lungo, Bukhara, essendo in gran parte costruita con mattoni di fango, e quindi più malleabile delle città costruite in pietra, rispecchia nella sua stessa genesi l’essere parte integrante della natura e dei suoi ineluttabili cambiamenti. E di cambiamenti Bukhara ne ha attraversati tanti, nei suoi tanti secoli di storia: da città-stato zoroastriana prima e buddista sogdiana poi, a capitale di una dinastia turco-mongola a una dimora di santi sufi; la città raggiunse il suo apice sotto il dominio di Abdullah Khan II (1557-1598), sovrano letterato che scrisse diverse raccolte di poesie. Nei secoli Bukhara ha assorbito influenze da oriente e da occidente, muovendosi tra identità etniche, religiose e culturali per produrre un complesso arazzo storico che invita allo studio e alla riflessione. E Ulug Beg, nipote di Tamerlano e uno dei sovrani più illuminati del Quattrocento asiatico, la arricchì di una madrasa che è oggi la più antica dell’Asia Centrale sopravvissuta alle distruzioni zariste prima e sovietiche poi.
Niccolò Lucarelli
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