Rhinoceros: lo spazio d’arte di Roma che ospita le grandi gallerie internazionali. Intervista
Con la collaborazione con la francese Galerie Nathalie Obadia prosegue l'impegno dello spazio romano a dialogare con alcune delle più interessanti realtà internazionali dell'arte e del design contemporaneo. Lo abbiamo chiesto direttamente alla Direttrice, Alessia Caruso Fendi
Questo autunno, rhinoceros gallery ospita a Roma, nei suoi spazi al Velabro, la nuova collaborazione internazionale con le opere di Galerie Nathalie Obadia. La galleria francese fondata nel 1993 – con sedi a Parigi e Bruxelles – è riconosciuta a livello mondiale per il suo repertorio espositivo che spazia dalle arti visive alle installazioni multimediali, artisti affermati ed emergenti, oltre che esposizioni, premi e partecipazioni a fiere d’ arte di grande prestigio. Una vocazione internazionale comune, che riflette pienamente anche l’identità di rhinoceros, con cui condivide la stessa dedizione nella ricerca e nella promozione di nuove possibilità artistiche, posizionandosi come un ponte culturale tra Roma e il resto del mondo e come nodo cruciale nella rete dell’arte contemporanea e del design globale.
La mostra da rhinoceros gallery a Roma
Negli spazi romani, Galerie Nathalie Obadia propone una mostra collettiva con artisti emergenti ad altri già affermati, anche molto diversi tra loro – per anagrafica, mezzo artistico e messaggio – mettendo in comunicazione ricerche capaci di creare interferenze artistiche. Nelle sale progettate da Jean Nouvel, infatti, espongono insieme Seydou Keïta, fotografo e ritrattista attivo in Mali nella seconda metà del Novecento, testimone della moderna vivacità della società africana post-coloniale e Laure Prouvost, che propone un corpus di opere – tra le quali arazzi dalle imponenti dimensioni – che creano un archivio di visioni e catturano il flusso di immagini e testi dal quale quotidianamente siamo investiti. Ma anche Romana Londi, che presenta opere del 2024 nelle quali si riflette il suo approccio alla pittura basato sulla sperimentazione che esplora l’immediatezza della vita. Antoine Renard, con le sue sculture realizzate grazie alla stampa 3D sintetizza una ricerca legata al corpo, alla giovinezza e alla tradizione culturale, insieme ad esplorazioni olfattive e sensoriali. Andres Serrano si rifà all’estetica classica – con soggetti legati all’Italia, come il michelangiolesco Mosè di San Pietro in Vincoli, proprio a Roma – e attraverso la struttura e la colorazione trasforma i soggetti delle sue fotografie in elementi monumentali. Di Joris Van De Moortel, musicista e performer, oltre che pittore e scultore, sono visibili tele di grandi dimensioni, acquerelli e tempere, densi di riferimenti letterari che spaziano da William Blake a L’arbre des batailles, trattato di diritto militare scritto alla fine del XIV secolo per il giovane re di Francia Carlo VI. Le opere di Agnès Varda, poi, sono quasi un ritorno alle origini: alle sue celebri regie la cineasta anticipatrice della Nouvelle Vague ha sempre accompagnato, sin da giovanissima, l’attività di fotografa. In mostra sono presenti undici immagini della serie Patates Coeurs, soggetto che l’artista affronta a più riprese considerandolo “simbolo di una vita che si rinnova costantemente”.
Intervista ad Alessia Caruso Fendi
Terza esperienza presentata da Alessia Caruso Fendi, da marzo 2024 alla guida di uno degli spazi più interessanti della scena culturale romana, la collaborazione con la Galerie Nathalie Obadia arriva infatti dopo quella con François Ghebaly e con la Galerie Kreo di Parigi, che la primavera scorsa ha inaugurato il nuovo corso con il solo show di opere d’arte e oggetti di design inediti realizzati da Ronan Bouroullec. E che tornerà – spoiler! – anche la prossima primavera a rhinoceros con una nuova mostra a tema design. È infatti questa alternanza di collaborazioni – sei mesi dell’anno dedicati all’arte e sei al design – il percorso che è stato tracciato per il futuro.
Come avviene la scelta di queste collaborazioni?
Requisito essenziale è che si tratti di realtà che non hanno mai esposto prima in Italia. Andiamo a cercare proprio quelle gallerie che non hanno ancora avuto modo di presentare il loro lavoro qui. Fa parte della nostra mission: creare scambi e visioni per nutrire Roma con la bellezza trovata nel mondo. Essere un posto che non smette mai di esplorare e scoprire, proprio come un rinoceronte in un viaggio senza fine.
Lavorate con dei temi di ricerca portanti?
No, non scegliamo mai anticipatamente un tema annuale precostituito, preferiamo guardarci intorno, osservare cosa accade nel mondo. Come dicevo, l’unico criterio che applichiamo è portare gallerie a cui manca un’esperienza italiana, lasciandole libere di esprimersi e di proporci una selezione che rispecchi la loro identità. Quando abbiamo iniziato a fare riunioni con Nathalie Obadia, per esempio, gli artisti sono diventati prima uno, poi due, poi tre… infine sette! Per lei era importante metterli tutti, dato che ognuno ha un qualche legame con l’Italia. E così è stato.
Cosa l’ha colpita?
La grande disponibilità e l’ampiezza di visione, riflesse poi nella generosa scelta degli artisti esposti nei nostri spazi. La trasversalità tra generazioni e tra diverse forme di espressione crea un nucleo di voci incrociate che è la sostanza del nostro impegno: essere una finestra da Roma sul mondo.
Ecco parliamo di questo filo di storie che lega Roma al mondo, che è forse una delle città più globali in assoluto
Questo dove ci troviamo è il posto in cui si dice sia nata Roma, l’area sacra del Foro Boario dove la leggenda vuole siano nati Romolo e Remo. Si trattava del mercato del bestiame, vi si svolgevano grandi traffici commerciali, il mondo intero passava di qui! Ecco, a noi piace molto l’idea di mantenere attiva la stessa dinamica di scambio culturale ed umano che rendeva questo posto, già secoli fa, una finestra di Roma sul mondo. E, come Roma, miriamo a lasciare un segno eterno, ispirando le generazioni presenti e future tramite gli stimoli che la bellezza può offrire.
Presente e futuro di rhinoceros gallery
Cosa rappresenta oggi rhinoceros?
Un’identità, un luogo di metamorfosi artistica e creativa. È qui che fisicamente incontriamo il mondo con esempi concreti, un posto per scoprire cosa sta accadendo altrove e dove cerchiamo partner che condividano la nostra visione. Rhinoceros è un invito a partecipare ad una continua e straordinaria narrazione.
Cosa si augura per Roma, e per rhinoceros, specialmente nel 2025 che con il Giubileo avrà ancora di più gli occhi puntati addosso?
Quello che sta accadendo ora! C’è un’energia molto forte in città, un grande fermento culturale. A Roma cominciano ad arrivare grandi gruppi internazionali, alberghi di altissimo livello, e molte persone la stanno scegliendo come città dove trasferirsi (l’ultimo, solo in termini di tempo, è lo scrittore newyorkese Jonathan Safran Foer, che l’ha definita, oltre che eternamente bella, “un’opportunità, abbiamo un sacco di amici lì, cosmopolita e intima, caotica e umana”). Roma è proiettata al futuro più di quanto non si creda, anche se purtroppo i romani sono sempre gli ultimi ad accorgersene.
C’è una collaborazione dei sogni nel cassetto che vorrebbe sviluppare?
C’è, piuttosto, una collaborazione nata da un sogno. Un mio sogno: esporre pezzi di Virgil Abloh, il designer statunitense prematuramente scomparso nel 2021, che aveva progettato alcune sue opere di design proprio con… Galerie Kreo! Purtroppo, i pezzi che avevano prodotto sono stati tutti venduti. Non sono riuscita ad avere i suoi, ma ad avere direttamente la galleria francese. Io però spero ancora di riuscirci!
Giulia Mura
Libri consigliati:
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati