A Firenze chiude dopo 25 anni e 60 mostre lo spazio culturale Base. “Sfrattati nel disinteresse generale”
Si sono tenute ben oltre sessanta mostre di artisti nazionali e internazionali come Sol LeWitt, Antonio Muntadas, Robert Barry, Gino De Dominicis, Liam Gillick e Olaf Nicolai in Via San Niccolò 18 ma ora la non profit è costretta a spostarsi
È vero che Base/Progetti per l’arte non è soltanto uno spazio espositivo e menché meno una banale galleria d’arte – bensì una vera e propria comunità culturale con un ampio e diversificato sguardo sull’arte contemporanea – ma i suoi locali erano (o meglio, sono ancora fino domenica 29 settembre 2024) un punto di riferimento per artisti – tra questi Sol Lewitt, Alfredo Pirri, Cesare Pietroiusti, Jan Vercruysse, Niele Toroni, Michael Galasso, Luca Pancrazzi, John Nixon & Marco Fusinato, Heimo Zobernig, Ingo Springenschmid, Paolo Masi & Pier Luigi Tazzi, Antonio Muntadas, Robert Barry, Luca Vitone, Gino De Dominicis, Liliana Moro, Claude Closky, Pietro Sanguineti, Liam Gillick, Massimo Bartolini, Eva Marisaldi, Rainer Ganahl, François Morellet, Bernhard Rüdiger, Nedko Solakov e Slava Nakovska, Olaf Nicolai, Giuliano Scabia, Kinkaleri e tantissimi altri –, curatori, critici e collezionisti, uno strumento di accoglienza e condivisione per riflettere sul ruolo e lo stato dell’arte. Così la notizia della sua chiusura (forzata) “lascia tutti sotto shock”, racconta ad Artribune il critico e curatore Lorenzo Bruni, che dal 2001 coordina le attività della non profit avviata nel 1998 da un collettivo di undici artisti che vivono e operano in Toscana quali, Mario Airò, Marco Bagnoli, Massimo Bartolini, Vittorio Cavallini, Yuki Ichihashi, Paolo Masi, Massimo Nannucci, Maurizio Nannucci, Paolo Parisi, Remo Salvadori ed Enrico Vezzi. “Ci sfrattano perché il proprietario vuole probabilmente vendere. Ormai le grandi griffe si stanno affacciando anche Oltrarno. Il problema però non è di certo il singolo poprietario di un immobile che naturalmente fa quel che vuole con casa sua, il problema è che percepiamo un disinteresse e una disattenzione sul contemporaneo diffusa”. Un po’ lo stesso ragionamento fatto da un altro operatore dell’arte che ha chiuso a Firenze come Eduardo Secci.
A Firenze chiude Base/Progetti per l’arte
E per salutare gli spazi di Via San Niccolò 18 a Firenze – ma anche per rispondere in maniera propositiva alla richiesta di lasciare i locali e realizzare, come reazione, un momento di confronto aperto e democratico sullo stato dell’arte in città e non solo – Base/Progetti per l’arte presenta giovedì 26 settembre One Day Exhibition, un’intera giornata (dalle 12 alle 22) dedicata ad attivare e condividere riflessioni “sul ruolo dell’arte al tempo della globalizzazione e sul concetto di indipendenza rispetto all’attuale democratizzazione delle informazioni”, spiegano dal collettivo.
A Firenze chiude Base/Progetti per l’arte. L’evento conclusivo
Dunque, l’intento non è proporre una mostra collettiva ma un evento corale a cui tutti sono invitati a partecipare. Infatti, l’appuntamento di giovedì 26 settembre consisterà in un evento caratterizzato da una serie di interventi pensati per l’occasione dagli artisti che attualmente fanno parte del collettivo di Base con il coordinamento di Lorenzo Bruni: “Gli interventi andranno da una presenza sensibile e lieve che dialoga con l’ampiezza dell’architettura a un opera/dittico che riflette sui confini tra l’astrazione e la figurazione, da un’installazione audio con le risate prese dai film di Pier Paolo Pasolini a un video la cui narrazione ruota attorno al tema delle minoranze, da un’azione che mette in dialogo l’interno con l’esterno dello spazio a un intervento sulla facciata del palazzo, fino al rendere accessibile il magazzino tramite una nuova presenza e lavorare su una visione inedita del contesto per mezzo di un’opera concettuale che utilizza la parola scritta”, continua il collettivo.
A Firenze chiude Base/Progetti per l’arte. Le parole di Maurizio Nannucci
“La scelta di concludere la relazione di Base con lo spazio fisico di Via San Niccolò 18 con un evento in cui sono protagonisti gli stessi artisti del collettivo è necessaria per prendere una posizione non rinunciataria nei confronti di questa situazione di cambiamento.
L’evento proposto costringe per la prima volta gli artisti del collettivo a intervenire nello spazio di Base per mezzo delle loro stesse opere, a differenza degli ultimi venticinque anni in cui hanno sempre scelto di manifestarsi tramite il lavoro degli artisti che invitavano, arrivando a produrre più di 100 importanti progetti, tra i più interessanti sulla scena internazionale, anticipando spesso temi e soluzioni presenti successivamente nelle rassegne internazionali”, spiega Maurizio Nannucci.
A Firenze chiude Base/Progetti per l’arte. Il ruolo della non profit spiegato da Lorenzo Bruni
“Le mostre a Base sono state solo una parte della strategia del collettivo che puntava a indagare approcci alternativi e inclusivi come la serie di incontri dal titolo Basetalks con i non profit nati in varie parti d’Italia, ma anche con eventi multidisciplinari legati alla musica, al teatro e all’architettura, o quelli rivolti alle giovani generazioni di artisti dal titolo BaseOpen, fino a dialogare con altre sedi come è successo con la mostra alla ‘Maniera d’oggi’ del 2011, svoltasi in vari spazi storici fiorentini o con il progetto al museo Maxxi di Roma del 2015” spiega Lorenzo Bruni “Pensando, invece, al ruolo che ha svolto lo spazio di Via San Niccolò c’è da aggiungere che questo è nato per accogliere il pubblico e gli operatori dell’arte che arrivavano da altri luoghi, come quelli presenti in città e che lì trovavano un momento di scambio diretto sempre volto al dialogo tra generazioni differenti in un momento in cui, per esempio, non c’era ancora un museo d’arte contemporanea. Inoltre, è interessante mettere in evidenza come gli artisti invitati a pensare a un progetto di mostra per Base hanno sempre lavorato in modo site-specific rispetto al contenitore architettonico, ma anche in relazione al concetto di non profit, ponendosi così al di fuori delle dinamiche di mercato tipiche del sistema dell’arte, in una dimensione di libera condivisione”.
Caterina Angelucci
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