Per la prima volta arte contemporanea alla Piramide Cestia di Roma (e si potrà entrare dentro)
Per tre giorni la Piramide Cestia si rivela al pubblico attraverso gli interventi site specific di tre artisti contemporanei
La Piramide Cestia, uno dei luoghi più esoterici e misteriosi di Roma, per la prima volta si apre all’arte, lasciandosi abitare per tre giorni, il 20, 21 e 22 settembre, da tre artisti, anche nella sua area più intima: la camera funeraria. Come tre “Virgilio” contemporanei, a dieci anni dal restauro sponsorizzato da Yuzo Yagi, Fabrizio Crisafulli, Uemon Ikeda e Melissa Lohman traghettano i visitatori in questi ambienti generalmente preclusi al pubblico attraverso degli interventi site specific, concepiti in sinergia con il luogo per potenziarne la visione e l’esperienza.
L’arte contemporanea fuori dalla Piramide Cestia
Il progetto, promosso da Sala 1, in collaborazione con la Soprintendenza Speciale Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Roma. All’esterno, Uemon Ikeda (Giappone, 1952) circoscrive lo spazio creando una ragnatela sospesa di fili rossi, trasformando il giardino in un luogo di passaggio – metafora dell’Acheronte – e preparando così il pubblico all’ingresso nella Piramide.
Le installazioni dentro la Piramide: Fabrizio Crisafulli
All’interno, la camera funeraria accoglie Tramite, titolo che abbraccia l’installazione di luce di Fabrizio Crisafulli (Catania, 1948) e la performance di Melissa Lohman (New York,1976), due artisti che da tempo, pur realizzando i loro lavori autonomamente, creano in costante dialogo tra loro e, tenendo presente le evoluzioni dei rispettivi progetti, ricavano nuove motivazioni al loro personale procedere.
Per “entrare” nella Piramide, Crisafulli assume l’ambiente come matrice della creazione, secondo un approccio che definisce “teatro dei luoghi”. La sua installazione si radica nella camera funeraria senza alterarne i segreti, le preziose decorazioni in stile pompeiano e le effrazioni subite nel corso del tempo. Tuttavia, innestando su questi elementi la sua opera, genera una visione rinnovata e contemplativa del luogo. L’artista stesso ha spiegato che il suo lavoro: “Ricuce i frammenti della cella interna della Piramide in una nuova immagine e trasforma in visione la mediata percezione del passato. Il sito, assunto nella sua natura e posizione di tramite – tra la vita e la morte, tra passato e presente – è all’origine di un’opera radicata nel luogo e, allo stesso tempo, trasfigurartice. E diviene, attraverso la luce, uno spazio di immaginazione”.
Melissa Lohman alla Piramide Cestia
L’artista performativa Melissa Lohman abita fisicamente la cella e, inscrivendo il proprio corpo nell’ambiente, invita i visitatori a guardarla come se fosse parte naturale dello stesso. Una sensazione amplificata dal suo movimento che, nella penombra, in uno stato di leggerezza essenziale quasi fuori dal tempo, trasforma effettivamente il suo corpo in un Tramite, in bilico tra una dimensione terrena e una sfera di surrealtà.
Ludovica Palmieri
Per informazioni sul progetto, visita salauno.com
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