Manifesta 15 Top & Flop. Il meglio e il peggio della Biennale itinerante a Barcellona 

Ecco cosa ci ha convinto e cosa no della manifestazione itinerante europea, tornata in Spagna per la quindicesima edizione

Fino al 24 novembre 2024, l’area metropolitana di Barcellona ospita la quindicesima edizione di Manifesta, Biennale nomade europea che, da una trentina d’anni, mette in dialogo le pratiche artistiche più contemporanee con ambiti territoriali, storici e urbani spesso marginali o conflittivi.  

I numeri di Manifesta15 

I numeri di Manifesta 15 sono davvero impressionanti: 11 località coinvolte, densamente popolate e sparse per oltre 3mila chilometri quadrati intorno a Barcellona; 16 diverse sedi, suddivise in 3 grandi cluster tematici; oltre 90 artisti partecipanti e un coinvolgimento intenso delle comunità locali, sia dal punto di vista organizzativo che creativo. È inevitabile, perciò, che il livello delle proposte e la qualità artistica non siano omogenee, mostrando alcune debolezze talora nelle scelte curatoriali, talvolta nella mancanza di autentica adesione alla realtà del contesto locale.  

Manifesta15: ritorno in Spagna 

La sfida di Manifesta 15 – presieduta come sempre dall’olandese Hedwig Fijen, che torna in Spagna dopo le edizioni di San Sebastián (2004) e di Murcia (2010-11) – è prima di tutto e soprattutto un fatto di mobilità e di comunicazione; o meglio, di logistica e di marketing. Riuscirà insomma la biennale nomade dell’arte “a creare un ecosistema culturale alternativo e integrato, che vincoli le città della regione metropolitana tra sé, invece che dipendere dal nucleo centrale di Barcellona”? E riuscirà Manifesta a indirizzare parte dei flussi turistici dalla città di Gaudì e del Modernismo verso le periferie industriali del Llbobregat e di Badalona, o ancora più in là, oltre la sierra del Collserola? 

Un Intruso (uninvited, into chaos), 2024 © Mike Nelson. Photo © Manifesta 15 Barcelona Metropolitana, Ivan Erofeev
Un Intruso (uninvited, into chaos), 2024 © Mike Nelson. Photo © Manifesta 15 Barcelona Metropolitana, Ivan Erofeev

TOP – TRES CHIMENEAS, LA SACRA FAMIGLIA DEGLI OPERAI 

L’ex centrale termica di Sant Adriá de Besós è senza dubbio the place to be di Manifesta 15.  Non a caso, è la sede più grande della biennale, per la quale l’organizzazione olandese – insieme ai principali finanziatori pubblici – ha investito la maggior parte delle risorse: sia per il risanamento parziale dell’edificio e dell’area circostante, sia per la creazione di opere site specific di grande formato. Tres Chimeneas – le enormi ciminiere del complesso elettrico abbandonato, simbolo di questa periferia operaiasi trova in uno dei cluster più facili da raggiungere con la rete dei Rodalies, i treni regionali che collegano Barcellona alle periferie. 
Varcando la soglia dell’immensa sala turbine – riabilitata solo in parte come spazio espositivo, con opere sparse su tre ampi livelli e un sistema di accesso per rampe in acciaio da brividi – si ha l’impressione che l’arte del nostro tempo può dialogare con qualsiasi rovina del passato. Lo spazio è opprimente e complesso anche da percorrere (soprattutto per chi soffre di vertigini), ma l’arte che contiene offre spiragli di rigenerazione e spunti ottimisti per un futuro immaginario.  Meritano una riflessione sia le opere storiche – come il film The eleven year di Dziga Vertov o il delicato manufatto in tela di Aurelia Muñoz, che fluttua sospeso al soffitto – sia i video e le installazioni collocate tra colonne e tramezzi di questo rudere postindustriale con vista al mare, che ha stimolato la creatività di artisti internazionali come Carlos Bunga, Kiluanji Kia Henda e Asad Raza. All’esterno c’è Intruso, la baracca realistica ma fake del britannico Mike Nelson, che evoca la condizione umile, degrada e marginale dei lavoratori di tutte le epoche e i luoghi.  

Cani (Bruno e Tre) [Dogs (Bruno and Tre)], 2024 © Chiara Camoni. Photo © Manifesta 15 Barcelona Metropolitana, Ivan Erofeev
Cani (Bruno e Tre) [Dogs (Bruno and Tre)], 2024 © Chiara Camoni. Photo © Manifesta 15 Barcelona Metropolitana, Ivan Erofeev

TOP – CASA GOMIS, UN PARADISO DI ARCHITETTURA E DESIGN 

Altro luogo imperdibile di Manifesta 15 è Casa Gomis, meglio nota ai catalani come La Ricarda, dal nome della laguna che la circonda. Si trova a una ventina di chilometri a sud di Barcellona, e a pochi metri dalle piste dell’aeroporto de El Prat, che ne minaccia l’esistenza per il previsto ampliamento e per l’assordante, continuo rombo degli aerei in decollo e in atterraggio. Qui è meno facile arrivare (anche se c’è un autobus dedicato), ma lo sforzo vale la visita alla meravigliosa villa privata della famiglia Gomis-Bertrand, immersa nella natura del delta del fiume Llobregat, a due passi dal mare.  
È un esempio di architettura sperimentale degli anni Cinquanta e Sessanta, firmata dall’architetto Antoni Bonet. I mobili d’epoca, modernissimi come le lampade, le decorazioni d’interni e le opere site specific del giardino sono frutto di una concezione d’opera d’arte totale, pensata come rifugio di assoluta libertà per intellettuali e artisti all’epoca della dittatura. 
Gli eredi di Ricard Gomis e di sua moglie Inés Bertrand sono un esempio di resilienza: lottano per la sopravvivenza di un luogo magico, dove l’arte di Manifesta si inserisce discretamente, senza disturbare il contesto paesaggistico e architettonico, moderno ed elegante. Alle pareti delle stanze si scorgono qua e là opere di Antoni Tápies, Fina Miralles e Carlos Pérez Siquier, solo per citare nomi consacrati dell’ambiente catalano. Nell’ampio living, che si affaccia sul giardino, i bellissimi vasi zoomorfi e i due cani in acciaio dell’italiana Chiara Camoni sembrano far parte, da sempre, degli arredi originali della casa.   

Essaim [Swarm], 2021-2024 © Félix Blume. Photo © Manifesta 15 Barcelona Metropolitana, Cecília Coca
Essaim [Swarm], 2021-2024 © Félix Blume. Photo © Manifesta 15 Barcelona Metropolitana, Cecília Coca

TOP – GRANOLLERS E DINTORNI, ALLA SCOPERTA DEL VALLÉS 

Per chi volesse trascorrere un’intera giornata fuori Barcellona, il cluster dedicato a “Curare e prendersi cura” è il più lontano e disperso, ma anche il più stimolante per la scoperta del territorio del Vallés, immerso tra storia e natura. In particolare, merita una visita Granollers, centro commerciale fin dall’epoca romana, che nel 1938 fu bombardato dalle forze aree italiane, esattamente come l’anno prima lo fu Guernica dai tedeschi della divisione Condor. Il simbolo della strage del mercato è La Porxada, loggia rinascimentale nel cuore di questa cittadina tranquilla e ordinata, dove il modernismo ha lasciato tracce negli edifici signorili e tra la fiorente industria del secolo scorso.  
È proprio la guerra il tema intorno al quale riflettono alcuni degli artisti presenti a Granollers per Manifesta. Fra questi c’è il collettivo milanese Masbedo, che nel piccolo giardino sul retro di Casa Jonch (Centro culturale per la pace) propone la video installazione Pantelleria, presentata nel 2022 a Venezia per la Fondazione In Between Art Film. Un fatto storico avvenuto altrove, ma sconosciuto a molti, a Granollers si carica di un valore aggiunto grazie allo straordinario gioco di specchi, fra realtà e finzione. 
Nel Vallés (orientale e occidentale) meritano una visita anche Sabadell, sede dell’ex fabbrica Vapor Buxeda Vell, dove la creatività contemporanea dialoga con interessanti reperti della fiorente industria tessile locale; e il complesso monumentale della Seo di Ègara, a Terrassa, dove Manifesta propone suggestivi incontri visivi tra le mura di edifici sacri del V secolo. 

Il calcio balilla di Fernando Sánchez-Castillo
Il calcio balilla di Fernando Sánchez-Castillo

FLOP – SCARSI INDIZI A BARCELLONA CITTÀ 

Si chiama Manifesta 15 Barcellona Metropolitana, ma per le strade del centro – affollate di turisti di tutto il mondo – si percepiscono pochi indizi della presenza della biennale internazionale d’arte contemporanea (che al Comune è costata circa 5 milioni di euro). Manifesta ha, infatti, una sola sede a Barcellona che, per quanto interessante, non ci è parsa sufficientemente visibile per promuovere anche a livello turistico un evento così decentrato. L’ex casa editrice Gustavo Gili – la prima a proporre testi in spagnolo di autori della cultura visiva – è un bell’edificio razionalista nel cuore dell’Ensanche, geometricamente simmetrico ed elegante, ma è situato in una zona defilata rispetto ai grandi flussi turistici della città, attratti dal modernismo di Gaudì, da Picasso e Mirò, e in questi giorni anche dalle regate della Coppa America, alla Barceloneta.   
Per Barcellona città, ci è parsa dunque un’occasione mancata. Sarebbe bastato, forse, coinvolgere qualche grande museo o istituzione culturale, pubblica o privata; e sfruttare qualche angolo di centro storico, popolare e affollato, come la Plaza de los Angeles, nel Rabal, per montare un’installazione o apporre un elemento visivo che richiamasse in maniera forte l’attenzione di cittadini e turisti intorno alle proposte più decentrate della biennale in corso. 

Milk, Coca Cola & Balut, 1986 © Antoni Miralda. Photo © Manifesta 15 Barcelona Metropolitana, Cecília Coca
Milk, Coca Cola & Balut, 1986 © Antoni Miralda. Photo © Manifesta 15 Barcelona Metropolitana, Cecília Coca

FLOP – SCARSO ENTUSIAMSO PER ARTISTI SPAGNOLI E CATALANI  

Ci aspettavamo che fossero proprio gli artisti di casa – che conoscono a fondo la complessità della Barcellona Metropolitana – a smuovere le acque del discorso politico e sociale, denunciando con maggiore enfasi le criticità sociali e le emergenze ecologiche della Catalogna più profonda. Eppure, tra tanti nomi di artisti giovani e meno giovani, spagnoli e catalani, nessuno ha particolarmente brillato in questa quindicesima edizione di Manifesta.  
Ci ha stupito, per esempio, che un artista multidisciplinare, visionario e anticonformista come Antoni Miralda (1942), nato proprio a Terrasa – una delle sedi di Manifesta – non abbia prodotto per l’occasione un’opera nuova, pensata per il magnifico complesso architettonico simbolo della sua città. Miralda è presente nella Sede di Égara solo con un pur pertinente video datato 1982. Peccato, poi, che la presenza di un artista come il madrileno Fernando Sánchez-Castillo – capace di riflettere in maniera pungente sui rapporti di potere nelle società di ieri e di oggi e di riscrivere i fatti storici in chiave polemica – sia rimasto “confinato” con il suo bellissimo Calcio balilla, e altre piccole opere, negli spazi della Gustavo Gili, tra gli archivi e le ricerche sociologiche previe a Manifesta.  
Tra gli spagnoli (il 39% degli artisti invitati a Manifesta 15) si notano poi le assenze di nomi di artisti catalani consolidati come Daniel Steegman Mangrané, Francesc Ruiz o emergenti come Laia Estruch; le proposte più interessanti provengono, invece, da giovani collettivi locali, spesso sconosciuti: è il caso dei Jokkoo, che per l’occasione si sono associati con cantdefine.me per raccontare storie di sopravvivenza di emigranti e di comunità emarginate. 

Adam and Eve, 2021 © Simone Fattal. Photo © Manifesta 15 Barcelona Metropolitana, Cecília Coca
Adam and Eve, 2021 © Simone Fattal. Photo © Manifesta 15 Barcelona Metropolitana, Cecília Coca

FLOP – HOSPITALET DE LLOBREGAT E SAN CUGAT, DUE OCCASIONI MANCATE 

Manifesta 15 ha coinvolto anche due importanti comuni della cintura metropolitana di Barcellona, esempi diametralmente opposti di sviluppo urbano e sociale. Sia ad Hospitalet de Llobregat, popolare periferia a sud di Barcellona, sia a San Cugat, ricca ed elegante cittadina oltre la Sierra del Collserola, si percepisce un certo divario fra la creazione artistica e i germi di incubazione del cambio presenti nel tessuto sociale. 
A Hospitalet ci saremmo aspettati di trovare qualcosa di più della pur emozionante installazione dell’italo-nigeriana Binta Diaw, ricreata negli spazi a Can Trinxet, vecchia fabbrica tessile in stile modernista. Questa città satellite di quasi 300mila abitanti è considerata oggi la Brooklyn di Barcellona e da città dormitorio, cresciuta smisuratamente negli anni Sessanta e Settanta, si è convertita nel centro creativo ideale per studi di architetti, designer, stilisti, con sedi di importanti gallerie spagnole con Nogueras & Blanchard.  
Sono poche le emozioni visive che suscita l’arte contemporanea inserita negli spazi del Monastero di San Cugat, gioiello romanico intorno al quale sorge una delle cittadine con il reddito pro capite più alto di Spagna. In un contesto così potente dal punto di vista architettonico e spirituale, ci saremmo aspettati la presenza di opere in grado di instaurare un profondo dialogo tra passato e presente. Degne di nota sono solo l’installazione di Mónica Rikic sui robot assistenziali del futuro e le pomone smembrate di ceramica di Bea Bonafini, sparse per la vasca interna al chiostro principale, dove non stona la presenza sotto i cipressi dei due bronzi di Simone Fattal, che ritraggono Adamo ed Eva a misura quasi reale.  

ARCHIVI The Heritage Secti. Photo © Manifesta 15 Barcelona Metropolitana, Ivan Erofeev
ARCHIVI The Heritage Secti. Photo © Manifesta 15 Barcelona Metropolitana, Ivan Erofeev

FLOP – ARCHIVI IN MOSTRA (ma cataloghi e pubblicazioni al top) 

Per conoscere a fondo il territorio e coinvolgere il capitale umano e intellettuale degli anfitrioni, Manifesta ha promosso una serie di studi sull’eredità del passato nella Barcellona Metropolitana, consultando gli archivi esistenti e generandone di nuovi. Tali studi sono serviti per gettare le basi storiche e ideologiche della quindicesima biennale.  
Il risultato delle indagini archivistiche è visibile ora al pubblico attraverso quattro piccole mostre che, malgrado l’interesse dei contenuti, non convincono per povertà d’allestimento e, forse anche, per eccesso di radicalismo ideologico. L’ex casa editrice Gustavo Gili – che fino al 24 di novembre sarà la casa di Manifesta, luogo per incontri e dibattiti aperti al pubblico – ne ospita tre: la prima è dedicata alle pratiche radicali nella pedagogia catalana (con le bellissime storie della Escola del Bosque e dell’Escola del Mar); la seconda indaga nei meandri dell’immaginazione politica radicale durante la dittatura; e, infine,  la terza presenta frammenti di una metropoli anticolonialista vista attraverso le memorie della comunità negra locale. Una sala de Las Tres Chimeneas ospita, infine, una ricostruzione della vita sociale e politica intorno alla centrale termica, condizionata da forti problemi di convivenza ecologica. 
Senza dubbio più interessanti delle mostre sugli archivi sono i due volumi, con raccolte di saggi su questi e altri temi, che Manifesta pubblica in occasione della Biennale di Barcellona. In generale, è di ottima qualità e ben confezionato tutto il materiale informativo riguardante questa quindicesima edizione: soprattutto la Guida (disponibile in catalano, spagnolo e inglese), uno strumento pratico fondamentale per orientarsi tra i diversi cluster e per esplorare da capo a fondo la Barcellona Metropolitana, anche oltre le sedi della biennale. 

Federica Lonati 

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Federica Lonati

Federica Lonati

Federica Lonati (Milano, 1967), giornalista professionista italiana, dal 2005 vive a Madrid. Diploma al Liceo Classico di Varese e laurea in Lettere e Filosofia all’Università Cattolica di Milano, si è formata professionalmente alla Prealpina, quotidiano di Varese, scrivendo di cronaca,…

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