In quattro borghi del Monferrato c’è una bellissima mostra organizzata dalle gallerie d’arte italiane
La mostra Panorama prodotta dal consorzio di gallerie d'arte Italics quest'anno in Piemonte presenta un'edizione davvero da non perdere: la migliore di sempre. Ed è anche un'occasione per visitare i paesini del Monferrato meno turistico: ma ci sono pochi giorni di tempo
Il settore delle gallerie d’arte in Italia (che come all’estero vive un momento di transizione e in alcuni casi di crisi) ha tuttavia avuto negli ultimi anni la lucidità di creare delle infrastrutture per reagire alle difficoltà presenti e future. Una delle infrastrutture più visibili è il consorzio Italics: oltre 70 gallerie – da quelle che si occupano di archeologia e antiquariato fino a quelle che commerciano opere di giovanissimi artisti – si sono consorziate creando un veicolo comune per fare iniziative condivise.
La nascita del consorzio di gallerie d’arte Italics
Italics per ora è ancora una start up e dunque non fa un gran numero di attività durante l’anno. Quella principale sta però diventando un appuntamento rilevante del circuito: si chiama Panorama, è una mostra itinerante che si svolge ogni anno ad inizio settembre in un luogo diverso d’Italia. Quest’anno (dopo tre passaggi al sud tra Procida, Monopoli e L’Aquila) per la prima volta arriva al nord, in quattro tipici borghi spopolati italiani del Monferrato.
Come si visita la mostra Panorama in Monferrrato
Altro primato: per la prima volta a coordinare la mostra non è stato un curatore d’arte contemporanea bensì uno di arte antica, Carlo Falciani, il quale infatti si è fatto ispirare dal libro La Civil Conversazione pubblicato esattamente 450 anni fa da Stefano Guazzo. Un esemplare del volume è in mostra in ognuno dei borghi protagonisti del percorso. Oltre al public program, ai talk (alle volte nei bar di paese) e alle proiezioni, Falciani ha articolato la rassegna di quest’anno in quattro mostre, o quattro sezioni di una stessa mostra, ciascuna con una sua autonomia e ciascuna localizzata in uno di questi borghi a cavallo delle province di Alessandria e di Asti. La scelta ha reso la visita molto più fruibile che in altre edizioni: pur necessitando di una vettura privata o delle navette dell’organizzazione (i paesi distano una decina di minuti l’uno dall’altro), è possibile visitare tutta la mostra (che conta la partecipazione di 62 gallerie e 63 artisti) in sei ore complessive.
Panorama: fare marketing territoriale con una mostra itinerante
Panorama sta diventando negli anni uno strumento di marketing territoriale per le aree che lo ospitano. Cerca di intuire le necessità di un territorio, prova a farlo esprimere attraverso la mostra e le sue iniziative collaterali, tenta (la cosa più difficile) di coinvolgere la cittadinanza attraverso un lavoro di mediazione culturale svolto da tanti giovani disseminati tra le sedi. Un lavoro dispendioso che obbliga la rassegna a rimanere aperta al pubblico solo una mezza settimana: è un paradosso per un’organizzazione così impegnativa, ma non è l’unico, visto che il consorzio Italics fatica ad esempio ancora a trovare le necessarie risorse per accomodare i giornalisti, far vivere loro un’esperienza completa dei territori in modo che, di ritorno nelle redazioni, abbiano realmente modo di raccontarne le peculiarità: la navetta della stampa nel giorno dell’inaugurazione partiva al mattino da Milano e tornava al pomeriggio stesso a Milano dopo la visita delle sedi della mostra, sfugge quale vantaggio possa trarne l’ente turistico Langhe Monferrato Roero che pure ha promosso e voluto la manifestazione nei suoi borghi. L’obiettivo dovrebbe essere invece quello di ospitare il maggior numero di giornalisti (in special modo dall’estero) per far scoprire loro certamente la mostra temporanea, ma anche l’enogastronomia locale, la produzione artigianale, l’architettura, il paesaggio, le aziende agricole e – essendo in Monferrato – vitivinicole. Ma avendo poche ore di tempo, il programma non può certo prevedere la visita ad una cantina o qualche indicazione sulla strepitosa cupola monumentale di Camagna sotto la quale si è svolta la conferenza di presentazione e che è rimasta solo una quinta scenica, invece di trasformarsi in contenuto. Insomma si tratta di capire se Panorama vuole porsi come una semplice mostra di 5 giorni che atterra in un angolo d’Italia e poi si dilegua velocemente o invece come un dispositivo di promozione territoriale trasversale e integrata: sono due strade diverse. In attesa di una maturazione in questo senso, per altri versi l’organizzazione di Panorama funziona invece già molto bene: la scelta degli spazi, la regolarità dell’appuntamento (4 anni di fila non sono uno scherzo), la grafica, la segnaletica, i materiali informativi, la capacità di evolvere il format in maniera ragionata.
La mostra Panorama 2024 in Monferrato: la migliore di sempre
Ma veniamo alla mostra, perché quest’anno ha funzionato parecchio bene anche lei: come non mai. Probabilmente la migliore edizione di sempre per Panorama, con opere di alta qualità, spazi interessanti da visitare e perfetti per accogliere le opere e scelte curatoriali impeccabili da parte di Carlo Falciani. Sarà un bel compito per la curatrice dell’edizione 2025 (sarà Chiara Parisi, forse in Tuscia) confrontarsi con questa edizione così ben riuscita a livello espositivo.
Nel già citato paesino di Camagna la mostra (il tema qui è “Lavoro e Radici”) si svolge principalmente nell’ex Cottolengo dando l’opportunità di entrare in uno spazio solitamente chiuso. Opere al primo piano, al piano terra e nella cappella dell’edificio dove spicca uno scenografico e angosciante lavoro di Arcangelo Sassolino. Molto bella anche la sala con le foto degli Anni Settanta (tra l’altro dedicate alle Langhe) di Franco Vimercati, l’opera diSalvatore Scarpittaimpeccabilmente collocata nel corridoio e la ex cucina dell’edificio con i lavori di Binta Diaw e le foto di Moira Ricci che poi proseguono nella più grande sala adiacente. Mentre in giro per il paese Lala Meredith-Vula affigge 50 manifesti dedicati alla natura.
La mostra Panorama a Vignale Monferrato e a Montemagno Monferrato
A Vignale il polo espositivo è il finemente restaurato Palazzo Callori (“altro che spazi abbandonati, qui è tutto troppo perfetto e neppure ci volevano far piantare un chiodo” scherzavano i galleristi). Nella sequenza di sale ci sono colpi da maestro dal punto di vista curatoriale: la galleria dei lightbox di Susana Pilar intervallate tra un gioco di specchi con un’opera di Mirabello Cavalori di metà Cinquecento o i quadri settecenteschi di Ottone Rosai sembrano essere sempre stati lì, ad abbracciare (così come le opere di Jana Schröder) le sculture di Diego Perrone. Eccellenti anche la sala personale con cinque quadri dell’artista Damien Meade e assai potente quella con le sculture a parete di Markus Schinwald. È possibile proseguire la visita anche nel teatro sotterraneo del palazzo (ci sono opere ‘storiche’ di Francesco Jodice) e in un’adiacente chiesetta in abbandono con un suggestivo intervento di Patrick Tuttofuoco impaginato con opere che avevamo già visto alla mostra di Bologna in Palazzo De’ Toschi. Il tema di tutte le opere a Vignale è “Ritratto e Identità”.
Nel paesello di Montemagno la mostra Panorama (qui il tema è “Caducità e Morte”) consente di accedere ai giardini, ai camminamenti, al fossato e alle segrete dello scenografico castello dalle fattezze neomedievali. Nella corte un grande intervento di Marco Bagnoli, nei sotterranei invece opere assai scenografiche (e anche qui ben allestite) tra le altre di Latifa Echakhck, Francesco Vezzoli, Marianna Vitale e un video di Theaster Gates di fronte ad una scultura lignea di un Santo Vescovo del Trecento. L’altra sede espositiva di Montemagno è invece quella meno riuscita dal punto di vista della selezione di opere e dell’allestimento: ma è assai curioso poter entrare all’interno della macchina barocca degli scaloni di fronte alla chiesa di San Martino per trovare le opere, tra gli altri, di Marzia Migliora e Claire Fontaine.
La mostra Panorama a Castagnole Monferrato
Il percorso nel borgo di Castagnole Monferrato (tema della mostra “Sacralità dell’arte, anche laica”) inizia con le prospettive ambientali di Michel Verjux proiettate a occhio di bue dentro la Chiesa dell’Annunziata. A seguire le due sedi principali: la Casa della Maestra, in bilico sul costone su cui è costruito il paese, ospita negli interrati un bel lavoro site specific di Maria Elisabetta Novello che ha creato una scritta lavorando in sottrazione con la polvere accumulata nell’edificio semi abbandonato. E al piano terra opere importanti di grandi nomi come Morandi, Melotti e Parmiggiani. Da non perdere, infine, la sede dell’ex asilo, con il suo cortile che sembra quello di un castello, sormontato da una architettura ottocentesca che ricorda i disegni di Juvarra (alla base c’è un opera sonora di Invernomuto). C’è una intera terrazza dove si può camminare sugli specchi rotti di Alfredo Pirri, una delle installazioni olfattive di Luca Vitone che richiama i tempi in cui in Monferrato si produceva Eternit e una sala davvero magica allestita con un trittico monocromo e alcuni mobili ritrovati nell’ex asilo dall’artista Pieter Vermeersch. Qui come altrove dalle finestre entra il panorama (stavolta senza maiuscola) di una terra ancora non troppo sfruttata turisticamente ma che nulla ha da invidiare non solo alle Langhe, ma anche all’Umbria, alla Valdorcia, al Chianti o ad altre campagne celebrate. Anzi. Panorama è quest’anno una bellissima mostra, da non perdere nel weekend; resta da capire se riuscirà a contribuire ad una nuova chiave di lettura per questo territorio e per i prossimi territori dove approderà.
Massimiliano Tonelli
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