Camminate durante il Covid. L’artista Vanni Cuoghi in mostra in alta montagna in Piemonte
Nascono dalle sue passeggiate notturne e dalle riflessioni sulla pandemia i dipinti di Vanni Cuoghi in mostra alla Galleria Umberto Benappi di San Sicario: piccoli mondi fantasmatici ma soffusi di ironia
“È iniziato tutto diversi anni fa quando, durante le passeggiate serali nel mio quartiere, mi capitava di rimanere incantato davanti a scenografie inconsapevoli: piccoli Merzbau che mi raccontavano molte storie”. Il riferimento agli accumuli compulsivi resi celebri da Kurt Schwitters è una costante dell’ultima produzione di Cuoghi. Nel suo caso si tratta dei cumuli di ingombranti che attendono il ritiro da parte dell’AMSA, l’azienda incaricata della raccolta rifiuti a Milano. Poltrone, divani, armadi ridotti alle loro componenti essenziali, letti, lavatrici disposti sul ciglio del marciapiede divenuto proscenio e ogni passante possibile attore.
La pittura di Vanni Cuoghi
Cuoghi ha studiato Scenografia per il teatro con all’Accademia di Brera dove si è diplomato nel 1989 con Giovanni Maria Accame con una tesi sulla Storia dell’Arte. Nel suo lavoro pittura, scultura o qualsiasi forma artistica affronti non presumono mai da questa “macchia” di origine. Cuoghi (che tra l’altro insegna pittura) è tanto per istinto che per necessità un savant. A proposito di questi lavori si è reso conto di aver adottato l’andatura del gambero: “se è vero che Boccioni auspicava che la vita della strada potesse invadere ogni casa io provo a capovolgere il tragitto”. L’artista vive in una via centrale di Milano cha ha come sua prima caratteristica quella di essere stretta: dalla finestra del suo appartamento non c’è altra visione che la facciata di fronte. Le sue passeggiate notturne sono per di più iniziate nel periodo di transizione a cui ci ha sottoposti la pandemia.
La mostra di Vanni Cuoghi a San Sicario
Le tele ora esposte nella Galleria Benappi di San Sicario per la personale dal titolo La messa in scena della pittura datano a partire dal 2019, intensificano il loro numero negli anni 2020 e 2021 per arrivare ai giorni nostri. È dunque durante la pandemia che Cuoghi trova ispirazione nei rilievi creati dagli accumuli di ingombranti abbandonati. Cuoghi li fotografa, poi comincia a ritagliare pagine di riviste isolando una varietà di oggetti incongrui e tra loro un gran numero di sagome di montagne. Procede quindi incollandoli su cartoncino, quindi disponendoli sulla scrivania in modo da ricavarne piccole scenografie teatrali, lo schermo acceso del pc diventa un fondale e il riflesso della lampada da tavolo una luna: “Quando studiavo scenografia realizzavo il bozzetto che sarebbe poi divenuto scena. Ma qui il processo è inverso: lo spazio, nell’essere agito, diventava anche vissuto”. Questi presepi portatili vengono poi riproposti in studio con olii su tela dove appaiono piccoli mondi, che permettono di simulare un’immersione fantasmatica tra le pieghe di alberi e rocce, ma pure tessuti rossi da sipario, progetti di spazi abitabili, frammenti di device, piastrelle da doccia, calamite a ferro di cavallo che si trasformano in archi da cui accedere a scalinate cieche, contenitori in legno da vino che si trasformano in torri senza aperture e così via. L’inserimento a posteriori di una sagoma umana ne determina la dimensione, traendo in inganno l’osservatore circa la loro vera destinazione d’uso. Si tratta a tutti gli effetti di una rappresentazione in presa diretta di un bozzetto teatrale costruito senza reale destinazione. Questi paesaggi urbani, un tempo reali, vivono di un’atmosfera che pare a un primo sguardo metafisica. Ma l’invenzione, in questo caso, sta nella loro messa in scena e non nella rappresentazione.
I dipinti di Vanni Cuoghi in mostra alla Galleria Benappi
Vanni Cuoghi è nato a Genova nel 1966, la sua attività professionale si è sviluppata a a Milano, ma da qualche tempo si rifugia appena possibile in alta montagna; in particolare sotto il massiccio del Gran Combin in un paesino di poche anime in Val d’Aosta. Non ha esitato quindi ad accettare l’invito che Umberto Benappi gli ha rivolto per la riaperta della sua galleria di San Sicario posta a 2.700 metri di altezza in Val di Susa. Nello spazio di Sansicario sono presenti ora dieci olii e tre sagome a forma di pianta dipinte su legno. Negli olii compaiono ripetutamente rocce nude o cime innevate che lungi dall’essere il frutto di un paesaggismo tradizionale hanno, il loro innesco nelle passeggiate notturne. “L’idea di utilizzare insieme a tutto il resto profili di montagne è nata perché, dopo mesi di chiusura in casa, il desiderio di “guardare” un paesaggio si era fatto esplosivo”. Qui l’idea della pittura a cui comunque Cuoghi resta legato è più evidente ma fa i conti con la rappresentazione di una realtà assai diversa da quella in cui cercavano il sublime Caspar David Friedrich e suoi compagni di avventura romantici. La ricerca di uno spazio mentale libero e senza confini è sostituita dal suo contrario: la presa di coscienza dell’accumulo infinito dei prodotti asfissianti dell’evo che abbiamo di recente battezzato come Antropocene qui traslati in un “gioco da tavolo” che se non cinico è certo soffuso di ironia.
Aldo Premoli
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