Paesaggismi contemporanei. La mostra della giovane artista Nuvola Camera a Treviglio
Case veneziane infestate, pianure, montagne e colline prive di qualsiasi idillio, alberi che si perdono nelle loro stesse ombre. Questi i soggetti dei dipinti più recenti della giovanissima Nuvola Camera, ora in mostra allo Spazio MenoUno di Treviglio
Approcciare i dipinti di Nuvola Camera non è cosa semplice almeno per due motivi: una radicale assenza di appigli per l’occhio superficiale; la loro spietata e al tempo stesso romantica capacità di far urlare ciò che sussurra, e viceversa. I suoi paesaggi, all’apparenza semplici e grezzi, riecheggiano quella “verità in pittura” che Cézanne promise e mantenne. Compresa la consapevolezza del pittore francese che verità e realismo sono binari non necessariamente paralleli, ma divergenti, convergenti, talvolta pericolosamente intersecanti. Sono queste le prime – già potenti – impressioni per chi visita From the passenger’s seat, la mostra personale di Nuvola Camera allestita allo Spazio MenoUno di Treviglio, con la curatela di Laura Santini.
Chi è Nuvola Camera
Pittrice e assidua frequentatrice dell’Osteria della Rivetta nel sestiere veneziano di Santa Croce, Nuvola Camera (Como, 1998) si forma prima alla NABA – Nuova Accademia di Belle Arti di Milano e poi all’Accademia di Belle Arti di Venezia. La mostra From the passenger’s seat è l’esito della vittoria del Premio Città di Treviglio, ricevuto dalla giovane artista nel 2023 e seguito pochi mesi dopo dal Premio Rotary “Be the Difference With Art”. Tra le esperienze più recenti, la partecipazione ai programmi di residenza di Dolomiti Contemporanee.
La mostra di Nuvola Camera a Treviglio
Sulle tele, tavole e carte dipinte da Nuvola Camera non c’è tentativo di sovrastimolare lo spettatore, né punti di accesso meno impervi: la pittura, qui, è una soglia che chiede un grado di attenzione e una temporalità a cui siamo sempre meno abituati. Laddove, nella vita come nell’arte, ci aspettiamo contenuti preconfezionati e spesso addirittura predigeriti, la pittura di Nuvola Camera non fa sconti e si presenta come un enigma sapientemente costruito. Il bianco e il nero che nascondono gialli, blu e verdi in Blacklit; alberi meno concreti delle loro stesse ombre in Giardino Zen; tronchi spogli impegnati in una danza che ricorda quelle delle geishe giapponesi in Kurokami.
I paesaggi spietati di Nuvola Camera (e la sua ironia)
Di certo non c’è idillio nelle colline e nelle montagne ritratte da Nuvola Camera. Non c’è accoglienza nelle finestre azzurre (Capture, 2024), quasi non c’è natura in quelle file di alberi neri (Prato fiorito, 2024). C’è però dell’ironia nei muretti della Tomba Brion che segnano l’orizzonte di 1,62 mt: “Carlo Scarpa ha fissato l’altezza dei suoi muretti a 162 cm, perché questa è l’altezza media degli occhi di una donna” mi racconta l’artista. E prosegue: “Ma io sono più bassa, quindi ho dipinto quello che posso vedere”.
Eppure, guardando le sue opere, è difficile pensare che lo sguardo di Nuvola Camera possa essere fermato da un muretto troppo alto. Uno sguardo che vede in olio, acquerello, acrilico; uno sguardo che sa di non poter fermare ciò che vede e non ci prova nemmeno, ma un po’ se ne duole. Forse è per questo che nei dipinti di Nuvola Camera il romanticismo non è rose e fiori, ma ombre su edifici infestati, nostalgie di ricordi visti da un finestrino e poi catturati dall’obiettivo di una macchina fotografica. O forse perché, come lei stessa afferma, non c’è niente da fare: i quadri le riescono solo quando inizia a trattarli male.
Alberto Villa
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