Le immagini stampate al contrario di Alessandro Calabrese in mostra a Milano
Cosa succede stampando per errore una foto sul lato sbagliato del foglio di carta lucida? Ne vien fuori un’opera d’arte! O, almeno, questo è l’esito dei lavori di questo giovane artista italiano che potete scoprire a Milano da Viasaterna
Che cosa succede se si stampa un’immagine sul lato sbagliato del foglio di carta lucida? La risposta la si trova nelle opere di Alessandro Calabrese (Trento, 1983), l’artista proposto a Milano da Viasaterna per la nuova rassegna autunnale 2024. Un progetto inaspettato – dall’estetica vicina alla Pop Art – realizzato con una tecnica unica. Più che di fotografia, si dovrebbe parlare di arte performativa: la particolarità è nel processo, nell’interesse che l’autore ha nello sperimentare e mettere alla prova il mezzo fotografico stesso. Il risultato sono opere apparentemente pittoriche: macchie sgargianti di colore in cui il soggetto – vasi di fiori, gruppi di persone, ritratti, animali – è come intrappolato in un “limbo cromatico”. Un effetto ancora più sorprendente, considerando l’iniziale “banalità” degli elementi di partenza.
Alessandro Calabrese: dall’architettura alla fotografia sperimentale
L’artista in questione, Alessandro Calabrese, parte da un background di studi di architettura. Una formazione distante a parole, ma vicina alla sensibilità necessaria per affrontare la composizione fotografica. È proprio grazie all’allenamento dell’occhio nel vedere la geometria e l’organizzazione dello spazio, che l’immagine si cattura facilmente nel confine dell’obbiettivo. Come è facile immaginare, i passi iniziali della sua ricerca si sono concentrati sulla fotografia di paesaggio, per poi spostarsi sempre più verso un approccio curioso di mettere alla prova i limiti di questo medium, abbandonando il focus sul soggetto da immortalare, e allargando la visione al concetto di “immagine” più generale. Protagonisti delle sue opere più recenti sono infatti spesso materiali d’archivio – lavori passati o altrui – così come frame tratti dal web o creati con l’IA. Questi vengono presi come materia prima e poi trasformati in opere d’arte.
Le stampe “sbagliate” di Alessandro Calabrese
Come già anticipato, la particolarità dei lavori in mostra è nella tecnica di realizzazione. Una tecnica nata da un errore, che imprigiona l’immagine in un “limbo latente”, la rende instabile, imprevista, lontana dal punto di partenza. L’artista sceglie il soggetto, lo manda in stampa, e fa in modo che venga impresso sul lato “sbagliato” del foglio di carta fotografica. Si genera un effetto inaspettato: il colore fatica ad assorbirsi, si espande e confonde i contorni in macchie incontrollabili e imprevedibili. L’immagine pare incompleta, non finita, imprigionata in una dimensione cromatica incerta. A questo punto, Calabrese la fotografa nuovamente, e poi ne stampa la versione definitiva. È minima la post-produzione: i colori sono quelli della stampa sbagliata.
La mostra di Alessandro Calabrese da Viasaterna a Milano
Oltre i generi della storia dell’arte
L’esperienza visiva proposta da Viasaterna è un’immersione nel puro cromatismo delle opere di Alessandro Calabrese. Un nuovo stadio della fotografia, che va oltre la storia dell’arte finora raggiunta. Questi lavori riprendono – ma insieme rielaborano e stravolgono – i generi pittorici tradizionali. A partire dalle sei categorie canoniche, l’artista sperimenta sull’uso del mezzo per creare nuovi orizzonti espressivi. Il risultato è portato nella mostra Perseo, con 22 immagini e 68 selfie. Questi ultimi appartengono ai suoi amici, e scorrono in un video loop finale assieme a brevi citazioni tratte dai loro scambi di messaggi.
Fiori, abbracci e animali
I soggetti delle opere? Tre “generi” spiccano dal corpus esposto. Primi tra tutti i mazzi di fiori. Fiori sgargianti, di ogni forma e tipo… purché reperibili dai fiorai dei chioschi milanesi. Le fotografie originali risalgono infatti ai tempi della pandemia, a quando l’artista era solito scambiarsi questi “regali”, quali unici articoli facilmente acquistabili in giro durante il lockdown, nei pochi banchetti aperti. Questi diventano i protagonisti di nature morte psichedeliche, che si espandono sul foglio simili a spettri.
Ricorrono poi gli animali domestici, come cani, gatti e pappagallini. Guardandoli, hanno tutti qualcosa “che non va”: alcuni hanno due teste, o altre mutazioni analoghe. Sono frutti dell’interesse dell’artista per il tema del “doppio”. A conclusione, vanno citati i gruppi di persone che si abbracciano. Gli originali non sono suoi, né di altri conoscenti, ma generate con la AI. Così facendo, si aggiunge un ulteriore livello alla complessità del progetto, con l’interazione uomo-macchina e le possibilità che questa apre.
Emma Sedini
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