La grande mostra di Andy Warhol con le sue opere poco note
Il padre della Pop Art è al centro di un percorso a cura di Luca Massimo Barbero che va ad approfondire, con tre cicli di lavori inediti, la fase centrale del suo percorso artistico
A quasi 50 anni dal suo primo soggiorno a Napoli, Andy Warhol (Pittsburgh, 1928 – New York, 1987) torna nella città partenopea. Negli imponenti spazi delle Gallerie d’Italia è infatti protagonista dell’esposizione Andy Warhol. Triple Elvis a cura di Luca Massimo Barbero. Questa, pensata come una mostra-dossier, si focalizza su tre cicli fondamentali dell’artista che, riuniti qui per la prima volta, offrono un’interessante panoramica per approfondire la fase centrale della carriera dell’artista, tra gli Anni Sessanta e Settanta.
La mostra di Andy Warhol a Napoli
Realizzata grazia alle opere della Collezione Luigi e Peppino Agrati – costituita proprio tra gli Anni Sessanta e Ottanta del Novecento e confluita nel patrimonio storico-artistico tutelato da Intesa Sanpaolo – la mostra si apre con due cicli di opere grafiche, apparentemente distanti ma concettualmente legati tra loro. Da un lato c’è la serie di 10 serigrafie di Electric Chairs, in cui Wharol, partendo da un omaggio a Bacon, trasforma la sedia elettrica non solo in un’icona politica ma anche in uno strumento di meditazione sulle sorti dell’umanità; dall’altro la serie, sempre di 10 serigrafie, dedicata a Mao Tse-Tung, realizzata simbolicamente nel 1972, anno del viaggio di Nixon in Cina.
La creazione dei miti hollywoodiani
Proseguendo, l’atmosfera si distende in un clima esplicitamente pop, con un dialogo affiatato tra l’iconica Triple Elvis del 1963, in cui Warhol sperimentò per la prima volta il concetto di ripetizione in occasione della mostra dedicata agli Elvis Paintings alla Ferus Gallery di Los Angeles; e la celebre serie di serigrafie dedicata a Marylin, del 1967. Opere in cui Warhol, anticipando i tempi, trasforma in star i personaggi del mondo dello spettacolo, da lui stesso definiti “famosi”, consacrandoli, con il suo gesto artistico, nel firmamento dei miti hollywoodiani. A proposito di miti, non poteva mancare anche un ritratto dello stesso Warhol, costituito da una piccola opera fotografica, per l’esattezza una fototessera, realizzata dall’artista statunitense Duane Michals: il lavoro è composto da tre scatti, in cui l’artista appare e scompare, come a volersi concedere e al tempo stesso negare.
L’omaggio a Napoli nella mostra di Warhol alle Gallerie d’Italia
La mostra si chiude con un significativo omaggio alla città che la ospita, ovvero due Vesuvius della collezione Intesa Sanpaolo. Eloquenti testimonianze del profondo legame di Andy Warhol con l’Italia e, in particolare, con Napoli, città che ebbe modo di conoscere ed apprezzare grazie al proficuo rapporto con il brillante gallerista Lucio Amelio. Fu lui a coinvolgerlo in una serie di esposizioni e iniziative fondamentali, tra cui la realizzazione di Fate Presto, opera prodotta a soli tre giorni dal sisma del novembre 1980.
Il progetto Vitalità del Tempo della collezione di Intesa Sanpaolo
Andy Warhol. Triple Elvis, aperta fino a febbraio 2025, s’inserisce nel più ampio progetto espositivo Vitalità del Tempo,a cura di Luca Massimo Barbero, concepito per dare spazio ad opere meno conosciute della collezione di Intesa Sanpaolo. L’iniziativa si articola nelle sei sale, allestite con opere di importanti artisti dalla fine degli Anni ‘40 agli Anni ‘90 del Novecento (come Fontana, Kounellis, Boetti e Sol Lewitt) al secondo piano dell’ex Banco di Napoli, ormai da due anni polo culturale di Intesa Sanpaolo.
Ludovica Palmieri
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