È iniziata Art Basel Paris 2024. I migliori 8 stand della fiera
Un fatto abbastanza epocale sta avvenendo in questi giorni nel centro di Parigi. Il colosso svizzero delle fiere d’arte Art Basel sbarca nel cuore dell’Europa non più sotto mentite spoglie e con un nome interlocutorio. Ecco come sta andando
Stiamo parlando senza dubbio della fiera d’arte più attesa dell’anno. Non solo in Europa, nel Mondo intero. Art Basel Paris ha segnato la riapertura del Grand Palais, ha marcato l’uscita del brand “Art Basel” in Europa fuori dalla Svizzera (prima questa fiera, ancorché gestita dagli svizzeri, si chiamava Paris+ e il marchio “Art Basel” era usato solo per le fiere al di fuori dell’Europa – Hong Kong e Miami Beach – oltre che per Basilea ovviamente), ha certificato il ritorno in forze di Parigi come capitale europea dell’economia, della finanza, dei commerci e dunque anche dell’arte e del suo mercato.
L’inaugurazione di Art Basel Paris 2024
Pubblico delle grandi occasioni fin dalle prime ore, le vendite vedremo (ché il periodo è complicatissimo e nessuno lo riesce a negare), lo spazio invece ha convinto a pieno. Il restauro del Grand Palais è straordinario e gli spazi non sono neppure lontanamente paragonabili al Grand Palais Éphémère che ha ospitato la fiera negli ultimi anni. A parte l’effetto serra dovuto alla caratteristica copertura in cristallo (a Parigi sta facendo un’ottobrata tipo Roma…), tutto perfetto: spazio reso più arioso, fruibile, libero di superfetazioni ma maggiormente dotato di comfort (i galleristi con stand allestito nei mezzanini ringraziano per i montacarichi!).
Art Basel Paris 2024: il restauro del Grand Palais
Ora si può circuitare facendo tutto il periplo sulla balconata (dove è allestita la sezione Emergence) e godersi la fiera anche dall’alto, sbirciando da sopra nei magazzini chiusi delle gallerie principali. E gli espositori? Tante in percentuale le gallerie francesi (c’è un accordo che obbliga gli organizzatori ad averne praticamente un terzo, è una grossa forzatura), tante anche le gallerie che hanno deciso pur di esserci e anche per smezzare i costi di avere uno stand condiviso. Le gallerie hanno comunque dato il massimo senza ombra di dubbio e incrociano fortemente le dita sia nella speranza di coprire i costi che in quella di guadagnare tanto basta per reggere l’onda d’urto di una crisi galleristica che miete chiusura ogni settimana: rispetto alla fiera londinese Frieze, svoltasi fino a pochi giorni fa, l’atmosfera è più compita e in maniera molto esplicita i galleristi cercano grossi collezionisti, grandi capitali, cospicui investimenti presentando il meglio della loro scuderia senza stare a investire troppo tempo in stand curati o in presentazioni museali e dunque difficilmente vendibili, fanno un po’ eccezione le gallerie giovani che in taluni casi hanno invece osato e rischiato maggiormente.
Art Basel Paris 2024. Una fiera molto molto commerciale
Forse, insomma, non siamo ai livelli delle più scintillanti e sfarzose edizioni della FIAC (così si chiamava la fiera d’arte parigina di ottobre che per anni si è svolta al Grand Palais prima dell’arrivo degli svizzeri di Art Basel) del pre-Covid, ma insomma il livello è alto (e il mood fa domandare ad alcuni: “adesso che senso ha Basilea?“). Selezionare i migliori stand tuttavia non è stato difficile perché la maggiorparte dei partecipanti presentavano i gioielli di famiglia (alcuni gioielloni) senza particolari concessioni e senza dissimulare in alcun modo l’intento puramente commerciale. Insomma, il tipico stand che non entra nelle nostre classifiche. Ma è por vero che siamo ad una fiera e si viene per vendere mica per fare lo stand affascinante. Ecco dunque gli 8 più interessanti che abbiamo scovato.
Sylvia Kouvali
Nel mezzanino fuori dal grande salone centrale del Palais il desk di questa galleria è trasfigurato in un’installazione dell’italiana Liliana Moro composta da quattro ombrelloni e tavoli in legno colorati di giallo. Tutto attorno nelle pareti del piccolo stand ci sono gli artisti della scuderia di questa gallerista nota fin dai tempi della galleria Rodeo: in particolare i disegni di Haris Epaminonda e i dipinti di un altro italiano di talento: Guglielmo Castelli.
Candice Madey e Hannah Hoffman
Stand condiviso da parte di queste due gallerie americane con sede sia a New York sia a Los Angeles e che rappresentano assieme l’archivio di questo artista che è un po’ una scoperta per l’Europa. Si tratta del newyorkese Darrel Ellis nato nel 1958 e scomparso prematuramente a causa dell’AIDS nel 1992. Dopo la sua morta ci si impegnò a valorizzare il suo lavoro sia sulle fotografie che sui dipinti e disegni. Oggi una serie di foto (sue e del padre) e una serie di disegni e inchiostri anche ripresi direttamente da quelle foto sono esposti in uno tra i migliori stand di Art Basel Paris.
Sies + Höke
La galleria tedesca si trova nella sezione della fiera chiamata Premise. In uno spazio un po’ sacrificato sono state allestite 9 gallerie che espongono opere più storiche con autori anche del primo Novecento o del Dopoguerra. In questo caso fotografie. Fotografie di artisti che fotografano altri artisti o che fotografano opere d’arte. Tra le chicche assolute ci sono degli scatti di Gerhard Richter che ritrae Gilbert&George, o Gerhard Richter che ritrae se stesso e poi sovrappone il suo autoritratto fotografico a quello di Sigmar Polke. E poi gli scatti di Sigmar Polke.
Ortuzar Project
In uno dei mezzanini lo stand finale ad angolo è quello di questa galleria newyorkese. In mostra ci sono i lavori dell’artista giapponese Takako Yamaguchi: pittura su tela e foglia di metallo per dei paesaggi che sono un taglio particolarmente originale rispetto alla tanta pittura (pur ottima) che si può trovare in fiera. E raccontano la storia di un’artista (ultrasettantenne, da giovane trasferitasi in California) che ha sempre mescolato stimoli giapponesi con suggestioni da West Coast.
Vitamin
In un settore della fiera pieno di gallerie iper commerciali spicca lo stand nascosto e da scoprire dei cinesi di Vitamin con 9 opere del sessantenne pittore Shao Fan a inchiostro su carta di riso. L’effetto è davvero notevole e i soggetti riescono ad essere particolarmente originali invitando ad approfondire il lavoro e la ricerca di questo autore e dei suoi 40 anni di carriera.
The Modern Institute
Importante galleria di Glasgow, importante artista di Glasgow. Il gallerista Toby Webster porta a Parigi una mostra recentemente tenutasi nello spazio espositivo in Scozia. Si tratta di una personale di Martin Boyce che trasforma lo spazio in maniera immersiva col suo immaginario ricostruendo un ambiente domestico con tanto di pareti, soffitto, telefoni, caminetto, lampade, tavoli e sedie.
Blum
La ex galleria Blum&Poe perde “Poe” ma guadagna un posto nella nostra lista dei preferiti con questo vastissimo stand tutto verdeggiante che azzarda una mostra personale quando tutte le gallerie circostanti si accomodano in confortevoli collettive di scuderia. Si tratta di una presentazione delle grandissime opere della 35enne giapponese Asuka Anastacia Ogawa che crea storie dipingendo bambinoni androgini in ambienti sognanti. L’artista aveva fatto già due importanti mostre con la galleria: a Tokyo (la sua città) nel 2020 e poi a LA nel 2021.
Eva Presenhuber
Il grande successo dell’americana Tschabalala Self la spinge fin qui: avere un mega stand personale in una delle più importanti gallerie europee in una delle più grandi fiere del mondo a 34 anni. Sculture, oggetti, molti quadri. Come d’abitudine dedicati al corpo delle donne nere nella pittura contemporanea. Con tanti riferimenti storici alla rappresentazione della femminilità nera. Tutti i lavori sono allestiti nel contesto omogeneo di un pattern geometrico che rende lo stand realmente speciale e distintivo.
Massimiliano Tonelli
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