A Roma la mostra di artisti emergenti spagnoli che riflette sui paesaggi rurali del territorio catalano
La mostra, esito del programma di residenza curatoriale La forma solida del paesaggio, è presentata dal centro italiano di ricerca indipendente AlbumArte in collaborazione con il SAC-Sant Andreu Contemporani di Barcellona
“Alla visione del paesaggio rurale inteso come locus amoenus, gli artisti in mostra contrappongono un approccio investigativo, una prossimità chirurgica tesa a ricucire la ferita profonda fra uomo e natura”, si apre così La forma solida del paesaggio che vede dialogare le opere di cinque artisti spagnoli negli spazi del centro di ricerca indipendente di Roma AlbumArte, fino al 9 novembre 2024. L’occasione è data dalla collaborazione di quest’ultimo con il SAC-Sant Andreu Contemporani di Barcellona che ha ospitato per un mese nell’ambito del suo International Curatorial Residency Program la curatrice Benedetta Casini (Bologna, 1991).
Gli artisti in mostra da AlbumArte a Roma
Così, dopo aver preso parte alle attività della giuria del Miquel Casablancas Award Visual Arts Competition (premio sempre organizzato dal SAC e riservato ad artisti residenti in Spagna), Casini ha selezionato Judit Bou (Vic, Barcellona, 1996), Marta R Chust (Barcellona, 1995) e Roc Domingo Puig (Lleida, 1992), Albert Gironès (Valls, 1995) e Laura Palau (Benlloc, 1993) per la mostra conclusiva del suo periodo di residenza, secondo un tema che accomunava tutti e cinque.
“La forma solida del paesaggio”. I temi
Tra fotografie, video-installazioni e sculture “ad unire le ricerche degli artisti è l’attenzione per il paesaggio rurale, indagato nella sua dimensione più concreta. Ad accomunarli è infatti un preciso tratto biografico, che li vede legati o per nascita o per origine a luoghi “minori”, zone agricole del territorio catalano rimesse al centro della discussione dalla pandemia Covid-19. Gli artisti si impegnano a risignificarle attraverso azioni ravvicinate e circoscritte, decostruendo la genericità della prospettiva urbana che relega la campagna alternativamente a luogo di mancato sviluppo o a mero buen retiro – spiega la curatrice, che continua – Non immagine pittoresca costruita artificialmente per il consumo cittadino, ma territorio vivo segnato da trasformazioni e tensioni sostanziali. Sullo sfondo di una contemporaneità attraversata da un generico sentimento ecologista, i lavori esposti indagano un paesaggio solido, tangibile, su cui gli artisti si ripiegano in atteggiamento fusionale. Alla contemplazione subentra l’azione, al discorso, la tecnica: per ritrovare la natura è necessario non solo osservarla, ma toccarla con mano, agire in essa”.
Che cos’è l’International Curatorial Residency Program del SAC
Nasce con l’obiettivo di offrire una panoramica sulle ricerche emergenti spagnole e promuovere scambi e collaborazioni tra operatori culturali (locali e stranieri) tramite l’invito di curatori e ricercatori internazionali l’International Curatorial Residency Program del SAC. Co-organizzato con l’Institut Ramon Llull, in collaborazione con Fabra i Coats – Fàbrica de Creació de Barcelona, il programma seleziona tramite open call un curatore che farà parte della giuria del premio Miquel Casablancas Award Visual Arts Competition e svilupperà successivamente un progetto curatoriale con una selezione di artisti scelti tra i candidati al premio nel suo paese di provenienza.
Caterina Angelucci
Scopri di più
Libri consigliati:
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati