Nelle Marche un progetto triennale ha messo in relazione l’arte contemporanea con la pittura del Sassoferrato

Dopo Nicola Samorì ed Ettore Frani, l’artista che chiude il ciclo di mostre intitolato “Salvifica” – un percorso che ha messo a confronto, a Palazzo degli Scalzi a Sassoferrato, autori contemporanei con i capolavori del pittore secentesco – è Giovanni Manfredini. Ecco il racconto di questo triennio di ricerca e sperimentazione

Rinnovare il carattere pur tenendo intatta la visione di un progetto che, da oltre settant’anni, intende valorizzare la produzione artistica contemporanea nel nome di uno dei pittori più affascinanti della storia dell’arte italiana, non è impresa semplice. Si tratta di innescare un dialogo tra antico e moderno, trovando la lingua più adatta per mettere in contatto questi due mondi distanti nel tempo e nello spazio. Salvifica è il termine che accomuna il titolo delle mostre che dal 2022 a oggi si sono tenute nell’ambito della Rassegna Internazionale d’Arte | Premio G. B. Salvi, giunta alla 73esima edizione e dedicata Giovanni Battista Salvipittore secentesco noto come il Sassoferrato (in provincia di Ancona), nome del borgo in cui nacque nel 1609 e dove ogni anno si svolge la Rassegna. Un triennio di mostre che ha visto protagonisti Nicola Samorì (Forlì, 1977) ed Ettore Frani(Termoli, 1978), entrambi impegnati con le loro opere in un dialogo a due voci con i capolavori del Sassoferrato, e che quest’anno si conclude con Giovanni Manfredini con l’esposizione Salvifica. Il Sassoferrato e Giovanni Manfredini, tra pelle e profondo, che si terrà dall’11 ottobre 2024 al 26 gennaio 2025 a Palazzo degli Scalzi e nella Chiesa San Michele Arcangelo a Sassoferrato. I curatori di questo triennio di ricerca sono Federica Facchini e Massimo Pulini, con i quali abbiamo fatto il punto su Salvifica, tra studio, obiettivi raggiunti e nuove prospettive.

Salvifica. Il progetto che mette in dialogo gli artisti contemporanei con il pittore Sassoferrato

“Salvifica dal 2022 ha voluto innescare un dialogo serrato e fecondo tra antico e contemporaneo, affiancando al nume tutelare di Giovanni Battista Salvi interlocutori contemporanei che hanno intrapreso, nella individuale ricerca e pratica artistica, un percorso introspettivo e di meditazione sull’uomo, sull’arte e sul tema del sacro”, spiega ad Artribune Federica Facchini, che inoltre ci illustra come mai le mostre dell’ultimo triennio siano state intitolate Salvifica“è un termine nato sicuramente dall’assonanza con il cognome del pittore sentinate e dalle suggestioni mosse dalla sua grazia pittorica e dal suo spirito ricco di fervore devozionale. Allo stesso modo è un termine che ribadisce la profondità della ricerca pittorica di quei protagonisti che hanno dimostrato nel loro percorso una “forza” – visiva, spirituale, filosofica ed esistenziale – da poter essere affiancati al Salvi, attraverso una pratica rigorosa che si fa tramite per addentrarsi alla sfera del sacro”.
Gli artisti impegnati nel dialogo con il Sassoferrato condividono quindi con quest’ultimo – nonostante le differenze di tempo, spazio e linguaggi – una sorta di temperamento comune nell’approccio a temi legati alla spiritualità e all’introspezione: sono artisti “che hanno la capacità di invitare l’osservatore a percorrere assieme un’indagine, un cammino fatto di silenzio, di sobrietà, di sedimentazione, di pulizia dalla ridondanza e dalla superficialità, per condurlo senza distrazioni ad osservare la realtà con atteggiamento contemplativo”, continua Facchini.

ViVi, 2010, tecnica mista su tavola, 150 x 200 cm
ViVi, 2010, tecnica mista su tavola, 150 x 200 cm

Salvifica. Attraverso l’arte contemporanea comprendere la pittura del Sassoferrato

Un dialogo, quello tra artisti contemporanei e il Sassoferrato, che ha portato a una maggiore consapevolezza delle opere di quest’ultimo, come una sorta di studio: “entro il laboratorio di idee allestito nelle ultime tre edizioni si è anche cercato di articolare l’estensione dell’enigma Salvi. L’intento è stato quello di sondare i confini di senso e di sentimento che vengono toccati dalle sue opere, nel tentativo di comprendere la postazione che il pittore assunse nel panorama artistico dell’epoca barocca. Un’epoca che sembra distante da lui come la città di Roma lo era da un eremita”, ci spiega Massimo Pulini. “I sottotitoli delle esposizioni hanno indicato dei poli concettuali che potessero adattarsi allo spirito del Sassoferrato e, in parallelo secolare, a quello degli artisti contemporanei che abbiamo proposto al dialogo”.

Liturgia Cosmica, 2022, tecnica mista su tavola, 200 x 150 cm
Liturgia Cosmica, 2022, tecnica mista su tavola, 200 x 150 cm

Salvifica. La nuova mostra di Giovanni Manfredini e del Sassoferrato

“Dopo la pittura ectoplasmatica di Nicola Samorì e la pittura ascetica di Ettore Frani”, continua Facchini, chiude il triennio di mostre Giovanni Manfredini, di cui saranno esposte “opere più storicizzate e note come i ‘Tentativo di esistenza’ caratterizzate dalla matrice fisica, corporale e drammatica e opere più recenti come le ‘Liturgie cosmiche’ esposte qui per la prima volta e che denotano una connotazione più mentale, legata a una ricerca di armonia e di equilibri superiori”. Tra pelle e profondo è il sottotitolo della mostra, “avremmo potuto scrivere ‘tra pelle e cuore’ o tra ‘superficie e profondità’, ma non sarebbe stata la stessa cosa, né in un caso né nell’altro”, conclude Pulini. “Le parole hanno spesso il potere di riverberare differenti significati ed era proprio di pelle che volevamo parlare, di epidermide della pittura così come di scandaglio nelle profondità umane. Cionondimeno si parlerà del sopra e del sotto, del fuori e del dentro, che vengono sensibilmente evocati da sobrie e composte stesure cromatiche. Sia nel caso remoto che in quello attuale, sia per il Sassoferrato che per Manfredini”. Le opere di Manfredini entreranno così in dialogo con otto dipinti inediti del Sassoferrato, insieme a due di Alessandro Mattia da Farnese, provenienti dal mondo del collezionismo e dell’antiquariato.

Desirée Maida

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Desirée Maida

Desirée Maida

Desirée Maida (Palermo, 1985) ha studiato presso l’Università degli Studi di Palermo, dove nel 2012 ha conseguito la laurea specialistica in Storia dell’Arte. Palermitana doc, appassionata di alchimia e cultura giapponese, approda al mondo dell’arte contemporanea dopo aver condotto studi…

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