Carlo Maria Mariani, pittore concettuale ma figurativo. La mostra a Firenze 

In occasione della mostra di Carlo Maria Mariani a Palazzo Pitti, pubblichiamo un estratto del testo in catalogo di Antonio Martino, amico e collezionista del pittore. Un’occasione per riscoprire un artista fin troppo ignorato attraverso le parole di chi l’ha conosciuto

Nulla è lasciato al caso nella vita di Carlo Maria Mariani (Roma, 1931 – New York, 2021), nemmeno l’atto estremo apparentemente radicale di tradire la sua italica amata patria e quindi le sue origini e la Magna Grecia mentale con la sua bellezza ideale e il classicismo, trasferendosi definitivamente nel 1993, anno in cui ottiene la cittadinanza americana, nella energetica rumorosa metropoli internazionale per eccellenza e apparentemente a lui antitetica, cioè la grande mela newyorkese. 

Carlo Maria Mariani: influenze del Vecchio e del Nuovo Mondo 

 Carlo Maria impregnato anche di filosofie spirituali ed esoteriche e sulla scia della filosofa e teosofa Helena Blavatsky, nel subconscio sa di ricongiungersi anche lì con il suo amato neoclassicismo, e infatti ce lo anticipa in tempi non sospetti con l’opera Orfeo del 1979, dove sullo sfondo si scorge non a caso in lontananza la presenza dello Stile Jeffersoniano con la tipica architettura neoclassica e neopalladiana americana incarnata dai disegni architettonici di Thomas Jefferson, che fu pure il terzo presidente degli Stati Uniti e che era convinto da visionario intellettuale e pragmatico, che il Nuovo Mondo si potesse costruire solo attraverso la razionalità e la bellezza e che infatti oltre ad essersi ispirato al nostro Andrea Palladio, commissionò non a caso ad Antonio Canova la statua di George Washington, poi purtroppo andata distrutta in un incendio. 
Quindi si realizza un ricongiungimento medianico transoceanico nel segno della continuità sulle tracce di neoclassicismo già presenti nel Nuovo Mondo. 

Carlo Maria Mariani, Orfeo, 1979, tecnica mista su cartone, collezione privata Roma. Photo Giorgio Benni
Carlo Maria Mariani, Orfeo, 1979, tecnica mista su cartone, collezione privata Roma. Photo Giorgio Benni

La lontananza di Carlo Maria Mariani dagli ambienti italiani 

 Tra l’altro New York nella parte finale della sua attività fungerà anche da musa urbana ispiratrice per la sua fantasia surrealista, sempre in coerenza con la sua cultura umanistica ed intellettuale e sempre con una costante sublime ed intelligente mano mentale. 
Ma che cosa spinge Carlo Maria a questo viaggio verso un altro mondo? 
Sicuramente l’amore e la fiducia per sua moglie Carole Lane, le grosse difficoltà in Italia dovute ad un mercato monopolizzato esclusivamente da Arte Povera e Transavanguardia, le incomprensioni concettuali con alcuni critici e curatori in voga in quel periodo, e la chance di poter ottenere più ampi riconoscimenti anche economici con la possibilità di esporre in un ambito museale più internazionale, e non ultimo il suo bisogno di isolamento e di estraniarsi da un sistema Italia a lui come già detto, per nulla favorevole. 
Più vado avanti, più mi isolo. Beata solitudo, vera beatitudo” amava affermare. 
Proprio a tal proposito dichiara nella sua biografia di non essersi sentito mai a suo agio nell’essere stato coinvolto in anni confusi italiani, anche senza la sua volontà o quando accaduto per il quieto vivere ed il suo carattere mite, come facente parte del passatista gruppo degli anacronisti.“I critici hanno cominciato a inserire i miei quadri in libri e in esposizioni che illustravano quella tendenza, contro la mia volontà e senza che io ne potessi trarre altro che confusione sulla lettura del mio lavoro” ha dichiarato più volte. 

La formazione di Carlo Maria Mariani 

Un intellettuale perbene, buono, ricchissimo di umanità ed eleganza, un vero Maestro sempre mite, equilibrato, onesto, coerente, gentile e disponibile, e tra l’altro con una notevole biografia internazionale che poco ancora si conosce, tra cui Documenta 7 Kassel nel 1982 di Rudi Fuchs, in anni diversi dagli attuali quando tutto è possibile. 
La sicurezza e solidità di Mariani nasce precocemente dalla sua infanzia con la memoria visiva di Torriti e Cavallini e crescendo quindi con Raffaello, Tiziano, Correggio, Veronese, Caravaggio per approdare entrando in sintonia e collegamento medianico frequentando tra il 1974 ed il 1975 la biblioteca della importantissima Accademia di San Luca, con gli ideali neoclassici di Winckelmann, Mengs, Delécluse, Moritz dopo una serie di elaborazioni complesse mentali, da accanito bibliofilo e non da copista da museo, in un periodo di svolta importante per la sua ricerca in continuo divenire. 
In quegli anni entravo in dialogo con la Storia e per una sorta di predisposizione naturale alla memoria evocatrice della ‘Felicità Antica’ intraprendevo il percorso dello spazio/tempo rievocando le grandi esperienze dell’Arte e della Cultura Europea e affermavo l’Idea provocatoria dei modelli linguistici del passato. Io un certo giorno ho reinventato una nuova Classicità… ho restituito i concetti assimilati in una visione irripetibile che mi appartiene… nella mia opera le condizioni ideali del distacco dalla realtà e dell’astrazione formale”. 

Carlo Maria Mariani, Autonuca, 1972, olio su tela, MACRO, Roma. Photo Corrado De Grazia
Carlo Maria Mariani, Autonuca, 1972, olio su tela, MACRO, Roma. Photo Corrado De Grazia

Carlo Maria Mariani: un pittore colto 

Carlo Maria Mariani come “pictor philosophus”, “latinista”, “storico dell’arte”, che continua a far sopravvivere la bellezza intelligente della pittura di figura, affermando “Ad aeternitatem pingo” in sintonia con Paul Valéry, Nietzsche e sulla scia concettuale di Giorgio de Chirico
Amava ripetermi per rimarcare la sua distanza dagli stucchevoli anacronisti, sempre una famosa frase di Canova: “Bada, che come colui che nella società degli uomini affetta la grazia, e non l’ha, sgraziato addiviene, così l’artista, che troppo studia la grazia, invece di piacere, ti annoja. Tienti nella giusta misura”. 
Carlo Maria dipinge la bellezza intelligente della pittura figurativa, nella miglior tradizione della Storia dell’Arte che lui continua e non interrompe come fa il post moderno che invece aggiunge o toglie, e prendendosi pure al bisogno la licenza di saper utilizzare le parole o la fotografia, con molta dimestichezza e coerenza di pensiero e volendo essere intellettualmente onesti, con il valore aggiunto rispetto agli integralisti concettuali iconoclasti, della Bellezza intelligente della Pittura Figurativa non fine a se stessa. Mariani d’altronde amava anche affermare che non c’è artisticità senza bellezza! Duchamp per esempio sapeva anche dipingere molto bene. 

Agli antipodi di Joseph Kosuth, ma non del tutto 

Mariani è l’Alter Ego, mai passatista ma diversamente interattivo con il contemporaneo, iconograficamente opposto di Kosuth, e capisco che questo concetto che sto esprimendo possa essere dal sistema attuale con superficialità non digerito, ma entrambi gli artisti che sono concettuali pur confrontandosi in contesti, formazioni e climi culturali diversi, e soprattutto con media completamente antagonisti, hanno punti interessanti molto intelligenti in comune. Kosuth ha messo in discussione il ruolo dell’Artista e l’idea di Arte, Mariani invece dice: io non sono un pittore, io non sono l’artista, io sono l’opus. 
Entrambi gli artisti ci offrono spunti riflessivi sullo spazio temporale, sulla memoria, sulla realtà e sulla percezione, nell’ambito del contesto attuale e passato dell’Arte ed entrambi spesso si riferiscono alla Storia dell’Arte con la quale dialogano diversamente ma sempre tramite la contemporaneità, Kosuth annullando “l’Idolo”, probabilmente risentendo anche delle proprie origini, usa le parole per esprimere un significato ed un concetto, Mariani invece sapendo dipingere in maniera sublime, con una felice mano pittorica che fa da tramite, trasforma in immagine un concetto ed un significato elaborato dalla propria corteccia cerebrale, rafforzando “l’Idolo”. 

Il concettualismo figurativo di Carlo Maria Mariani 

Concludiamo affermando che Mariani è un artista concettuale contemporaneo neo-classico, post illuminista e pre-romantico, post-Duchampiano, metafisico e surrealista ma anche Pop, radicalmente concettuale, che rivisita dopo circa due secoli l’assioma centrale della teoria estetica del Winckelmann, continuando a tenere viva e vitale la Pittura Figurativa con la misura, l’armonia, il senso di calma, di maestà e di dolcezza ed un’estetica che con la freddezza chirurgica di una lama di bisturi, ci riporta all’antica Grecia ed agli insegnamenti del Baumgarten. 
Ma la notizia più importante è che finalmente Carlo Maria Mariani è ritornato saldamente in Italia e da Firenze e Palazzo Pitti ripartirà alla ricerca di nuovi meritati orizzonti che Lui sicuramente seguirà soddisfatto in Cielo dalla sua Costellazione del Leone. 

Antonino Martino 

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