La nuova sede della galleria Contemporary Cluster a Roma: la mostra di lancio
Con questa mostra apre ufficialmente il nuovo spazio di Contemporary Cluster, lasciando la cornice ottocentesca di Palazzo Brancaccio per riaprire in uno spazio dal gusto minimale nei pressi dell’Aventino
La nuova sede del Contemporary Cluster all’Aventino — di cui avevamo già parlato nell’intervista al direttore Giacomo Guidi — è da fuori un ambiente minimale, con grandi vetrate, pareti grigio-blu e porte industriali. L’ufficio a vista si affaccia direttamente sulla strada. All’interno, il design è da white cube ma il vero spazio espositivo al -1 ha una pianta irregolare e frastagliata. È in questa cornice che prende vita Fatmah, la mostra collettiva che inaugura il nuovo capitolo dello spazio.
La mostra Fatmah per inaugurare la nuova sede di Contemporary Cluster a Roma
La collettiva inaugurale è accompagnata da un testo del curatore Arnold Braho. Il titolo Fatmah ( فاطمة ) deriva dall’arabo e significa “aprire” o “rinnovare”, coincide anche con il nome proprio scelto per molte bambine — significa “figlia” o “ragazza” — in segno di buon auspicio, portando con sé un senso di rigenerazione.
Per questa mostra, sono stati scelti giovani artisti che rappresentano un ritorno a capacità manuali nell’arte, accostate con lo studio dei processi creativi, della storia dell’arte e della letteratura. Sono evidenti, infatti, i richiami a grandi maestri del passato, da Gino De Dominicis a Jannis Kounellis, da Hermann Nitsch a Olaf Metzel, e altri.
“Volevo fare una mostra acida e dura, far emergere le possibilità di una forte asprezza e compattezza espressiva. Non volevo opere lasse, fluide o morbide, bensì lavori che spiccassero per una capacità espressiva rigorosa. È una mostra cupa, concettualmente ed esteticamente” spiega Giacomo Guidi.
Le opere e gli artisti in mostra nella nuova sede di Contemporary Cluster a Roma
Nicola Ghirardelli presenta delle opere che rievocano i corredi funerari etruschi e i buccheri, vasi realizzati con un tipo di ceramica nera e lucida. Linus Rauch cuce insieme le stoffe di ombrelli neri. Sofia Yesakova realizza un’opera nera e glaciale che rimanda a una pianta architettonica, memore di spazi militari e delle utopie costruttiviste sovietiche. Franziska Reinbothe, legata stilisticamente alla scuola di Düsseldorf e a Günther Uecker, crea degli assemblaggi facendo collidere tra di loro dei telai, “martoriando” i volumi ed estroflettendo violentemente delle parti. Jacopo Naccarato sembra recuperare un’estetica esoterica e un interesse per le trasformazioni alchemiche. Nei dipinti, in cui rappresenta maschere e volti anonimi, usa il blu e ottiene un effetto straniante e metafisico, alla Victor Man, grazie anche allo strato di resina.
Gli altri protagonisti della mostra nuova sede di Contemporary Cluster a Roma
Giuseppe Lo Cascio espone due sculture in plastilina: sono le esatte copie degli schedari di Ettore Sottsass. Lo avevamo già incontrato da Cluster nella bi-personale Quasi Niente , in coppia con Lorenzo Montinaro. Quest’ultimo usa marmo di Carrara e sangue di bue per il suo nuovo lavoro, creando un trittico con una teca di frammenti lapidei e un orologio a pendolo. Montinaro interroga il tempo, la memoria e la morte, interpretando in chiave contemporanea il tema secolare della vanitas.
Merita un approfondimento Arvin Golrokh. Guidi ha scoperto il suo lavoro alla mostra Ri-Connessioni presso la Fondazione Sandretto e l’ha voluto portare a Roma. La sua pittura è un vortice che risucchia lo spazio intorno a sé, carnale, ruvida, un tripudio di olio; il campo visivo è saturo, popolato da figure possenti— quasi giganti o troll — in paesaggi privi di connotati. Le cornici stesse, alcune in legno bruciato, creano un allarme visivo. L’artista indaga sia l’immagine come strumento di propaganda, sia la remove culture.
Giorgia Basili
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