L’artista del movimento Jean Tinguely in mostra a Milano tra composizioni e scomposizioni 

Ha scardinato il concetto stesso di opera d’arte l’artista svizzero considerato uno dei grandi pionieri del XX Secolo che alla vigilia del centenario dalla nascita è celebrato in una monumentale esposizione da Pirelli HangarBicocca

Opere di vario formato – realizzate dagli Anni Cinquanta ai Novanta e presentate non in ordine cronologico ma secondo un criterio come “musicale” – formano un’unica coreografia, sonora e visiva insieme, in cui composizioni di oggetti (a volte ben riconoscibili, altre completamente trasformati) si fondono e confondono in suggestioni dinamiche e cromatiche. Il teatro che le accoglie sono le Navate di Pirelli HangarBicocca a Milano (per un totale di cinque mila metri quadrati di spazio espositivo) e l’occasione è data dalla vigilia del centenario dalla nascita (che ricorre nel 2025) di uno dei più grandi artisti pionieri del XX Secolo e padre dell’arte cinetica: Jean Tinguely (Friburgo, 1925 – Berna, 1991). 

Jean Tinguely in mostra da Pirelli HangarBicocca 

Quattro curatori – Camille Morineau, Lucia Pesapane e Vicente Todolì con Fiammetta Griccioli – per la più ampia retrospettiva mai realizzata in Italia dopo la morte dell’artista svizzero, poeta del movimento e genio della macchina. Così, la mostra – in programma dal 10 ottobre 2024 al 2 febbraio 2025 e in collaborazione con il Museo Tinguely di Basilea – offre al pubblico la possibilità di conoscere e approfondire una concezione di arte che si allontana dall’idea di autorialità (mai univoca e definitiva) bensì realizzata come performance, e spesso presentata in luoghi non museali, transitoria e interattiva.  

Jean Tinguely, veduta della mostra, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2024. Primo piano: Jean Tinguely, C_a_f_é _K_y_o_t_o_, 1987, Museum Tinguely, Basel. Donation Niki de Saint Phalle. A cultural commitment of Roche. Secondo piano: Jean Tinguely e Niki de Saint Phalle, L_e_ _C_h_a_m_p_i_g_n_o_n_ _m_a_g_i_q_u_e_, 1989, Niki Charitable Art Foundation, Santee. Courtesy Pirelli HangarBicocca, Milano. Jean Tinguely: © SIAE, 2024. Foto Agostino Osio
Jean Tinguely, veduta della mostra, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2024. Primo piano: Jean Tinguely, C_a_f_é _K_y_o_t_o_, 1987, Museum Tinguely, Basel. Donation Niki de Saint Phalle. A cultural commitment of Roche. Secondo piano: Jean Tinguely e Niki de Saint Phalle, L_e_ _C_h_a_m_p_i_g_n_o_n_ _m_a_g_i_q_u_e_, 1989, Niki Charitable Art Foundation, Santee. Courtesy Pirelli HangarBicocca, Milano. Jean Tinguely: © SIAE, 2024. Foto Agostino Osio

Jean Tinguely: “Sono un artista del movimento” 

Sono un artista del movimento. Ho cominciato facendo pittura, ma mi sono arenato, ero in un vicolo cieco”, raccontava sulla Radio Televisione Belga il 13 dicembre 1982 Jean Tinguely, autodefinendo tutta la sua sperimentazione per superare la bidimensionalità, accompagnata da un’assidua ricerca sul movimento della materia e degli oggetti (spesso di scarto). Un movimento che è sinonimo di cambiamento, composizione e scomposizione, metamorfosi continua, tanto vicino a temi esistenziali, come la precarietà e transitorietà dei contesti sociali e politici e, più in generale, dell’essere umano.  

Jean Tinguely e il rapporto con Milano 

L’ingranaggio e, in particolare, la ruota sono elementi ricorrenti nella serie di macchine rumorose e cacofoniche presentate in occasione dell’esposizione milanese che, tra l’altro, vuole essere anche testimonianza del profondo rapporto di Tinguely con la città, dove ha realizzato alcuni dei suoi progetti più ambiziosi (come, per esempio, l’iconica performance portata in scena in Piazza Duomo nel 1970 La Vittoria). “I funzionamenti tradizionali (delle macchine) sono volontariamente sgretolati dall’artista, che libera l’oggetto dalla tirannia dell’utilità, favorendo l’imprevisto e l’effimero all’interno dei suoi marchingegni assurdi e sorprendenti”, raccontano i curatori. 

Tinguely a Milano. Le opere in mostra 

Tra le opere in mostra le sculture sperimentali méta-mecanique della metà degli Anni Cinquanta, la monumentale scultura dotata di ruote e motore Gismo del 1960, le grandi macchine come Requiem pour une feuille morte del 1967 e Plateau agriculturel del 1978 realizzata con diversi macchinari per il lavoro agricolo, ma anche i Philosopher del 1988 e del 1989 dedicate a quei filosofi (antichi e moderni) che hanno teorizzato l’anti materialismo e, infine, le macchine musicali come Méta-Maxi e Pit-Stop del 1984 e Shuttlecock del 1990 che testimoniano la grande passione dell’artista per la Formula 1, in un percorso espositivo che ripercorre l’evoluzione artistica di Jean Tinguely. 

Caterina Angelucci  

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Caterina Angelucci

Caterina Angelucci

Caterina Angelucci (Urbino, 1995). Laureata in Lettere Moderne con specializzazione magistrale in Archeologia e Storia dell’arte presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Dal 2018 al 2023 si è occupata per ArtsLife di contenuti e approfondimenti per la sezione…

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