Nam June Paik al MAO di Torino per celebrare l’amicizia tra Corea del Sud e Italia
Al Museo di Arte Orientale l'artista si fa ambasciatore dei 140 anni dell'Accordo diplomatico tra i due Paesi, celebrando la vicinanza tra le loro culture
Non poteva che essere romantico il titolo di una mostra costruita intorno alla figura di Nam June Paik (Seul, 1932 – Miami, 2006), artista pioniere della video art che, nel suo essere avanguardistico, non ha mai perso di vista la tradizione coniugando storia e contemporaneità. La mostra Rabbit Inhabits the Moon al MAO – Museo d’Arte Orientale di Torino trae l’evocativo titolo dall’omonima installazione di Paik del 1996 in cui un coniglio – topos letterario che attraversa diverse culture dall’Estremo Oriente, all’Asia centrale, fino all’Iran e alla Turchia – diventa una scultura lignea che osserva l’immagine della luna all’interno dello schermo di un televisore.
Nam June Paik in mostra al MAO
La ricerca dell’artista, come si evince anche dalle opere in mostra, si contraddistingue per la capacità di porre l’accento sul progresso tecnologico utilizzando un linguaggio che, grazie alla sua formazione di pianista e musicologo – pur strizzando l’occhio ai mass media e alla società occidentale – si fonde ai principi rituali legati alla poesia, alla musica e alla tradizione culturale e sciamanica coreana. Questa unione si manifesta tra elementi sonori, musicali e performativi dell’opera di Paik, anche in relazione alla sua adesione al movimento Fluxus e al sodalizio con la violoncellista Charlotte Moorman.
Il progetto a cura di Davide Quadrio, direttore del museo, e Joanne Kim, critica e curatrice coreana, con Anna Musini e Francesca Filisetti, presenta accanto a celebri installazioni di Paik anche dei lavori di artisti coreani contemporanei, accostando entrambi a preziosi manufatti tradizionali.
Una mostra per unire due culture, quella italiana e quella coreana
La mostra è peraltro realizzata al in occasione del 140° anniversario dell’Accordo diplomatico tra Corea e Italia – in partnership con il Nam June Paik Art Center (Yongin, Corea del Sud), con la Fondazione Bonotto (Colceresa, Italia) e con il supporto della Korea Foundation – e intende generare un dialogo dinamico tra i due Paesi per riflettere sull’eredità dell’artista e approfondirne l’influenza sulle nuove generazioni.
Il valore della diversità come ricchezza in mostra al MAO
Le opere esposte al museo torinese provengono da prestigiose istituzioni, come la Fondazione Bonotto a cui si devono la maggior parte delle installazioni di Paik; il parigino Musée Guimet; il Museo d’Arte Orientale di Genova; e il Museo delle Civiltà di Roma, da cui provengono i manufatti tradizionali.
L’esposizione – che si avvale della consulenza curatoriale e scientifica di Manuela Moscatiello (Chargée d’étude della Maison de Victor Hugo di Parigi), Kyoo Lee (docente di filosofia, studi di genere e studi sulla giustizia alla City University di New York) e Patrizio Peterlini (direttore della Fondazione Bonotto) – presenta un allestimento accurato e immersivo, e attraverso un percorso costruito per via tematica (e non cronologica) mette in risalto le affinità tra opere lontane tra loro per coordinate spaziali e temporali. Simboli, tecniche e materiali trovano così, nella diversità, un’armonia.
Ludovica Palmieri
Libri consigliati:
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati