Ma è proprio vero che l’uomo sta distruggendo il pianeta? La scenografica mostra di Pietro Ruffo a Roma

Partire dalla paleontologia per esplorare la Terra da un punto di vista nuovo. Pietro Ruffo, al Palazzo delle Esposizioni di Roma con "L'ultimo Meraviglioso Minuto", ribalta la narrazione dominante per proporre una visione positiva dell'Antropocene, come era di sviluppo aperta al cambiamento

Se riduciamo i 13,8 miliardi di anni dell’Universo a un periodo di dodici mesi, i dinosauri compaiono verso Natale, mentre i primi Homo sapiens arrivano solo pochi minuti prima dei fuochi d’artificio di Capodanno“. Prende il via da questo assunto di Carl Segan L’ultimo meraviglioso minuto,mostra di Pietro Ruffo al Palazzo delle Esposizioni che non ribalta le categorie del tempo e dello spazio ma le trascende direttamente, adottando un punto di vista sideralmente distante dalle contingenze. Sulla base delle ricerche della paleontoclimatologa Rebecca Wragg Sykes, autrice anche di un testo in catalogo, Pietro Ruffo, partendo dal “calendario cosmico” del citato Segal, ha adottato una distanza tale che permette di guardare l’Antropocene da un punto di vista nuovo. Come ha dichiarato lui stesso: “sicuramente, in quanto esseri umani siamo degli attori del cambiamento climatico ma, nello stesso tempo, non siamo solo quello. Nel nostro “breve” periodo di permanenza sulla Terra siamo stati in grado di creare una grande meraviglia. Il clima” – ha proseguito – “è sempre stato soggetto a continui mutamenti e, sebbene abbiamo contribuito ad accelerarli, sono certo che riusciremo a cambiare rotta nel prossimo futuro, rapportandoci in modo diverso all’ambiente“.

Le monde avant la création de l’homme Pietro Ruffo: un gesto artistico monumentale

Il percorso si apre con la sala intitolata Le monde avant la création de l’homme, dal sottotitolo: origines de la terre, origines de la vie, origines de l’humanité, in omaggio all’omonimo testo di Camille Flammarion (1886). Ambiente in cui Ruffo, rispondendo alla sfida del curatore Sébastien Delot, direttore della collezione del Museo Nazionale Picasso di Parigi, “ha compiuto un vero e proprio gesto artistico“. E, indossando gli abiti dell’architetto – scenografo, ha creato un ambiente immersivo trasformando il salone in una Primordial Forest, disegnata in penna bic e riportata su un immenso sipario di 700 mq. La sala, l’unica che racconta la Terra prima dell’avvento dell’uomo, è poi tagliata da un Gran Canyon, sempre di proporzioni monumentali, dipinto con inchiostro su carte intelate con la tecnica del camaïeu – caratterizzata dall’uso della stessa tinta in toni diversi; dietro il quale “galleggiano“, come ninfee, 21 opere circolari di diverse dimensioni, dal titolo De Hortus, che rappresentano le tracce vegetali di una vita passata della Terra.

L’Antropocene, era delle meraviglie

Le altre sale della mostra, visitabile fino al 16 febbraio 2025, sono dedicate all’Antropocene, epoca geologica connotata dalla presenza umana, di cui l’artista mette in evidenza le “meravigliose” peculiarità. Pietro Ruffo racconta, attraverso delle opere realizzate su carta intelata, con intagli e inchiostro di china, come la specie umana si distingua dalle altre per il pensiero astratto e la creatività. Mentre, con un radicale cambio di scenario, il video The Planetary Garden, realizzato in collaborazione con Noruwei ed ispirato all’omonimo testo del filosofo francese Gilles Clément, esplora il concetto per cui ogni essere umano, in quanto tale, contiene in sé l’eternità. Ripreso anche da Rebecca Wragg Sykes che ha sottolineato come “il passato non sia un qualcosa di astratto e lontano da noi, ma dentro di noi, costituendo la materia del nostro essere“. Infine, l’ultima sala Antropocene attraverso le stratificazioni di Roma, è dedicata alla città eterna; mostrandone, tramite la rielaborazione delle mappe di Giovanni Battista Nolli (1701-1756) e di Luigi Canina (1775-1856), l’aspetto selvaggio e incontaminato prima dell’Antropocene ed immaginandone un sorprendente futuro.

Un punto di vista nuovo sulla pratica artistica di Pietro Ruffo

L’ultimo meraviglioso minuto è un’esposizione che offre non solo un punto di vista nuovo sul mondo ma anche sulla pratica artistica di Pietro Ruffo che, come ha dichiarato lui stesso, quando viene invitato a fare una mostra, non si limita a mostrare ciò che ha già fatto ma si impone di fare qualcosa di nuovo, che non aveva mai fatto prima. “Conoscendo le enormi potenzialità di Pietro Ruffo“, ha raccontato il curatore Delot, “l’ho spinto ad andare oltre e ad aprire la mostra trasmettendo in maniera dirompente e concreta la sensazione di meraviglia espressa anche nel titolo. Lungo il percorso, partendo dall’esplorazione delle dinamiche paleontologiche e dalla sovrapposizione tra tempo geologico ed etnografico, abbiamo invece lavorato per innescare una riflessione sull’Antropocene, non solo come il periodo della crisi ma come l’era della meraviglia in cui, conservando la capacità di stupirsi, c’è ancora il tempo di cambiare il corso degli eventi“. 

Pietro Ruffo un artista intellettuale

Del resto, come ha osservato Guido Rebecchini, storico dell’arte, esperto nelle stratificazioni di Roma, autore di un testo in catalogo, “Pietro Ruffo è un artista poliedrico. Architetto, pittore, scenografo, videomaker ma, prima di tutto, intellettuale. La sua ricerca comincia sui libri, a cui attinge per cambiare continuamente prospettiva e rifletterla nello spazio che plasma, trasformandolo in una cassa di risonanza delle emozioni”. Una capacità confermata da Sofia Di Gravio autrice del catalogo con focus sulle fonti letterarie dell’artista “libri che diventano essi stessi opere d’arte, su cui Pietro Ruffo crea mondi pensando per immagini; per arrivare a concepire i lavori non come messa in opera della ricerca ma come una sua originale rielaborazione e sintesi“.

Pietro Ruffo, “L’ultimo meraviglioso minuto”

Come ha sottolineato Ivana Della Porta, vice presidente di PalaExpo, “Pietro Ruffo svela l’arcano di un immaginario profondo e intenso” per portarci a riscoprire, in una visione ottimistica della realtà, la possibilità di cambiare ancora il nostro destino e l’importanza di vedere tutto ciò che di meraviglioso abbiamo creato “in un solo ultimo minuto”.

Ludovica Palmieri

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Ludovica Palmieri

Ludovica Palmieri

Ludovica Palmieri è nata a Napoli. Vive e lavora a Roma, dove ha conseguito il diploma di laurea magistrale con lode in Storia dell’Arte con un tesi sulla fortuna critica di Correggio nel Settecento presso la terza università. Subito dopo…

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