Il mare come tragedia e come speranza. A Milano l’intervento dell’artista Adrian Paci
La grande vetrata dell’Agorà del MUDEC ospita l’installazione site-specific del famoso artista albanese invitato a inaugurare la stagione espositiva del museo che affronta il tema del viaggio da prospettive inedite
È intitolata Il vostro cielo fu mare, il vostro mare fu cielo, l’opera di Adrian Paci (Scutari, Albania, 1969) che trasforma la grande vetrata dell’Agorà del MUDEC, il Museo delle Culture di Milano, in un’immensa superficie blu-verde. Visibile dal 27 novembre 2024 al 21 settembre 2025, l’intervento inaugura la stagione espositiva dell’istituzione che, per il biennio 2024/2025 affronta il tema del viaggio da prospettive inedite. Così, il celebre artista – tra le cui mostre personali si annoverano quelle al Jeu de Paume di Parigi, al PAC di Milano, al MAC di Montréal e al MoMA PS1 di New York, oltre alle partecipazioni alla Biennale di Venezia, la Biennale di Sydney e Manifesta 14 in Kosovo – racconta di un mare che evoca insieme tragedie e speranze.
L’intervento di Adrian Paci: “Il mio non è un lavoro sul tema dell’immigrazione”
Infatti, l’intervento – a cura di Sara Rizzo e Katya Inozemtseva – prende spunto da immagini di naufragi riportate su testate internazionali, tra cui Il Sole 24 Ore, The New York Times e Die Zeit. Le fotografie di cronaca, private della loro funzione informativa e dilatate fino a perdere i dettagli, diventano tessere di un mosaico visivo, uno spazio immersivo e riflessivo. Tuttavia Adrian Paci non rappresenta il disastro in sé, ma il mare come elemento comune alle storie di migrazione: “Il mio non è un lavoro sul tema dell’immigrazione. Non credo all’arte su qualcosa. Penso che l’arte nasca da un incontro, un attraversamento che regala esperienze, fantasie, immagini, storie, suoni, forme (anche illusorie). Portare queste esperienze nel territorio della forma tattile dell’opera e far diventare il lavoro stesso fonte di una nuova esperienza sia estetica che di pensiero e riflessione è stata una delle preoccupazioni principali nel mio lavoro come artista”, spiega Paci.
L’intervento di Adrian Paci tra politica e poesia
L’installazione, sottolinea la curatrice Sara Rizzo, richiama i panorami circolari dell’Ottocento, trasformati però in un racconto politico e poetico. Inoltre, l’architettura dell’Agorà, con le sue curve che invitano lo sguardo verso l’alto, è stata essa stessa fonte di ispirazione per Paci tanto che l’artista ha immaginato lo spazio come un “acquario carico di tragedie implicite”, in cui i chiaroscuri del mare si intrecciano con la luce naturale, creando un ambiente tanto delicato quanto potente. E come commenta la direttrice del MUDEC Marina Pugliese, Paci ha saputo reinterpretare lo spazio con sensibilità, trasformandolo in un luogo di riflessione profonda sul viaggio migratorio e le sue implicazioni: “Con ‘Il vostro cielo fu mare, il vostro mare fu cielo’ il pubblico si immerge e si perde in uno spazio azzurro in cui fluttuare e riflettere. Un’opera delicata e tragica al tempo stesso grazie a cui il Museo delle Culture ripensa un tema centrale per i musei etnografici”.
Il tema del viaggio nell’opera di Adrian Paci
Noto per aver introdotto il tema del viaggio nella pratica artistica contemporanea, l’artista esplora i transiti esistenziali e sociali che definiscono la contemporaneità. La sua, infatti, è un’arte politica e questo progetto ne rappresenta una sintesi profonda: “I viaggi reali e simbolici, l’emigrazione, gli stati transitori dell’individuo e della società, i giochi della memoria personale e collettiva. Tutto questo si trova al centro dell’attenzione di Paci”, conclude Katya Inozemtseva.
Caterina Angelucci
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