Munari, Depero e gli altri. Alla Galleria Campari fuori Milano una grande mostra di grafica
Nel museo d'impresa della Campari, subito fuori Milano a Sesto San Giovanni, apre l'omaggio ai grandi della tipografia. A partire da un leggendario manifesto “cinetico” che inaugurò la metropolitana...
È il novembre del 1964, Milano, nel pieno del boom economico, sta diventando ogni giorno di più una città moderna. Tra i molti i fattori tesi a sancire il passaggio a “capitale europea”, c’è una grande inaugurazione: la metropolitana. Con l’apertura delle prime, centralissime fermate, il pubblico invade le gallerie ipogee, lo possiamo immaginare mentre sale sulle carrozze e guarda meravigliato dai finestrini. E proprio là fuori, illuminata dal neon delle varie fermate, c’è una carta da parati appariscente e rossa, come la Linea 1, su cui si stagliano delle lettere, composte e scomposte dalla velocità del treno. Strizzando gli occhi, è una parola che emerge, all’infinito: Campari. È Bruno Munari a firmare il manifesto che, da vera opera d’arte cinetica e ottica, avvolgerà un pubblico ancora per poco inconsapevole. Un fulmine a ciel sereno, che sessant’anni dopo diventa il cuore di una grande mostra alla Galleria Campari.
La mostra “BOLD! Declinazioni tipografiche Campari: Munari, Depero e oltre”
Nel museo d’impresa sorto nell’antico sito produttivo della celebre azienda di cordiali, bitter e aperitivi – una conversione di Mario Botta e Giancarlo Marzorati – si snoda un percorso d’archivio che va a valorizzare oltre 160 lavori tra cartelloni pubblicitari, bozzetti, libri, disegni e tavole, che ci riportano a uno dei periodi d’oro della tipografia e della grafica. Ovunque il logo Campari – rimasto lo stesso dagli Anni Venti – è al centro di un’orchestra di lettering, di immagini stroboscopiche e di vibranti colori realizzate da artisti come Fortunato Depero, Sergio Tofano, Marcello Nizzoli, Giorgio Dabovich e molti altri, componendo un quadro che si arricchisce con le reinterpretazioni contemporanee di Pino Tovaglia e Lucia Pescador e i prestiti da tutta Italia (straordinaria la lito latta de L’Anguria Lirica di Tullio d’Albisola illustrata da Munari, dal centro Apice dell’Università di Milano).
Il capolavoro di Munari da Galleria Campari
Il pezzo forte del percorso, intitolato BOLD! Declinazioni tipografiche Campari: Munari, Depero e oltre, è però quel manifesto di Munari, Declinazione grafica del nome Campari, che “va oltre il manifesto”, spiega la curatrice della mostra Marta Sironi. “Lui è un futurista per tutta la vita, e l’incarico di realizzare manifesto gli da il là per creare un’opera che potesse essere davvero cinetica. Coglie l’occasione per rompere con la tradizione, creando un lavoro davvero “immersivo” nel senso moderno del termine, che spezza la struttura pur partendo da aspetti strutturali della marca”.
Galleria Campari, un archivio unico nel suo genere
E questo non è che uno dei due cartelloni (in perfette condizioni) conservati alla Galleria Campari, insieme a etichette, botti e bottiglie, negativi e filmati – che arrivano fino agli spot più recenti, come quello di Sorrentino o quello col celebre motto “l’attesa del piacere è essa stessa il piacere” -: insomma tutto il museo diretto da Anita Todesco è uno scrigno di materiali ora preziosi ed effimeri, ora pop e spiritosi, che compongono tutti insieme un abbraccio al passato e uno sguardo al futuro.
Giulia Giaume
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