Chi sarà il prossimo direttore della Biennale d’arte di Venezia?  

Cominciano a circolare le voci e il settore dell’arte avrebbe tra i salotti, le cene e i corridoi, circoscritto la rosa dei papabili a tre nomi. Ecco chi sono e i possibili scenari

L’edizione della Biennale Arte curata da Adriano Pedrosa volge al termine (Stranieri Ovunque chiuderà infatti il 24 novembre 2024) invocando nel titolo, grazie all’eco proveniente dall’opera omonima di Claire Fontaine, i temi dell’estraneità, del perturbante, e in senso più allargato uno sguardo laterale che sposti la percezione dai centri di potere, verso ricerche meno note e per lo più inedite in Laguna, sulle tematiche di genere, sulla queerness e sul Sud del Mondo. 

I rumors sul nuovo direttore della Biennale Arte 

E mentre ci si avvicina progressivamente agli ultimi giorni della manifestazione, il mondo dell’arte si interroga e lancia ipotesi su chi la dirigerà nel 2026, cercando inoltre di interpretare come i venti che vengono da Roma e la presidenza dello scrittore e giornalista Pietrangelo Buttafuoco influiranno sulle scelte, sui contenuti e sulle nomine al prestigioso incarico. Stando alle voci di corridoio, i tre “papabili” sono tutti italiani, perché le indicazioni dall’alto vorrebbero un direttore che viene dallo Stivale, a rappresentare con il suo profilo e con il suo lavoro la solidità, anche sulla piattaforma internazionale, del nostro Paese (mentre altre voci danno invece per sicuro un nome totalmente slegato dall’Italia). Naturalmente, e questo va oltre e a prescindere da ogni orientamento politico, il nuovo direttore dovrà essere anche in grado di intercettare risorse, per una manifestazione pachidermica che richiede un ampio sostegno pubblico-privato. 
Ma chi sono i possibili candidati? 

Vincenzo de Bellis (foto Marco De Scalzi)
Vincenzo de Bellis (foto Marco De Scalzi)

Vincenzo de Bellis: da Art Basel a Venezia? 

Il primo è Vincenzo de Bellis. Pugliese, nato a Castellana Grotte nel 1977, de Bellis ha avuto una carriera fulminante nel mondo dell’arte. Fondatore dello spazio sperimentale Peep-Hole a Milano, con Bruna Roccasalva e Anna Daneri, è stato direttore di miart dal 2012 al 2016, riportando di fatto la fiera ad uno stato di salute e a un nuovo posizionamento mai avuto prima di allora, riconfermato poi da Alessandro Rabottini. Successivamente è volato in America, come curatore del Walker Art Center di Minneapolis, per poi ritornare al mondo delle fiere – dopo una breve pausa che l’ha visto alla guida di Panorama per Italics, prima a Procida e poi a Monopoli – con la nomina a director, Fairs and Exhibition Platforms di Art Basel, la manifestazione di mercato più importante al mondo. Un profilo ineccepibile, dunque, che salvaguarda la dimensione internazionale della Biennale Arte. Non senza qualche interrogativo. Per usare una metafora calcistica, Art Basel è un importante club, mentre la Biennale è come giocare in Nazionale, ma in questo caso i due incarichi non possono coesistere e bisogna chiedersi se de Bellis lascerebbe la sua attuale posizione. Inoltre, se è vero che ciò che avviene in Laguna dà le carte al mercato, qui il filo rosso spesso evocato dal mondo dell’arte tra le due manifestazioni sarebbe ancora meno implicito e più stretto (già con Pedrosa che proviene anch’egli dalla “nebulosa Art Basel” si era assottigliato), sollevando ulteriori questioni che dal 1968 ad oggi ancora continuano ad agitare i Giardini e l’Arsenale. 

Carolyn Christov-Bakargiev, 2015, foto Ilgin Erarslan Yanmaz, courtesy Istanbul Foundation for Culture and Arts
Carolyn Christov-Bakargiev, 2015, foto Ilgin Erarslan Yanmaz, courtesy Istanbul Foundation for Culture and Arts

Carolyn Christov-Bakargiev da documenta a Venezia 

Nata negli Stati Uniti nel 1957, ma da decenni presenza costante in Italia, Carolyn Christov-Bakargiev è stata nominata nel 2012 persona più influente del mondo dell’arte secondo la Power100 di Art Review. Curatrice, storica dell’arte, con una solida esperienza nel “mondo delle biennali”, CCB – come spesso viene chiamata nel settore – ha curato nel 2008 la Biennale di Sydney, nel 2012 una tra le più entusiasmanti edizioni di documenta a Kassel, nel 2015 la Biennale di Istanbul. Creativa, visionaria, Carolyn Christov-Bakargiev è stata direttrice del Castello di Rivoli, un rapporto ventennale nato nel 2001 e conclusosi nel 2023 con il pensionamento e la successione a Francesco Manacorda. Con il suo palmares biennalesco, CCB sarebbe sicuramente in grado di maneggiare “l’oggetto Biennale”, nonostante Venezia si presenti come un caso unico al mondo. Inoltre, dalla sua avrebbe la recente curatela della mostra sull’Arte Povera alla Bourse de Commerce e quindi il sostegno implicito di un colosso come Pinault. 

Arturo Galansino
Arturo Galansino

L’uomo dei numeri, Arturo Galansino 

Negli ultimi giorni le attenzioni del mondo dell’arte sembrano invece convergere verso una figura diversa dalle due nominate prima. Sarebbe Arturo Galansino tra i più papabili per il mondo dell’arte. Storico dell’arte, curatore, Galansino è dal 2015 direttore generale della Fondazione fiorentina Palazzo Strozzi. Studi in Italia, attività di ricerca in Francia, step di carriera tra il Musée du Louvre di Parigi, la National Gallery e la Royal Academy of Arts di Londra. Nel suo ritorno in Italia, a Firenze, si è segnalato per mostre che lavorano molto bene sulla comunicazione, sui grandi nomi e sul pubblico, andando a spaziare da Anselm Kiefer, a Olafur Eliasson, fino a Jeff Koons, incassando un buon successo in termini di pubblico. Una carriera, dunque, nelle stanze dei musei: la Biennale sarebbe sicuramente una nuova sfida, completamente diversa, da affrontare. E per ora il suo nome, sempre stando alle voci, resta tra i più accreditati. 

Santa Nastro 

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Santa Nastro

Santa Nastro

Santa Nastro è nata a Napoli nel 1981. Laureata in Storia dell'Arte presso l'Università di Bologna con una tesi su Francesco Arcangeli, è critico d'arte, giornalista e comunicatore. Attualmente è vicedirettore di Artribune. È Responsabile della Comunicazione di FMAV Fondazione…

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